Cipro, al netto delle enormi riserve di gas che ha nelle sue acque dove sono impegnati i maggiori player del pianeta (tra cui Exxon e Total), non ha ancora sfruttato queste risorse per la produzione di energia. Il Gsi quindi rappresenta anche l’occasione di modernizzare l’isola e agganciarla materialmente tanto a est quanto a ovest
Si chiama “Ritorno a Kasos” l’operazione che partirà a brevissimo per rimettere in carreggiata i lavori del cavo di interconnessione elettrica fra Israele, Grecia e Cipro (Great Sea Interconnector) dopo l’interruzione degli scorsi mesi avvenuta a largo delle isole greche di Kasos e Karpathos. Si tratta di un progetto cruciale per la sicurezza energetica dei tre Paesi, che può contare non solo sul pieno appoggio di Israele che desidera in ottica europea la connessione alla rete, ma anche della Francia che potrebbe supervisionare i lavori con l’invio di due fregate nel Mediterraneo orientale.
L’accelerazione politica
L’accelerazione è maturata anche dopo il vertice a Gerusalemme tra il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e l’israeliano Benjamin Netanyahu che hanno fatto il punto sulle relazioni strategiche tra i due Paesi, già legati da una buona cooperazione bilaterale nel campo della difesa, passaggio che si lega all’analisi che hanno fatto su vicende complesse come il Mediterraneo la Siria, il Libano, il Mar Rosso. Parimenti, molta attenzione hanno dedicato alla connettività come un elemento geopolitico fondamentale, tanto per il presente quanto per il futuro, che offre stabilità alla regione.
Great Sea Interconnector (Gsi)
Il progetto da 1,9 miliardi di euro, lungo 1240 chilometri, collegherà i tre Paesi all’Europa continentale tramite un cavo sottomarino, infrastruttura chiave nell’integrazione energetica del Mediterraneo orientale. Il cavo verrà installato a una profondità di 3.000 metri sotto il mare, il che lo rende uno dei cavi più profondi mai costruiti. In gran parte i costi dell’opera sono finanziati dall’Ue, con la partecipazione della Banca europea per gli investimenti: l’obiettivo dichiarato è quello di ridurre i costi energetici per integrare il mercato elettrico europeo e al contempo rafforzare la sicurezza energetica, diversificando le fonti di approvvigionamento e offrendo un’alternativa ai combustibili fossili.
Cipro, al netto delle enormi riserve di gas che ha nelle sue acque dove sono impegnati i maggiori player del pianeta (tra cui Exxon e Total), non ha ancora sfruttato queste risorse per la produzione di energia. Il Gsi quindi rappresenta anche l’occasione di modernizzare l’isola che diede i natali alla poetessa Saffo (già attiva alla voce difesa) e agganciarla materialmente tanto a est quanto a ovest.
Le difficoltà
Nei mesi scorsi la maggiore difficoltà del progetto era stata quella relativa ad un mancato pagamento da 70 milioni, una tranche che doveva essere saldata entro il 29 febbraio scorso, ma che era stata congelata per limitare l’esposizione finanziaria di IPTO in mezzo alle incertezze geopolitiche in corso, come il cambio di amministrazione a Washington e la crisi a Gaza. Ma la spinta israeliana dovrebbe aver riavviato il tutto, al fine di terminare le indagini sui fondali marini in acque internazionali per determinare il percorso finale del cavo sottomarino.
In base alla legge se il progetto fosse ritardato o annullato a causa di fattori esterni al di fuori del controllo dell’organismo di attuazione e dei suoi appaltatori, l’IPTO riceverebbe un risarcimento dallo Stato pari al 13% delle sue spese. In quel caso la Grecia dovrebbe recuperare il 50% dei costi totali, mentre il restante 37% sarebbe coperto da una decisione normativa che scaricherebbe l’onere sui consumatori: circostanza che nessuno dei soggetti coinvolti auspica, dal momento che il cavo ha una funzione altamente strategica e permetterà (tra le altre cose) di connettere Israele alla rete europea.