Il nucleare torna al centro del dibattito strategico globale, e l’Italia potrebbe giocare un ruolo di primo piano anche in ambito navale. Intervenendo a una tavola rotonda, Pierroberto Folgiero ha delineato un futuro in cui piccoli reattori potrebbero alimentare non solo sommergibili e portaerei, ma anche incrociatori e fregate. Un’idea ambiziosa che, se concretizzata, rappresenterebbe un punto di svolta, non solo per la cantieristica italiana, ma anche per le capacità strategiche nazionali
Se un tempo il nucleare era considerato un tema tabù in molti Paesi europei, oggi sta tornando al centro delle strategie energetiche e militari delle grandi potenze. La crisi degli approvvigionamenti energetici, la necessità di ridurre le emissioni di carbonio e la ricerca di indipendenza strategica stanno spingendo governi e industrie a esplorare nuove applicazioni dell’energia nucleare. In questo contesto, e in particolare in relazione ai tanto discussi reattori nucleari di piccole dimensioni, una suggestione potenzialmente rivoluzionaria è venuta da Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri.
Secondo Folgiero, se implementata con successo, questa tecnologia renderebbe uniche le navi militari italiane, garantendo loro una maggiore autonomia operativa e riducendo la dipendenza della Marina dai carburanti fossili. “Il nucleare con reattori più piccoli consente di essere utilizzato non solo su sommergibili e portaerei, ma anche sulle navi più piccole come incrociatori o, addirittura, le fregate”, ha spiegato l’Ad durante la tavola rotonda “Energia nucleare sostenibile: dialogo con l’industria italiana”, organizzata da Confindustria Udine e Newcleo. “Il nucleare navale”, ha sottolineato, “rappresenta un percorso parallelo al nucleare a terra. Il nostro impegno per il 2025 sarà quello di dare crescente visibilità ai progetti sul nucleare in mare”. A tal proposito, Folgiero ha anche presentato il progetto Minerva, volto a valutare la fattibilità dell’adozione di piccoli reattori nucleari sulle unità della Marina militare italiana.
Laddove l’idea di alimentare le navi militari italiane con piccoli reattori nucleari si rivelasse effettivamente applicabile, aprirebbe a una vera rivoluzione per la cantieristica italiana e per le capacità strategiche della Difesa nazionale. Tali capacità, in particolare alla luce della rinnovata attenzione di Roma per il Mediterraneo allargato, metterebbero le navi della Marina nella condizione di poter operare su vasti teatri operativi per lunghi periodi di tempo senza bisogno di fare porto per effettuare il rifornimento. Per una media potenza che ambisce a divenire un credibile security provider sul continente africano e sulle rotte commerciali indo-mediterranee, queste capacità potrebbero rappresentare un game changer non indifferente.
Storicamente, non è la prima volta che l’Italia valuta il ricorso al nucleare per alimentare le proprie navi. Negli anni ’50 e ’60 si era avviato un progetto per un sommergibile nucleare, il Guglielmo Marconi, e successivamente per un’unità logistica nucleare, l’Enrico Fermi, ma entrambi furono abbandonati a causa di vincoli internazionali e di cambiamenti nelle politiche energetiche nazionali. Oggi, però, il contesto è mutato radicalmente. La crescente competizione per il controllo delle rotte marittime, la necessità di una presenza militare più prolungata in aree strategiche come il Mediterraneo allargato e l’innovazione tecnologica stanno creando nuove opportunità.
L’adozione di piccoli reattori nucleari sulle navi italiane non sarebbe certo priva di sfide. Servirebbero investimenti considerevoli, un quadro normativo aggiornato, nonché una strettissima collaborazione tra industria, istituzioni, Forze armate e comunità scientifica. Inoltre, rimangono aperti interrogativi sulla sicurezza e sulla gestione del combustibile nucleare, senza parlare delle eventuali reazioni dell’opinione pubblica. Tuttavia è innegabile che questa tecnologia, se sviluppata a dovere, potrebbe garantire all’Italia un vantaggio competitivo importante in termini economici e militari, oltre a rendere la Marina militare, già oggi riconosciuta come tra le migliori al mondo, anche tra le più avanzate in termini di alimentazione non convenzionale.