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Geopolitica e intelligence, il futuro dell’ordine mondiale secondo Mayer

Il recente rapporto dell’intelligence statunitense evidenzia le principali minacce globali alla sicurezza degli Stati Uniti, con un focus su Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Da qui, l’importanza di un rinnovato impegno sia da parte dell’Europa che di Washington per preservare l’ordine mondiale e la stabilità delle democrazie. Il commento di Marco Mayer

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico il rapporto che i sevizi segreti statunitensi dedicano ogni anno alle principali minacce globali alla sicurezza degli Stati Uniti. È il primo da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca per il suo secondo mandato da presidente.

Il testo, realizzato sulla base degli input delle numerose agenzie di intelligence, è elaborato dall’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, dal 12 febbraio diretto da Tulsi Gabbard, nominata dal presidente. I media americani e internazionali non hanno acceso i riflettori sul rapporto perché tutta l’attenzione si è comprensibilmente concentrata sulla chat di Signal in cui i maggiori responsabili della sicurezza nazionale hanno imprudentemente discusso di imminenti bombardamenti in Yemen, nonché espresso giudizi negativi – al limite dell’offesa – sugli Stati membri dell’Unione europea. Le dure e ricorrenti accuse all’ Europa (come quelle ad altri alleati Five Eyes) da parte dei vertici dell’amministrazione Trump appaiono in palese contrasto con quanto è scritto nel recentissimo rapporto dei servizi americani.

Nelle dichiarazioni pubbliche non si fa che parlar male dei leader europei e non mancano neppure sorprendenti apprezzamenti a Vladimir Putin. Secondo il documento dell’intelligence, invece, Russia, Cina, Iran e Corea del Nord costituiscono la principale minaccia agli interessi nazionali degli Stati Uniti. Il documento si dilunga in particolare sui profili militari, sulla disinformazione, sulle azioni di influenza e sulle operazioni sotto copertura condotte da questi Paesi. E non a caso i servizi segreti americani dedicano gli ultimi paragrafi del loro rapporto alle strategie di cooperazione messe in atto dagli avversari individuando i vari settori in cui Russia, Cina, Iran e Corea del Nord collaborano nel processo di destabilizzazione dell’ordine mondiale.

In questa cornice, è bene che l’Europa si impegni finalmente a costruire con maggiori risorse finanziarie e industriali il pilastro europeo della Nato. Ma è fondamentale che anche Washington lavori per mantenere forte il legame con i propri alleati a difesa delle fondamenta della politica euroatlantica che ha garantito 80 anni di pace alle democrazie in cui viviamo.


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