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E se Trump spegnesse la difesa in Europa?

Il Financial Times evidenzia come l’Europa sia sotto il rischio di uno “switch off”. Le armi americane potrebbero essere “spente” dagli Usa, per questo serve organizzare un’autonomia strategica totale

Mentre l’Europa si trova di fronte a una domanda cruciale — fino a che punto la sua sicurezza dipende dagli Stati Uniti? — il dibattito accende anche attorno alla possibilità che Washington possa “spegnere” i sistemi d’arma europei, esponendo il Vecchio Continente a vulnerabilità impreviste.

La preoccupazione, sollevata da un’approfondita analisi del Financial Times, deriva dall’estrema dipendenza dei Paesi europei dalla tecnologia militare statunitense. Gli eventi in Afghanistan nel 2021 hanno dimostrato come un improvviso cambiamento nella politica estera americana possa paralizzare interi arsenali: senza contractor, pezzi di ricambio e aggiornamenti software, gran parte degli elicotteri Black Hawk di Kabul sono rimasti a terra, facilitando la rapida avanzata dei talebani. Oggi, con il possibile ritiro del supporto Usa all’Ucraina e un atteggiamento sempre più ambiguo verso gli alleati Nato, in Europa cresce il timore che una situazione simile possa ripetersi.

La dipendenza tecnologica e il rischio di un “kill switch”

L’FT evidenzia come molti esperti si interrogano sulla possibilità che gli Stati Uniti abbiano inserito nei loro sistemi d’arma dei “kill switch”, ossia meccanismi segreti in grado di disattivare a distanza intere flotte di velivoli e altre attrezzature. Anche senza una prova concreta, la realtà è che l’hardware avanzato – dai caccia F-35 ai droni, fino ai sistemi di difesa antimissile – dipende completamente dall’accesso ai pezzi di ricambio e agli aggiornamenti software forniti dagli USA. Secondo Justin Bronk del Royal United Services Institute, la questione non è tanto un dispositivo di spegnimento, quanto il controllo statunitense sulle reti di comunicazione, guerra elettronica e rifornimenti di munizioni.

I dati del Stockholm International Peace Research Institute confermano l’aumento della dipendenza europea: tra il 2019 e il 2023, il 55% delle importazioni di armamenti europei proveniva dagli Stati Uniti, contro il 35% del quinquennio precedente. Di fronte a questa realtà, alcuni governi stanno iniziando a valutare strategie di diversificazione.

Il nodo dell’F-35 e la sovranità operativa limitata

Un caso emblematico è il caccia F-35, spina dorsale delle forze aeree di diversi Paesi europei. L’aereo dipende interamente da un’infrastruttura software gestita dagli Stati Uniti: senza i continui aggiornamenti e il supporto logistico fornito tramite il sistema Odin (Operational Data Integrated Network), l’F-35 potrebbe diventare inoperativo in caso di una rottura politica tra Washington e un suo alleato.

La Svizzera, che ha recentemente acquistato l’F-35, ha sottolineato che il velivolo può essere usato in modo “autonomo”, ma ha anche ammesso che nessun jet occidentale di nuova generazione è completamente indipendente dai sistemi di comunicazione sicuri e dal GPS satellitare statunitense.

Il caso britannico: deterrenza nucleare sotto controllo Usa?

Il Regno Unito, nonostante il suo status di potenza nucleare, è in una posizione particolarmente delicata. I missili balistici Trident, cuore della deterrenza britannica, sono affittati dagli Stati Uniti e sottoposti a manutenzione negli Usa. Anche i test vengono condotti sotto supervisione americana, rendendo incerto il grado di indipendenza strategica di Londra in caso di una crisi diplomatica con Washington.

Sebbene gli esperti considerino improbabile un’interruzione della cooperazione, alcuni analisti suggeriscono che il Regno Unito dovrebbe almeno valutare alternative, come i missili francesi M51, per garantire maggiore autonomia.

La rete di intelligence e il problema dei dati critici

Un’altra vulnerabilità riguarda la raccolta e la gestione dei dati strategici. Molti sistemi di sorveglianza e ricognizione europei – dai droni Reaper ai velivoli P8 Poseidon e Wedgetail – dipendono dai collegamenti satellitari e dal supporto software statunitense. Anche la condivisione delle informazioni di intelligence è fortemente condizionata dalle decisioni di Washington.

Alcuni episodi recenti hanno rafforzato i dubbi sulla fiducia nell’alleanza transatlantica. L’incertezza sulla continuità dell’impegno Usa in Europa, specialmente sotto una presidenza Trump, ha spinto alcuni governi a chiedersi come “de-americanizzare” le proprie difese.

Verso una maggiore autonomia europea?

Il dibattito sulla sovranità militare europea si intreccia con la necessità di sviluppare una capacità industriale autonoma. Progetti come il caccia franco-tedesco FCAS (Future Combat Air System) e l’iniziativa italiana per un Eurodrone mirano a ridurre la dipendenza dagli USA. Tuttavia, questi programmi richiedono anni per essere operativi e costi elevati, mentre il mercato americano offre soluzioni pronte e testate.

Il rischio, però, è che affidarsi agli Stati Uniti significhi accettare una sicurezza condizionata dalle loro scelte politiche. Come ha osservato Richard Aboulafia, esperto di aerospazio, la recente dimostrazione di “affidabilità incerta” da parte degli USA potrebbe avere un effetto boomerang: “Se il mondo non può più dare per scontato il supporto americano, l’industria della difesa statunitense ne pagherà le conseguenze”.

In questo scenario, per l’analisi del giornale britannico, l’Europa ha due strade: continuare a confidare in Washington o investire in una difesa autonoma, consapevole che, quando si tratta di sicurezza nazionale, la dipendenza può trasformarsi in vulnerabilità.


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