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Europa slegata in movimento. La Marina francese grande protagonista nell’Indo-Pacifico

La Marina francese torna nell’Indo-Pacifico dopo 56 anni con il gruppo d’attacco della portaerei Charles de Gaulle. La missione Clemenceau 25 rafforza le alleanze e tutela gli interessi francesi in un’area strategica, tra esercitazioni e manovre geopolitiche

La Francia ha molti territori d’oltremare nella regione indo-pacifica ed è una vera e propria potenza residente nella regione. Attualmente, più di 1,6 milioni di cittadini vivono nei territori francesi nell’oceano Pacifico e Indiano. I territori francesi nell’oceano indo-pacifico hanno una zona economica esclusiva (Zee) fino a 9 milioni di chilometri quadrati. È l’unico Paese dell’Ue con interessi sovrani nella regione indo-pacifica. Pertanto, non riguarda solo la sovranità francese, ma anche una regione strategicamente significativa. L’ultima volta che la Marina francese ha inviato una portaerei nel Pacifico è stato nel 1968. Dopo 56 anni, la Marina francese ha ridistribuito il gruppo d’attacco della portaerei Charles de Gaulle nell’Indo-Pacifico, il che è stato particolarmente apprezzato dal Paese transalpino, in quanto tutto ciò implica considerazioni strategiche e raccomandazioni politiche.

Già dal 2021 la strategia francese per l’Indo-Pacifico, comprendeva principalmente i seguenti aspetti: tensioni nella regione indo-pacifica considerate questioni globali; spiegamento e l’influenza della Francia nell’Indo-Pacifico; i partenariati francesi nell’Indo-Pacifico; gli obiettivi e le azioni del Paese nell’Indo-Pacifico. Per cui è urgente per Parigi garantire che la Francia disponga di una forte forza militare nell’Indo-Pacifico per proteggere la sua popolazione in caso di crisi, e dimostrare la sua presenza nella zona, soprattutto per mantenere le capacità operative autonome della Francia nella regione, assicurando al contempo che le navi francesi possano entrare liberamente nell’Indo-Pacifico e difendere la sovranità del Paese.

I territori francesi nell’Indo-Pacifico sono al centro della sua strategia pertanto è particolarmente importante perseguire obiettivi quali sicurezza e difesa; economia, connettività, ricerca e innovazione; pluralismo e stato di diritto, nonché cambiamenti climatici, diversità e gestione sostenibile degli oceani, che possono essere conseguiti solo attraverso azioni forti.

Ad esempio, in primo luogo, in termini di sicurezza e difesa, monitorare le aree sovrane; organizzare esercitazioni multilaterali; partecipare alle operazioni di salvataggio del personale e di monitoraggio della pesca; affermare il rispetto del diritto internazionale e della libertà di navigazione; cooperare per condividere informazioni marittime; approfondire l’interoperabilità con i partner; e cooperare su questioni di sicurezza climatica e ambientale.

In secondo luogo, in termini di economia, connettività, ricerca e innovazione, stabilire partnership con i Paesi della regione per proteggere le catene di approvvigionamento; attuare i principi del G20 sugli investimenti infrastrutturali di qualità; sviluppare vigorosamente le infrastrutture per le energie rinnovabili; collaborare con le aziende francesi e mobilitare le forze militari; e rafforzare la cooperazione nella ricerca, in particolare nel campo della salute.

In terzo luogo, in termini di diversità e stato di diritto, cooperare con i Paesi della regione nelle organizzazioni internazionali; sostenere le risposte multilaterali all’eventuale reviviscenza della pandemia di Covid-19; rafforzare le partnership con l’Asean e le organizzazioni regionali dell’Oceano Indiano; e promuovere il modello francese di governance degli oceani e sicurezza marittima.

