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Rheinmetall punta gli occhi su Volkswagen per la produzione di carri armati

Rheinmetall, che già sta riconvertendo alla produzione di armi la sua divisione automotive, ora è pronta a rilevare il sito del costruttore tedesco di Osnabruk. E così Berlino cambia passo sulla difesa

Il riarmo tedesco è ufficialmente partito. E passa per l’automotive, già provato dalla spietata concorrenza cinese. Nelle ore in cui al Bundestag si discuteva della caduta del dogma del freno al debito federale (Berlino punta a un piano di extra spesa militare da 500 miliardi, previo aggiramento dei vincoli di bilancio) Rheinmetall, il più grande produttore di armi in Europa, sta valutando di rilevare da Volkswagen lo stabilimento di Osnabrück, una delle tre fabbriche che il gruppo auto vuole chiudere in Germania. L’acquisto dipenderà dall’aumento degli ordini di carri armati, ha sottolineato Rheinmetall che dall’inizio della guerra in Ucraina ha decuplicato il suo valore di Borsa.

Bisogna ricordare che giusto due settimane fa, il gruppo delle armi tedesco aveva annunciato una prima riconversione dei propri siti automobilistici (controllati dalla divisione automotive dell’azienda) in Germania, per adattarsi alla crescente domanda di equipaggiamenti per la difesa. In particolare, le fabbriche di Berlino e Neuss, attualmente dedicate alla produzione di componenti per l’industria automobilistica, verranno trasferite alla divisione Armi e Munizioni della società. Pur mantenendo una quota di produzione civile, questi impianti saranno trasformati in stabilimenti ibridi, con un focus sulla fornitura di componenti meccanici per uso militare. L’azienda ha però escluso la lavorazione di materiali esplosivi in queste due fabbriche.

Ma ora il perimetro si allarga a Volkswagen. Il numero uno di Rheinmetall, Armin Papperger, parlando coi giornalisti dopo aver previsto una forte crescita delle vendite per il 2025, ha affermato che, sebbene Rheinmetall potrebbe riconvertire più stabilimenti automobilistici, è anche possibile acquistare siti dalle case automobilistiche, alle giuste condizioni. Lo stesso Oliver Blume, ad della più grande casa automobilistica europea che ha chiuso il 2024 con utili calati da 17,8 a 12,4 miliardi, ha spiegato nel corso della conferenza annuale con i media a Wolfsburg come non ci sono ancora state discussioni concrete, ma l’azienda è disposta a valutare l’opzione di tornare a produrre veicoli armati. Come ha fatto durante la Seconda guerra mondiale.

Quanto a Papperger, ha spiegato che lo stabilimento Volkswagen di Osnabrück sarebbe molto adatto a una riconversione alla produzione militare. A dicembre Volkswagen aveva fatto sapere che stava valutando scenari alternativi per il futuro utilizzo del sito, lasciando intendere che tra le opzioni potesse esserci la vendita. Tutto questo mentre la stessa Volkswagen deve procedere con la spending review che la porterà a risparmiare 15 miliardi di euro, se si vuole riportare il gruppo in carreggiata. In questa prima parte dell’anno le sforbiciate riguarderanno soprattutto Cariad, la divisione che si occupa dello sviluppo di soluzioni software per tutto il Gruppo accusata coi suoi ritardi di essere corresponsabile degli slittamenti di alcuni dei modelli di punta della transizione elettrica.


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