L’Europa non è ancora uno Stato federale con una vera politica estera e di difesa comune e continua a dimostrare i suoi limiti sulla scena internazionale perché non riesce a parlare a una voce sola. Si narra che Henry Kissinger sia l’autore di una storica battuta: “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”. Ancora questo numero di telefono non c’è
Altiero Spinelli scriveva nei suoi appunti “questa data (27 maggio 1952) sarà dimenticata se il progetto non sarà ratificato. Sarà una data che nei secoli verrà ricordata se la Comunità nascerà”. Era il 27 maggio di 73 anni fa quando Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi firmavano il trattato istitutivo della Comunità europea di Difesa (CED). Il progetto però è rimasto sulla carta, perché la mancata ratifica della CED da parte dell’Assemblea nazionale francese, nell’agosto del 1954, ha fatto naufragare l’idea di porre in essere un esercito comune europeo.
Da giorni si discute a livello nazionale ed europeo sul piano della Commissione europea ReArm Europe che viene presentato come “un ambizioso pacchetto per la difesa, che fornisce leve finanziarie agli Stati membri dell’Ue per guidare un’ondata di investimenti” militari.
Proprio oggi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha presentato a Bruxelles il Libro bianco che “definisce un nuovo approccio alla difesa e identifica le esigenze di investimento” , sottolineando che “l’era del dividendo di pace è finita da tempo”.
I piani europei a volte si scontrano con la realtà e cioè con il fatto che una qualsiasi forma di difesa comune europea, implica una cessione di sovranità che probabilmente i 27 Paesi membri non sono disposti a sacrificare, motivo per il quale le decisioni di politica estera e di sicurezza comuni sono prese in sede di Consiglio all’Unanimità.
Nel trattato di Lisbona nella parte relativa alla politica di sicurezza e di difesa comune della Ue, si legge: “Gli Stati membri mettono a disposizione dell’Unione, per l’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune, capacità civili e militari per contribuire al conseguimento degli obiettivi definiti dal Consiglio”, quindi è proprio il trattato a chiarire che la decisione resta in mano ai governi.
Oggi come 73 anni fa l’Europa non è ancora uno Stato federale con una vera politica estera e di difesa comune e continua a dimostrare i suoi limiti sulla scena internazionale perché non riesce a parlare a una voce sola, e a svolgere il ruolo da mediatore nei conflitti alle sue porte.
Si narra che Henry Kissinger sia l’autore di una storica battuta: “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”. Ancora questo numero di telefono non c’è.