In quarto luogo, in termini di cambiamenti climatici, biodiversità e gestione sostenibile degli oceani, sensibilizzare i Paesi della regione per raggiungere ambiziosi obiettivi climatici; compiere sforzi concreti nel campo dell’energia solare; nonché rinnovare l’iniziativa Kiwa. La Kiwa Initiative/Nature-based Solutions (Nbs) per la resilienza climatica mira a rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici degli ecosistemi, delle comunità e delle economie delle isole del Pacifico attraverso le Nbs, proteggendo, gestendo in modo sostenibile e ripristinando la biodiversità. L’iniziativa, lanciata nel 2020 con 31 milioni di euro e ora dotata di 57 milioni è finanziata dall’Unione Europea, dall’Agence française de développement, dal Global Affairs Canada, dall’Australian Government Department of Foreign Affairs and Trade e dal New Zealand Ministry of Foreign Affairs and Trade. La Kiwa Initiative ha stabilito partnership con la Pacific Community, col Secretariat of the Pacific Regional Environment Programme e l’Oceania Regional Office of the International Union for Conservation of Nature.

La presenza della flotta francese nell’Indo-Pacifico promuove anche la High Ambition Coalition for Nature and People; stabilisce partnership in chiave nell’economia blu; rafforza la capacità di rispondere ai disastri naturali e stabilisce accordi regionali con istituti di ricerca francesi.

Inoltre, attenua alcune controversie franco-australiane sulla crisi del fallimento dell’acquisto di sommergibili transalpini. Molto importante è la partecipazione attiva francese al dialogo quadrilaterale sulla sicurezza (Quad) tra Stati Uniti d’America, Australia, India e Giappone e il partenariato trilaterale per la sicurezza (Aukus) tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti d’America; presenza che contribuirà a rafforzare la l’influenza della Francia in questa delicata zona del Mondo.

L’ultima volta che la Marina francese inviò una portaerei nel Pacifico fu la Clemenceau, a propulsione convenzionale; mentre la Charles de Gaulle è l’unica portaerei della Marina francese attualmente in servizio, nonché la prima ed unica nave di superficie a propulsione nucleare costruita in Europa occidentale: sostituisce la predetta Clemenceau arrivata a fine carriera.

Il gruppo d’attacco della portaerei Charles de Gaulle, con quest’ultima come nucleo, è composto da tre fregate, una nave di rifornimento, un sommergibile e jet da combattimento Rafale. Questa missione di spedizione è anche chiamata Clemenceau 25. Il gruppo d’attacco ha lasciato la base di Tolone nel sud della Francia il 28 novembre e si è diretto verso la regione indo-pacifica. Durante il tragitto, ha attraversato il Mediterraneo orientale, il Mar Rosso, l’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale. Il programma prevede due esercitazioni congiunte con l’India e altre anche con Paesi nell’Oceano Indiano.

Di fronte a risorse insufficienti, la Francia non è in grado di dimostrare la capacità di combattimento di un gruppo d’attacco di portaerei a propulsione nucleare da 100.000 tonnellate come gli Stati Uniti d’America. Tuttavia, il ridispiegamento da parte della Francia del gruppo d’attacco Charles de Gaulle dimostra pienamente che la Francia, in quanto potenza indo-pacifica, non sarà assente dalla missione di mantenimento della pace e della prosperità nell’Indo-Pacifico.

Fondamentali sono le implicazioni strategiche. I territori francesi in Oceania (Nuova Caledonia, Wallis e Futuna, Polinesia francese e Isola di Clipperton) distano più di 15.000 chilometri dalla terraferma. Non è facile mantenere contatti e supporto tra i due luoghi. Dalla sua strategia indo-pacifica che designa i territori d’oltremare come nucleo della sua strategia, possiamo vedere la determinazione della Francia a inviare tale gruppo d’attacco, allo stesso tempo considerare ulteriori elementi.

Innanzitutto, con la terraferma lontana dall’Oceania, la Marina parte dal sud della Francia, e fa intravvedere la propria presenza militare nelle aree di passaggio, volta a garantire gli interessi francesi nelle acque sopra menzionate e a mantenere la linfa vitale del commercio internazionale.

