L’Indo-Pacifico è tra i dossier analizzati dalla Relazione annuale dell’intelligence italiana. Valutando le dinamiche regionali, i servizi di Roma accendono i riflettori sulla Cina, protagonista nell’area e attore sempre più globale (anche grazie alla diplomazia militare)
L’Indo-Pacifico continua a essere una delle regioni più critiche per la sicurezza globale, con dinamiche in costante evoluzione che coinvolgono le principali potenze mondiali. La Relazione annuale 2024 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentata oggi a Roma, evidenzia l’aumento delle tensioni tra Cina, Stati Uniti e i loro rispettivi alleati, con un’attenzione particolare a Taiwan e al Sud-Est asiatico.
L’elezione del 13 gennaio 2024 a Taiwan ha visto la vittoria di Lai Ching-te, esponente del Partito Democratico Progressista (Pdp), per un terzo mandato consecutivo. Pechino ha interpretato questo risultato come una minaccia, intensificando le proprie pressioni su Taipei con esercitazioni militari e operazioni sempre più assertive nello Stretto di Taiwan. Tali manovre hanno coinvolto per la prima volta anche la Guardia Costiera Cinese (Gcc), confermando la crescente militarizzazione delle acque intorno all’isola. Allo stesso tempo, gli sconfinamenti cinesi nella zona di identificazione di difesa aerea di Taiwan sono aumentati significativamente, consolidando un clima di tensione permanente.
Le dinamiche regionali
Sul piano strategico, la Cina ha continuato a esercitare pressione con tattiche di “zona grigia”, volte a erodere gradualmente lo status quo nello Stretto di Taiwan senza sfociare in un conflitto diretto. L’intelligence italiana riconosce il dossier taiwanese come uno dei flash point più sensibili. Tra le azioni adottate da Pechino, sottolinea le iniziative per isolare Taiwan diplomaticamente, le restrizioni economiche e misure di deterrenza volte a indebolire il movimento filo-indipendentista. La Repubblica popolare punta soprattutto sulla cosiddetta “riunificazione pacifica”, sebbene non escluda opzioni che contemplano “l’uso della forza” analizza la Relazione, che valuta come sia sempre aperta la possibilità di un’azione militare in caso di dichiarazione unilaterale d’indipendenza da parte di Taipei.
Nel Sud-Est asiatico, resta centrale il protagonismo cinese, con pressioni militari a iniziative diplomatiche per rafforzare la propria influenza. Tuttavia, la politica cinese nell’area incontra resistenze, come dimostra la recente svolta nelle Filippine, marcata nella Relazione: dopo un periodo di avvicinamento a Pechino, Manila ha rafforzato la cooperazione con gli Stati Uniti, firmando un trattato di mutua difesa con una forte componente deterrente nei confronti della Cina. Tale accordo rappresenta una sfida diretta agli interessi cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Un ulteriore elemento di instabilità evidenziata dall’analisi dei servizi segreti italiani è rappresentato dalla Corea del Nord, che nel 2024 ha intensificato il proprio programma missilistico e rafforzato l’alleanza con la Russia. Il patto strategico tra Pyongyang e Mosca, contenente una clausola di difesa reciproca, introduce un ulteriore fattore di rischio nella regione, alimentando le preoccupazioni degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Occhi sulla Cina
Oltre alla dimensione regionale dell’Indo-Pacifico, la Relazione annuale 2024 evidenzia il crescente ruolo globale della Cina, con particolare attenzione alla sua strategia nel Sud Globale. Pechino ha continuato a investire nel consolidamento di un ordine internazionale alternativo a quello occidentale, promuovendo una riforma della governance globale in chiave multipolare.
Uno degli strumenti chiave della strategia cinese è individuato nella diplomazia militare, che negli ultimi anni ha visto un’espansione significativa. Il Sud-Est asiatico è diventato un’area centrale per le esercitazioni congiunte di Pechino con partner regionali e internazionali. La Cina ha infatti rafforzato la cooperazione militare con Russia, Thailandia, Cambogia, Singapore e Laos, ampliando la propria influenza nella regione. Un segnale importante in questa direzione è stato il ritorno delle esercitazioni con l’Indonesia, dopo la sospensione del 2015 dovuta a dispute territoriali nel Mar di Natuna Settentrionale.
Parallelamente, la Cina ha perseguito una strategia di rafforzamento delle proprie alleanze economiche, promuovendo alternative ai sistemi finanziari occidentali. Nel 2024 Pechino ha sostenuto l’emissione di “panda bond” da parte di Stati africani, aumentando il controllo sulla finanza del continente. Inoltre, ha sviluppato piattaforme di pagamento alternative a SWIFT, come il “Pan-African Payment and Settlement System” e il “Crossborder Interbank Payment System”, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.
In termini di sicurezza internazionale, la Cina ha intensificato la cooperazione con la Russia, con esercitazioni congiunte che, nel 2024, hanno toccato anche l’Alaska e il Mare di Bering. Questa collaborazione militare rappresenta una sfida diretta agli Stati Uniti, segnando un’evoluzione significativa nelle dinamiche geopolitiche globali. Pechino e Mosca hanno inoltre lavorato alla creazione di una nuova architettura finanziaria basata sulla “BRICS Bridge”, un sistema pensato per limitare l’influenza del dollaro nelle transazioni internazionali.
Infine, la Relazione valuta come la Cina abbia investito nel rafforzamento dei rapporti con l’Africa, promuovendo il commercio e la cooperazione finanziaria. Durante il Forum di Cooperazione Cina-Africa, Pechino ha effettivamente annunciato un programma di internazionalizzazione della valuta cinese, con un pacchetto di assistenza finanziaria da 50 miliardi di dollari per i Paesi africani.