Intervista al capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo: “Non può esistere garanzia di sicurezza per l’Ucraina che non veda impegnati gli Usa insieme agli europei. Chiunque mastichi un minimo di politiche della difesa sa che questo non è un assunto ideologico, ma un dato di realtà. Giorgia Meloni ha indicato la strada giusta”
Ben prima della Germania era stata l’Italia a chiedere lo scorporo dal deficit delle spese per la difesa, dice a Formiche.net Carlo Fidanza capo delegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo alla vigilia di un Consiglio europeo denso di temi, primo fra tutti il programma di riarmo europeo. “Quella proposta italiana con miopia non fu accolta nella fase di revisione del Patto, ma è fondamentale per noi per consentirci di raggiungere rapidamente l’obiettivo del 2%”.
Le mosse di Donald Trump sono un acceleratore per la definizione della difesa europea?
L’Europa della difesa è in colpevole ritardo perché per anni le élite dell’Ue si sono cullate nella tranquillità che qualcun altro avrebbe badato al nostro bene più grande, cioè la nostra sicurezza che equivale alla nostra libertà. Mentre Bruxelles si dilettava nella produzione di migliaia di normative cervellotiche. Ora che dall’altra parte dell’oceano è cambiato il vento, ci ritroviamo drammaticamente deboli. È tempo di cambiare rapidamente rotta.
In che modo verrà finanziato il riarmo europeo? C’è il rischio di aggiungere debito a debito? E come impedirlo?
Per esperienza diffido sempre delle cifre altisonanti presentate in queste occasioni. Secondo il piano presentato da von der Leyen, 150 degli 800 miliardi complessivi deriverebbero da nuovo debito e ripartiti per quote nazionali. Uno strumento utile, anche se non decisivo per l’Italia in questa fase in cui, grazie alle politiche oculate del governo, riusciamo a finanziarci sui mercati a tassi competitivi. Un’altra parte può arrivare dalla facoltà concessa agli Stati membri di utilizzare in parte i fondi di coesione, una possibilità di cui l’Italia ad oggi non intende usufruire. E infine c’è la parte relativa alla clausola di salvaguardia del Patto di stabilità.
La proposta tedesca di scorporare la spesa per la difesa dal debito potrà essere condivisa dagli altri partner visto che proprio Berlino non è mai stata d’accordo sul debito comune?
Dobbiamo dire per amore di verità che questa è sempre stata una proposta soprattutto italiana, che con miopia non fu accolta nella fase di revisione del Patto e che ora finalmente trova accoglimento. Scorporare gli investimenti in difesa dai parametri del deficit è fondamentale per noi per consentirci di raggiungere rapidamente l’obiettivo del 2%, e magari più, del Pil a cui siamo vincolati dai nostri impegni Nato.
Giorgia Meloni ha osservato di voler lavorare per il concetto di unità euro-atlantica. Un vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati è la soluzione?
Non può esistere garanzia di sicurezza per l’Ucraina che non veda impegnati gli Usa insieme agli europei. Chiunque mastichi un minimo di politiche della difesa sa che questo non è un assunto ideologico, ma un dato di realtà. Trump ritiene che il passaggio di alcune miniere ucraine, sotto controllo americano, basti come deterrente contro eventuali nuove mosse aggressive da parte di Putin. In Europa gli Stati più esposti sul fronte orientale dicono che questo non è sufficiente a garantire la loro sicurezza. Un incontro in cui si discuta, tra nazioni amiche e alleate, di tutte queste ipotesi operative è quantomai necessario e utile. Giorgia Meloni ha indicato la strada giusta e alla fine condivisa da tutti: superare le tifoserie e mantenere il legame euro-atlantico. Aggiungo: lavorare molto di diplomazia e fare meno proclami.