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Le infrastrutture come nuovo ponte tra Italia e Israele. La missione di Elnet

Durante una missione promossa da Elnet Italia, una delegazione istituzionale e imprenditoriale ha esplorato in Israele le nuove frontiere della cooperazione infrastrutturale. L’iniziativa ha evidenziato il ruolo strategico delle infrastrutture nella ricostruzione post-crisi e nelle relazioni bilaterali. Progetti ambiziosi e apertura al know-how italiano delineano un’inedita convergenza tra sviluppo, sicurezza e innovazione

In un contesto segnato da ferite ancora aperte e sfide complesse, l’Italia e Israele rafforzano il proprio asse strategico puntando su un ambito spesso trascurato nei dossier diplomatici: quello infrastrutturale. È questo il cuore della missione parlamentare e imprenditoriale promossa da Elnet Italia, che dal 9 al 12 marzo ha portato in Israele una delegazione trasversale di rappresentanti istituzionali e del mondo produttivo.

La visita, prima nel suo genere, si è concentrata sul ruolo delle infrastrutture come leva per la sicurezza, lo sviluppo e la cooperazione internazionale. Non si è trattato solo di una ricognizione tecnica, ma di una vera e propria immersione in un Paese che, pur ancora scosso dal trauma del 7 ottobre, guarda con determinazione alla ricostruzione e alla riprogettazione del proprio futuro urbano e sociale.

Durante gli incontri con i vertici del ministero dell’Housing e con figure chiave dell’ecosistema infrastrutturale israeliano – come Yehuda Morgenstein (direttore generale del ministero) e Ilan Rosenfeld ( Ceo di Etger A. Engineering) — è emerso chiaramente l’intento del governo di Tel Aviv di avviare un ciclo decennale di investimenti colossali. Il progetto più ambizioso: una rete ferroviaria metropolitana che collegherà nord e sud del Paese, con un budget di decine di miliardi di dollari. A margine, un invito esplicito alle imprese italiane a prendere parte al processo di gara e sviluppo.

In parallelo, il confronto con l’Autorità per l’Innovazione ha sottolineato come Israele punti a un’integrazione sempre più stretta tra sicurezza, tecnologia e trasformazione urbana, aprendo nuove prospettive per il Prop-Tech, il Real-Tech e il Construct-Tech. È in questo scenario che l’esperienza italiana – fatta di sostenibilità, design e ingegneria avanzata – può rappresentare un tassello decisivo.

Ma la missione non ha ignorato il contesto umano e storico che accompagna queste ambizioni. Le visite a Nir Oz e al sito del Nova Music Festival — teatro di uno degli assalti spietati con cui Hamas ha dichiarato guerra allo Stato ebraico — hanno mostrato da vicino le cicatrici lasciate dagli attacchi terroristici di Hamas: comunità distrutte, sogni infranti, dolore ancora vivido. Lì dove la tragedia è stata più feroce, si avverte la necessità urgente non solo di ricostruzione materiale, ma anche di un ripensamento profondo degli spazi, delle reti e dei servizi.

È in questo orizzonte che si colloca la prospettiva di una nuova cooperazione infrastrutturale italo-israeliana. Un dialogo che non può più essere lasciato sullo sfondo, ma che va strutturato e potenziato. Le infrastrutture, infatti, non sono solo opere pubbliche: diventano strumento di resilienza, inclusione e crescita.

A testimoniarlo anche il briefing al ministero degli Esteri israeliano con Ron Gerstenfeld, direttore per gli Affari Economici Europei del ministero, e con l’ambasciatore Zvi Vapni, che hanno delineato le opportunità future per le imprese italiane all’interno del quadro euro-israeliano. La capacità dell’Italia di coniugare innovazione, estetica e sostenibilità potrebbe contribuire in modo determinante a costruire, letteralmente, un nuovo capitolo delle relazioni bilaterali.


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