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Autonomia strategica e Life Science. Come Europa e Italia possono rafforzare il loro ruolo globale

Scienze della vita al centro del dibattito, tra sfide geopolitiche, innovazione e attrattività degli investimenti. Lilly Italia ospita il confronto: non chiudersi, ma rafforzare la collaborazione per generare valore

In un contesto internazionale sempre più competitivo e caratterizzato da tensioni geopolitiche, il tema dell’autonomia strategica assume una rilevanza crescente per l’Europa e per l’Italia, soprattutto in settori chiave come quello delle scienze della vita. L’incontro “Le autonomie strategiche nel nuovo scenario globale”, tenutosi presso la sede di Lilly Italia a Sesto Fiorentino, ha rappresentato un’occasione di confronto su come rafforzare l’autonomia strategica, la competitività e l’attrattività del nostro continente e dell’Italia nel campo delle Life Science.

AUTONOMIA E SINERGIA

Due i concetti centrali emersi nel dibattito: la necessità di garantire l’autonomia strategica europea nelle filiere essenziali – tra cui il settore farmaceutico e delle scienze della vita – e l’importanza di mantenere e ampliare le sinergie con i partner storici. Autonomia, dunque, non come chiusura ma come capacità di garantire sicurezza sanitaria e approvvigionamenti strategici, preservando al contempo un approccio multilaterale e collaborativo, in particolare con gli Stati Uniti e con l’ecosistema di aziende italiane e americane impegnate nello sviluppo congiunto di innovazione sui rispettivi territori. “In questo momento, più che mai, dobbiamo lanciare un appello alle nostre istituzioni per continuare la collaborazione strategica e la sinergia di questi anni per generare valore nei rispettivi paesi, in Italia ma anche negli Stati Uniti, valore per le imprese, valore per i cittadini, valore per l’occupazione e le economie”, ha dichiarato Federico Villa, associate vice president corporate affairs & patient access, Italy Hub di Lilly e presidente del gruppo PA di AmCham, a margine dell’evento. In questa prospettiva, si aprono opportunità significative per le imprese statunitensi interessate a sostenere il percorso europeo verso una maggiore autonomia. Le aziende Usa più innovative possono infatti investire in Europa, contribuendo direttamente allo sviluppo delle competenze e delle capacità produttive che l’Unione intende rafforzare sul proprio territorio.

IL LIVELLO EUROPEO

“Parlare di autonomia strategica significa avere la possibilità di valorizzare tutta la filiera produttiva industriale compreso all’ambito della ricerca scientifica e tecnologica”, ha affermato Dario Nardella, rappresentante al Parlamento europeo per il Partito democratico. “C’è un impegno importante sul fronte dell’innovazione tecnologica e la Commissione europea e il Parlamento europeo sono impegnati in queste settimane su due importanti capitoli: uno è il Competitiveness Compass, cioè il nuovo strumento che riguarda la competitività delle imprese tra cui ovviamente anche quelle farmaceutiche: e l’altro è l’Omnibus, ovvero il nuovo pacchetto di semplificazione burocratica”, ha poi aggiunto. Il concetto di “autonomia strategica” si è imposto negli ultimi anni come una priorità politica a livello europeo e, in ambito salute, la pandemia ha messo in evidenza la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento europee, soprattutto per ciò che concerne i principi attivi e la forte dipendenza da mercati asiatici.

LA PORTA (FDI): MENO BUROCRAZIA PER ATTRARRE INVESTIMENTI

“L’incontro di oggi è molto importante, poiché si deve riempire quel gap che c’è fra le istituzioni e il mondo reale, rappresentato dalle imprese”, ha dichiarato Chiara La Porta, deputata, membro della commissione Agricoltura. Secondo l’onorevole, sono necessarie infrastrutture normative più chiare e facilmente comprensibili per “continuare ad attrarre gli investimenti anche di aziende straniere come quelle americane sul nostro territorio”.

UNA STRATEGIA PER IL SETTORE LIFE SCIENCE

Nel corso dell’evento, è stata sottolineata la necessità di definire una strategia nazionale per le scienze della vita che sappia rispondere alle sfide della nuova realtà globale: dalla sicurezza degli approvvigionamenti alla sovranità tecnologica, fino alla sostenibilità delle filiere produttive. Tre i punti importanti sottolineati da Villa per aumentare l’attrattività del Paese: “La semplificazione dei processi, gli incentivi alla ricerca e alla produzione e la continua formazione per avere un alto standard di persone impegnate nell’innovazione”. Per essere credibile e attrattiva agli occhi degli investitori – è quanto è emerso dall’incontro – l’Italia deve affrontare e superare alcuni nodi strutturali interni, quali il costo dell’energia, l’instabilità delle politiche, e l’eccessiva burocrazia. Il rischio è che le imprese, italiane e straniere, scelgano di investire altrove, rallentando proprio quei percorsi di autonomia tecnologica e produttiva che il Paese vuole perseguire.


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