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Il riordino del gioco legale è un’opportunità, ora parli la politica. L’opinione di Pedrizzi

Il riordino del gioco pubblico legale previsto dal decreto legislativo 41/24 rappresenta un’occasione storica per definire un quadro normativo stabile e moderno dell’intero settore, per assicurare legalità, sicurezza e competitività, trovando un giusto equilibrio tra tutela della salute del giocatore consumatore, il contrasto alla criminalità, la promozione di un mercato libero e regolamentato e, non ultimo, un adeguato gettito erariale. L’opinione di Riccardo Pedrizzi

Nelle ultime riunioni del Tavolo Tecnico Governo ed Enti locali sembra che le posizioni di entrambi si siano avvicinate.

Ancora una volta pertanto l’Adm (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) ha dovuto mettere mano al documento che aveva rappresentato la base di discussione degli incontri e che aveva trovato sostanzialmente il consenso di massima di tutta la filiera del gioco pubblico.

Restano però ancora da definire gli annosi problemi delle distanze e della quantità di apparecchi da distribuire sul territorio.

Secondo indiscrezioni pare che Adm stia ora per presentare alla Conferenza Stato-Enti locali la nuova proposta di riordino complessivo del gioco fisico.

Dunque ancora una volta i vertici dell’Agenzia provano a contribuire in maniera determinante a varare una riforma che sarebbe veramente storica.

Mai come in questa occasione va registrata la sua consapevolezza di voler raggiungere quell’obbiettivo perseguito da decenni e che nessun governo e nessuna governance dell’Agenzia aveva mai raggiunto.

Con questo ulteriore ed ennesimo passaggio la riforma del gioco fisico non può più essere rimandata e va portata in porto, perché non può più essere procrastinata la gara pubblica, così come ci sta andando il settore del gioco online.

Si rischierebbe, infatti, di subire la stessa sorte del settore dei balneari per il quale l’Europa è dovuta intervenire per infrazione ed inadempienze.

Se si vuole però fare Bingo – per usare un’espressione del settore – occorre un colpo d’ala ed un salto di livello decisionale, cioè bisogna passare dai Tavoli tecnici a quello politico.

Solo la politica infatti può decidere e chiudere su temi “sensibili” come quello delle distanze e del numero di apparecchi, per i quali oltretutto vanno presi in considerazione le più recenti acquisizioni di tipo scientifico (Censis, LUISS, Università Roma Tre, Eurispess, CGia di Mestre ecc. ecc.), di altri istituti di eccellenza (Istituto Supremo di Sanità, Corte dei Conti ecc. ecc.) e degli esponenti politici più esperti del settore.

Ed allora ci permettiamo di suggerire una metodologia di lavoro:

a) si riuniscano e trovino un accordo prima di tutto le regioni amministrate dal centro-destra. Si assumano le responsabilità i loro governatori per arrivare ad un testo concordato così come previsto dalla delega fiscale approvata da tutti.

Sapendo bene che in questa direzione si sono mossi anche governatori della Sinistra come Emiliano in Puglia e De Luca in Campania. E si parta proprio dalle “illuminanti” proposte che arriveranno – presumibilmente – dall’Adm.

Ed in particolare bisognerà:

b) passare dalle distanze fisiche (la metratura) a quelle giuridiche (quanto più ci saranno regole restrittive rispettate per l’esercizio della concessione tanto più di allenteranno i vincoli geografici).

c) assicurare consistenti partecipazioni al gettito degli enti locali come era stato già previsto dalla Conferenza Unificata del 2017 e prima ancora dalle conclusioni dell’Indagine conoscitiva della Commissione Finanze e Tesoro del senato promossa dal sottoscritto e dalla Commissione d’inchiesta sui giochi guidata dal senatore Mauro Maria Marino;

d) sposare la filosofia complessiva a cui dovrà ispirarsi tutto il riordino del gioco secondo la quale dovranno essere ridotte sempre più le normative di tipo localistico per dare spazio a quella nazionale, alla quale devono conformarsi i concessionari dei giochi che sono di natura statali.

Solo in questo modo si potrà evitare per il futuro di aprire polemiche e polveroni ogni qualvolta si affrontino singoli problemi, pezzo per pezzo, ambito per ambito.

Come recentemente è accaduto per il Fondo destinato alle ludopatie di 50 milioni, che molti in mala fede hanno ritenuto fosse stato eliminato, mentre era stato solamente aperto ad altre dipendenze ed aumentato sensibilmente come più volte assicurato dal sottosegretario Alfredo Mantovano.

O come l’asserita abolizione dell’“Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco e delle dipendenze”, che non era mai entrato in funzione e che è stato accorpato all’Osservatorio di dipendenza che esiste, funziona ed ha una sezione ad hoc sulla ludopatia come ha precisato sempre Mantovano.

Per non parlare dei contenziosi presso i Tar, il Consiglio di Stato, i vari tribunali e persino la Corte di giustizia dell’Unione Europea per il divieto di pubblicità.

In conclusione il riordino del gioco pubblico legale previsto dal decreto legislativo 41/24 rappresenta un’occasione storica per definire un quadro normativo stabile e moderno dell’intero settore, per assicurare legalità, sicurezza e competitività, trovando un giusto equilibrio tra tutela della salute del giocatore consumatore, il contrasto alla criminalità, la promozione di un mercato libero e regolamentato e, non ultimo, un adeguato gettito erariale.


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