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Affrontare insieme le sfide globali. Pechino ci prova con Tokyo e Seul

Cina, Giappone e Corea del Sud si parlano. L’incontro tra i ministri degli Esteri è la formula pragmatica con cui le tre potenze cercano di evitare scontri e gestire le loro priorità strategiche. I messaggi incrociati su Russia e Usa dimostrano come Pechino, Tokyo e Seul cerchino spazi condivisi in mezzo a profonde divisioni e tensioni

I ministri degli Esteri di Giappone, Cina e Corea del Sud si sono incontrati per riaffermare l’importanza della denuclearizzazione della penisola coreana e rafforzare la cooperazione trilaterale su temi condivisi come l’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite, i disastri naturali e gli scambi culturali, “in un momento segnato da crescenti tensioni geopolitiche”, come dice un funzionario diplomatico di uno dei tre Paesi coinvolti.

Durante la conferenza stampa congiunta, il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya, ha sottolineato che lui, il collega cinese, Wang Yi (che è anche capo della diplomazia del Partito), e il sudcoreano, Cho Tae-yul, hanno concordato sulla necessità di promuovere comprensione reciproca e fiducia, affrontando al tempo stesso sfide transgenerazionali per consolidare il sostegno alla cooperazione trilaterale.

Iwaya ha espresso forte preoccupazione per il programma nucleare e missilistico della Corea del Nord e la sua crescente cooperazione con la Russia, definendoli minacce regionali. Ha ribadito l’importanza di perseguire la piena denuclearizzazione del Nord secondo le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

In linea con la posizione sempre tenuta dal Giappone in questi tre anni, Iwaya ha anche condannato l’aggressione russa in Ucraina, affermando che “non c’è spazio nel mondo per tentativi unilaterali di cambiare lo status quo con la forza” – una frase interpretata anche come un messaggio implicito sull’assistenza cinese a Mosca e sulla crescente assertività cinese nella regione, con Tokyo che sta tenendo sempre più il punto sulle politiche di Pechino nel Mar Cinese e su ciò che accade attorno a Taiwan.

Wang Yi ha seguito la narrazione, riaffermando l’impegno della Cina verso una crescita economica regionale condivisa, proponendo la ripresa dei colloqui su un quadro economico trilaterale e l’espansione del Partenariato Economico Globale Regionale (Rcep), che coinvolge 15 Paesi indo-pacifici. Ha definito la cooperazione trilaterale in ambiti come tecnologia, clima e scambi culturali come “motore chiave” dell’integrazione nell’Asia orientale.

Il ministro sudcoreano Cho Tae-yul ha ricordato come la pandemia avesse interrotto per quattro anni e mezzo i vertici trilaterali e ha sottolineato che l’attuale crisi globale rende più che mai necessaria la collaborazione tra i tre Paesi. L’incontro pone in effetti le basi per un possibile vertice trilaterale tra i leader dei tre Paesi entro fine anno, nonostante le incertezze politiche ed economiche interne e le pressioni esterne, in particolare provenienti dagli Stati Uniti sotto la nuova amministrazione Trump.

Non è chiaro infatti come il presidente statunitense potrebbe leggere una riunione tra i leader dei due caposaldi americani nel Pacifico con l’incarnazione del principale rivale globale dell’America. Donald Trump vuole incontrare (fosse per lui anche domani) Xi Jinping, ma un conto è un faccia a faccia che potrebbe gestire secondo la sua art of the deal, un altro che vadano altri. Ma l’interdipendenza cinese è ancora altissima anche per Giappone e Corea del Sud, e non è possibile pensare a giochi a somma zero.

Tant’è che per esempio a margine del vertice principale, Giappone e Cina hanno tenuto il primo dialogo economico bilaterale ad alto livello dal 2019, coinvolgendo funzionari dei ministeri di economia, trasporti, ambiente, salute, lavoro e finanze. Wang ha invitato ad ampliare la cooperazione in nuovi settori e rafforzare la comunicazione strategica, pur riconoscendo che la ripresa dell’economia globale è lenta e ostacolata da protezionismo, unilateralismo e politicizzazione della tecnologia (ossia lanciando un messaggio di accusa contro gli Stati Uniti e alle politiche di dazi ed export control).

Tra i temi discussi nel summit sino-nipponico, anche il divieto cinese all’importazione di frutti di mare giapponesi dopo l’avvio, nell’agosto 2023, del rilascio in mare di acque trattate dalla centrale nucleare di Fukushima – una vicenda che Pechino aveva anche usato come propaganda anti-Tokyo. Malgrado le persistenti controversie territoriali e le distanze di visione del mondo, i due Paesi esprimono l’intenzione pragmatica di migliorare i rapporti, così come di affrontare insieme le tensioni comuni, incluse quelle legate al Mar Cinese Meridionale.

Iwaya ha avuto colloqui bilaterali anche con Cho: in un contesto di crescente influenza cinese in Asia orientale, il rafforzamento dei legami tra Giappone e Corea del Sud, alleati degli Stati Uniti, è una priorità strategica per Washington. Era stato Joe Biden a sbloccare un’annosa crisi di relazioni tra Seul e Tokyo attraverso la mossa diplomatica che ha costruito i cosiddetti “Camp David Principles” – probabilmente uno dei momenti cruciali della politica indo-pacifica, e globale, degli Usa.


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