Inoltre, mentre la Repubblica Popolare della Cina espande attivamente i suoi pattugliamenti e continua presenza marittima, negli ultimi anni alcuni Paesi europei hanno aumentato la loro partecipazione alle questioni di sicurezza dell’Indo-Pacifico e rafforzato la cooperazione in materia di difesa con il Giappone. In quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed una delle potenze indo-pacifiche, è naturale che la Francia sviluppi un addestramento congiunto con i partner e gli alleati della regione e non solo della regione.

Negli ultimi anni, la Repubblica Popolare della Cina e le Filippine, hanno avuto dispute territoriali e sono state al centro di un acceso dibattito su questioni quali collisioni e ispezioni in mare, ecc. Ciò ha causato preoccupazione tra i Paesi che hanno interessi strategici e commerciali dell’Indo-Pacifico, e pure reminiscenze di un passato coloniale. Gli Stati Uniti d’America e il Giappone si sono uniti a Repubblica di Corea (sud), India, Filippine, Australia e Canada nell’intensificare le esercitazioni congiunte per essere presenti là quanto Pechino.

In quanto membro importante della regione indo-pacifica, la Francia desidera contribuire a promuovere una regione indo-pacifica aperta che rispetti il diritto internazionale del mare. L’invio del gruppo d’attacco Charles de Gaulle è una vera e propria dichiarazione da potenza regionale.

Come detto in precedenza, la Francia ha più di 1,6 milioni di cittadini nella regione indo-pacifica e una zona economica esclusiva fino a 9 milioni di chilometri quadrati. Per garantire la sicurezza dei cittadini, la sovranità e gli interessi economici, il modo più diretto è quello di schierare forze militari (ciò che l’Unione Europea non vuol capire in toto per altre questioni). Il gruppo d’attacco Charles de Gaulle si è diretto verso l’Indo-Pacifico per contribuire a proteggere i propri interessi, mentre l’Ue non lo fa negli auspici di una pace kantiana inesistente.

Il gruppo d’attacco Charles de Gaulle ha una notevole potenza di combattimento e fuoco e fa da sprone alla presenza degli alleati Stati Uniti d’America, Giappone, India, Australia, Canada, Rep. di Corea (sud) e Filippine. È ovvio che la Francia sta cercando di contenere, assieme agli altri, la Repubblica Popolare della Cina ma con una differenza: in quella zona il mare oltre a portare seco aggettivi toponimi sinici, bagna le coste cinesi, e non quelle di Francia, Gran Bretagna, Germania, India, Stati Uniti d’America, Canada e Australia. Per cui si deve prestare molta attenzione agli sviluppi successivi in quei pelaghi.

L’invio di questo gruppo d’attacco francese, dopo quasi mezzo secolo, è senza dubbio un’iniezione di fiducia per i partner guidati dagli Stati Uniti d’America e dimostra che c’è una volontà di contenimento occidentale verso la Repubblica Popolare della Cina nell’Indo-Pacifico. E non per nulla il gruppo d’attacco francese condurrà esercitazioni militar-navali con i Paesi dell’Indo-Pacifico, uno dopo l’altro.

Non per nulla – è notizia del 21 marzo scorso – la Francia sta rafforzando strategicamente il suo potere militare in zona e tiene esercitazioni a doppia portaerei con l’India. Sullo sfondo della crescente forza della Repubblica Popolare della Cina, l’India non solo ha cercato di acquistare aerei da combattimento Rafale dalla Francia, ma le due marine hanno anche approfondito la cooperazione e le operazioni navali nella regione indo-pacifica. Tra queste, la portaerei francese Charles de Gaulle e la portaerei indiana Vikramaditya hanno dato il via il 19 marzo all’esercitazione bimotore d’attacco Varuna 2025.

