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Quello di Azione (con Meloni) sarà il congresso della coerenza. Parla Richetti

Quello del fine settimana per Azione sarà il congresso della coerenza. Rivendicando la distanza tra la destra di governo e il campo largo, il partito guidato da Carlo Calenda cerca di ritagliarsi il proprio ruolo provando a spezzare le catene del bipolarismo sui contenuti. Con Italia Viva? I rapporti sono cordiali, ma loro hanno scelto di stare con Schlein e Conte. Noi no. E Meloni? Siamo all’opposizione ma apprezziamo la disponibilità al dialogo. Colloquio con Matteo Richetti, capogruppo alla Camera

“Con Italia Viva ci sono rapporti cordiali, ma c’è una differenza sostanziale. Loro hanno abbracciato il campo largo di Giuseppe Conte ed Elly Schlein, noi no”. Matteo Richetti, capogruppo alla Camera di Azione e prima punta del movimento guidato da Carlo Calenda scalda i motori (e gli animi) in vista del congresso di questo fine settimana. Appuntamento “che conferma quanto, ora in particolare, ci sia bisogno di un partito come Azione”, al quale anche la premier Giorgia Meloni ha deciso di partecipare.

Richetti, si prospetta un appuntamento con ospiti di primo piano, peraltro di appartenenze trasversali: da Lorenzo Guerini a Giancarlo Giorgetti, finendo appunto con la presidente del Consiglio. Un modo per rilanciare la vostra terzietà rispetto a entrambi gli schieramenti?

Sarà il congresso della coerenza. Azione si muove in uno spazio politico ben definito, che non è quello del bipolarismo che – lo dimostrano i fatti – ha soltanto preso in giro gli elettori. Lo abbiamo visto anche ultimamente con difformità di voto tra Consiglio europeo e Parlamento italiano. Noi pensiamo che sia il momento di scegliere in modo coerente di fare sul serio e smetterla di giocare come invece altri amano fare.

Sarà un’occasione per marcare la discontinuità rispetto all’appartenenza al campo largo?

Non abbiamo mai fatto parte del campo largo. Essere all’opposizione non significa cedere all’abbraccio di Conte, Schelin e Fratoianni. Significa invece lavorare per costruire qualcosa di alternativo a questa destra al governo, ma anche alla sinistra populista.

Sul voto al ReArm Eu si sono consumati diversi strappi anche all’interno delle coalizioni. Come se lo spiega?

È la saldatura dei populismi. Conte dice che con il ReArm Eu si tolgono i soldi alla sanità, ma quando lui era al governo firmò per l’aumento della spesa militare. Fermo restando il Mes sanitario dell’Europa da 38 miliardi. Più o meno le stesse argomentazioni di Schlein e Salvini. Azione, invece, sulla Difesa europea ha una posizione decisamente diversa.

Più simile a quella di Meloni e di Forza Italia. 

Costruire una Difesa europea comune non può essere un tema riconducibile a una parte politica. Dovrebbe essere interesse di tutti, così come il posizionamento del nostro Paese saldamente all’interno dell’Alleanza atlantica. Così come la chiarezza nel sostegno all’Ucraina. Per questo rivendichiamo la necessità, nella compagine politica, di un partito che abbia la cultura di governo di Azione.

Non c’è cultura di governo in chi è al momento siede fra i banchi della maggioranza?

Ci sono tantissime lacune in chi governa, come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare. Dalle politiche industriali a quelle energetiche. Le ricette che propone Azione sono decisamente più efficaci.

E allora perché invitare buona parte dell’esecutivo al convegno?

Perché noi crediamo nel valore dell’opposizione che si confronta sui temi, nel merito. Pur non esercitando il ruolo di stampella di nessuno. Ma balbettare su questioni delicate come la Difesa o la politica estera ai nostri occhi è inaccettabile. Apprezziamo, tuttavia, la disponibilità dimostrata da Meloni nell’aver accolto il nostro invito.

Molti riconducono a problemi caratteriali la rottura fra Renzi e Calenda. Lei come la vede?

Sono i fatti a raccontare una storia diversa da questa narrazione. Renzi ha detto molto chiaramente che lui è alleato degli altri partiti di sinistra. Della segretaria del Pd e di Avs. Noi no. Questa è una differenza sostanziale, che non ha nulla a che vedere con il carattere. È una scelta.


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