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Meno dazi in cambio di TikTok. La Cina rifiuta l’offerta di Trump ma il ban si avvicina

Dopo aver annunciato tariffe del 25% sulle auto che verranno importate negli Usa, il presidente americano ha offerto un accordo che potrebbe andar bene alle due superpotenze. Washington chiuderebbe la trattativa sul social network, Pechino vedrebbe una riduzione delle tasse nel suo export. Per ora la proposta è stata respinta, ma un accordo andrà trovato

Nella vendita delle attività di TikTok, “la Cina dovrà svolgere un ruolo, probabilmente dovrà approvarla e, se lo farà, forse concederò loro una piccola riduzione dei dazi”, ha affermato Donald Trump dopo aver annunciato tariffe al 25% sulle auto che verranno importate negli Stati Uniti. Dalla Cina però chiudono immediatamente la porta, escludendo tale possibilità. La dichiarazione del presidente americano conteneva il solito ricatto in allegato, ma avrebbe potuto in qualche modo diventare un accordo win-win.

Una delle prime decisioni da presidente è stata quella di rinviare di 75 giorni il bando della piattaforma di ByteDance, che ha tempo fino al 5 aprile per trovare un acquirente americano – in lista ci sono anche Microsoft e Oracle, ma anche altri imprenditori privati. Quella data di scadenza è ormai arrivata, ma un accordo non ancora. “Lo troveremo”, ha assicurato Trump senza allarmismi. “Se non sarà definitivo, non importa. Prolungheremo semplicemente la scadenza. Ho diritto di farlo se voglio. TikTok è molto popolare, ha molto successo, questo è molto positivo”. Solo in America, l’app vanta 170 milioni di utenti. Se la Cina dovesse acconsentire alla vendita, e qualora Trump davvero avesse applicato uno sconto sui dazi, lo scambio poteva interessare Pechino. Dallo scorso anno sulle auto elettriche cinesi sono già in vigore tariffe del 100%, che aumenterebbero dunque al 125%.

Tuttavia, come anticipato, la Cina ha già rispedito al mittente la proposta. “Per quanto riguarda la questione di TikTok, abbiamo espresso la nostra posizione in diverse occasioni”, ha affermato il portavoce del ministero degli Affari esteri cinesi, Guo Jiakun, a cui aggiunge: “Siamo contro l’imposizione di ulteriori dazi doganali”, che comunque “non aiuteranno gli Stati Uniti a risolvere i suoi problemi. Le guerre commerciali non avranno alcun vincitore”.

Il punto però rimane. Per il governo degli Stati Uniti, la vicenda di TikTok è centrale e la sua vendita una priorità. Lo dimostra il suo attivismo in prima persona. Di solito la Casa Bianca rimane un’attenta osservatrice delle acquisizioni o delle fusioni societarie, entrando nel merito solo quando c’è in gioco la sicurezza nazionale. Stavolta è diverso, con il dossier affidato direttamente a esponenti dell’amministrazione repubblicana.

C’è però da convincere Pechino, che resta l’ostacolo principale alla vendita. Sicuramente sarà una spesa considerevole, dipende però da come avverrà la trattativa: qualora la piattaforma venisse venduta senza l’algoritmo, è chiaro che il prezzo scenderebbe. Ad ogni modo, per convincere la controparte, Trump ha cercato di offrirgli una soluzione.


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