La Marina indiana ha dichiarato che le attività della ventitreesima esercitazione navale bilaterale annuale includevano combattimenti aria-aria simulati tra i caccia Rafale-M della Marina francese e i caccia MiG-29K della Marina indiana, esercitazioni antisommergibile, rifornimenti marittimi e esercitazioni di guerra di superficie. L’esercitazione si è svolta in un momento in cui i due Paesi avevano raggiunto un importante accordo sulle armi: la Francia ha venduto all’India i sottomarini classe Scorpène e i caccia Rafale, questi ultimi destinati a essere imbarcato sulla Vikramaditya. Gli affari e i mercanteggi d’armi si fanno sempre in nome della pace.

Va pure detto che la portaerei Charles de Gaulle e la nave di rifornimento Jacques Chevalier sono arrivate a Subic Bay, Filippine, il 21 febbraio scorso. Il giorno prima il gruppo di battaglia della portaerei Charles de Gaulle ha anche condotto esercitazioni bilaterali congiunte con la Marina e l’Aeronautica militare filippine nel Mar Cinese Meridionale. Tra i partecipanti c’erano l’anzidetta portaerei, il cacciatorpediniere di classe Horizon, Forbin, le fregate Provence e Alsace, l’anzidetta Jacques Chevalier, la fregata di fabbricazione sud-coreana Jose Rizal della Marina filippina, la nave pattuglia, sempre filippina, Gregorio del Pilar, nonché caccia imbarcati sulla portaerei della Marina francese, un aereo da pattugliamento filippino e tre caccia leggeri FA-50PH. Anche la Forbin è arrivata a Subic Bay con la Charles de Gaulle, mentre le Provence e Alsace hanno fatto tappa a Manila.

L’ambasciatrice francese nelle Filippine, Marie Fontanel, è salita a bordo della Charles de Gaulle ancorata a Subic Bay il 23 febbraio e ha pronunciato un discorso, affermando che l’obiettivo della Francia è di approfondire la cooperazione con i partner regionali e mantenere «valori comuni» con questi partner, come «il rispetto del diritto internazionale» e «garantire la libertà di navigazione». La Francia spera di «contribuire alla libertà di navigazione in tutto il mondo, compresa la regione indo-pacifica». Nel suo discorso, il contrammiraglio Jacques Mallard, comandante del gruppo di attacco delle portaerei francesi, ha affermato che lo spiegamento del gruppo della portaerei francese «non è una provocazione contro nessun Paese» ma è solo «un esercizio di libertà di navigazione nella regione».

Altri due velivoli antisommergibile ad ala fissa Atlantic-2 della Marina francese sono stati schierati alla base aerea di Clark sull’isola filippina di Luzon il 5 febbraio per supporto alle operazioni del gruppo di attacco della portaerei francese.

Chiudiamo – per par condicio – con alcune riflessioni cinesi. Zhang Junshe – studioso presso l’Istituto di Ricerca Accademica Militare Navale presso l’Esercito Popolare di Liberazione – ritiene che le azioni delle portaerei di Gran Bretagna, Francia, Germania e altri Paesi nella regione Asia-Pacifico, da un lato, cooperino con la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti d’America, e dall’altro, siano una manifestazione concreta della «pacificizzazione dell’Asia da parte della Nato». «Sia che questi Paesi aumentino la loro presenza militare nella regione Asia-Pacifico o tengano frequenti esercitazioni nella regione Asia-Pacifico, promuoveranno senza dubbio la militarizzazione della regione Asia-Pacifico e avranno un impatto negativo sui decenni di pace e stabilità nella regione Asia-Pacifico». Zhang Junshe ha affermato che i conflitti in Europa e in Medio Oriente negli ultimi anni hanno fatto sì che le persone della regione Asia-Pacifico apprezzassero in modo particolare la pace regionale. Ha aggiunto che i Paesi e i popoli della regione Asia-Pacifico non vogliono che forze straniere rafforzino la loro presenza militare nella regione, provochino pessime relazioni tra i Paesi della regione e intensifichino le tensioni regionali, minando ulteriormente la pace e la stabilità della zona.


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