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Pechino ha un dispositivo per tranciare i cavi sottomarini

Un nuovo dispositivo sviluppato dalla Cina, in grado di operare a profondità fino a 4.000 metri, è stato progettato per tagliare cavi sottomarini corazzati. Crescono le preoccupazioni sulla sicurezza globale in scenari di crisi geopolitica

La Cina ha sviluppato un dispositivo per tagliare i cavi sottomarini, sufficientemente potente da interrompere le linee di comunicazione globali. Lo strumento, come riportato dal South China Morning Post, è in grado di operare a una profondità fino a 4.000 metri (13.123 piedi) ed è stato progettato per essere utilizzato con i veicoli sottomarini avanzati, sia con equipaggio sia senza. È quanto emerge da un articolo sottoposto a peer review pubblicato sul giornale in lingua cinese Mechanical Engineer il 24 febbraio scorso. Si tratta della prima volta che un Paese annuncia ufficialmente lo sviluppo di una simile tecnologia, capace di compromettere reti essenziali per la trasmissione di dati a livello internazionale.

I dettagli

Sviluppato dal China Ship Scientific Research Center e dal State Key Laboratory of Deep-Sea Manned Vehicles, il tagliacavi mostrato dalla Cina è studiato per aggredire i cosiddetti “cavi corazzati”, ovvero linee dotate di rivestimenti in acciaio, gomma e polimeri che costituiscono la stragrande maggioranza delle trasmissioni dati a livello globale, ha aggiunto il South China Morning Post. Sebbene inizialmente concepito come strumento per il recupero civile e l’estrazione dal fondale marino, il suo potenziale dual use potrebbe accendere i timori di altri Stati. Basti pensare che, operando in prossimità di punti strategici come Guam – una chiave nella seconda catena insulare militare statunitense, strategia volta a contenere la Cina – il dispositivo potrebbe, in caso di crisi geopolitica, destabilizzare le comunicazioni globali. Guam, infatti, ospita oltre una decina di cavi in fibra ottica, utilizzati sia per scopi militari che civili, con clienti come Google.

Il ruolo dei cavi sottomarini

I cavi sottomarini, su cui transita il 99% delle comunicazioni mondiali, sono emersi come una vulnerabilità chiave per i governi di tutto il mondo in caso di tensioni crescenti o conflitti aperti. Basti pensare ai sabotaggi russi contro l’Occidente come strumento, utilizzato in coordinamento con la guerra convenzionale in Ucraina, per alimentare tensioni e polarizzazioni nelle nazioni che sostengono a Kyiv. Ma sarebbe un errore pensare che le minacce ibride siano parte esclusivamente dell’arsenale russo. Il concetto stesso di minacce ibride richiama la “zona grigia” tra guerra e pace che è lì dove, tramite attività su diversi domini (incluso quello cibernetico), il Partito comunista cinese punta ad annettere Taiwan senza sparare un colpo.

Lo sprint di Pechino

Inoltre, la presentazione dello strumento avviene in un momento in cui la Cina sta ampliando la propria presenza nelle infrastrutture sottomarine globali. Pechino possiede attualmente la più vasta flotta mondiale di sommergibili con e senza equipaggio, in grado di operare in ogni oceano. Lo scorso mese è iniziata la costruzione di una “stazione spaziale” sottomarina a 2.000 metri di profondità nel Mar Cinese Meridionale, progettata per ospitare almeno sei persone per un mese. Nel frattempo, la flotta statunitense per operazioni sottomarine accusa segni di invecchiamento, e l’unico sommergibile con equipaggio del Giappone, lo Shinkai 6500, è prossimo al ritiro senza un successore definito.


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