Skip to main content

La difesa della democrazia in cinque passi. Scrive l’avvocato Mele

L’avvocato Stefano Mele, partner dello studio legale Gianni & Origoni, è stato audito in Senato su “Le ingerenze straniere nei processi democratici degli Stati membri dell’Unione europea e nei Paesi candidati”. Ecco alcuni passaggi del suo intervento

Più della metà della popolazione mondiale è andata al voto nel 2024 e, in un contesto di accresciuta competizione internazionale, la minaccia ibrida alle democrazie liberali si è acutizzata tra interferenze esterne, disinformazione e in alcuni casi anche sabotaggi.

Le conseguenze dirette per l’Italia (e non solo) includono: erosione della fiducia nelle istituzioni democratiche; polarizzazione dell’opinione pubblica e la radicalizzazione del dibattito politico; difficoltà nel prendere decisioni strategiche di politica estera, a causa della pressione informativa e geopolitica.

(…) L’Italia e l’Unione Europea dovrebbero adottare un piano strutturato e coordinato per difendere i processi democratici. Le principali azioni che si potrebbe immaginare di intraprendere includono:

  1. Rafforzamento della regolamentazione su disinformazione e AI, imponendo trasparenza sugli algoritmi delle piattaforme digitali e sulla diffusione di deepfake.
  2. Migliore cooperazione internazionale per un coordinamento efficace nella lotta alle interferenze straniere.
  3. Educazione digitale e alfabetizzazione mediatica per fornire ai cittadini un seme di cultura e quegli strumenti di analisi critica delle informazioni che costantemente ricevono.
  4. Creazione di un Osservatorio Nazionale sulla Disinformazione con l’obiettivo di rendere un monitoraggio continuo delle campagne di manipolazione esterna (es., EUvsDisinfo)
  5. Rafforzare la protezione informatica delle infrastrutture elettorali e delle istituzioni strategiche.

(…) Le ingerenze straniere nei processi democratici rappresentano una minaccia reale e crescente.

L’Italia deve assumere un ruolo guida nella difesa della democrazia digitale, proteggendo il diritto dei cittadini a un’informazione corretta e trasparente, come sancito dalla nostra Costituzione.

Tuttavia, qualsiasi sia la strada da percorrere, appare fin da ora di fondamentale importanza prestare grande attenzione alle modalità di contrasto che si utilizzeranno, in particolar modo in relazione al potenziale utilizzo di strumenti invasivi, come, ad esempio, il controllo di ciò che viene pubblicato online dai cittadini. Un loro uso imprudente, infatti, potrebbe causare due effetti negativi. Il primo, è il rischio di indebolire le nostre libertà fondamentali, come quella di espressione, che sono alla base dei valori europei da proteggere proprio contro le azioni ostili portate dalle campagne di disinformazione. Il secondo, invece, è il rischio di aumentare il malcontento degli stessi cittadini, che potrebbero percepire le ingerenze sulle loro libertà come arbitrarie e lesive dei diritti, spingendoli, quindi, anche quelli con posizioni moderate, verso ideologie estreme. Proprio quelle che gli attori ostili cercano di diffondere.

Solo con una risposta strutturata e coordinata possiamo proteggere i valori democratici e la sicurezza nazionale in questa nuova era di conflitti ibridi.


×

Iscriviti alla newsletter