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Tra Salvini e Tajani prevarrà la mediazione di Meloni. Piepoli spiega perché

Lo scambio di accuse fra i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, finirà col “far prevalere la linea della premier Giorgia Meloni che, essendo politicamente più forte di entrambi, ancora una volta riuscirà a mediare. A Salvini, però, do un consiglio: si concentri sul territorio e lasci la politica estera a chi la conosce”. Schlein? “Il Pd è forte, ma il campo largo non esiste come prospettiva di alternativa di governo”. Conversazione con il sondaggista, Nicola Piepoli

Lo scambio di accuse fra i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani finirà col “far prevalere la linea del premier Giorgia Meloni che, essendo politicamente più forte di entrambi, ancora una volta riuscirà a mediare. A Salvini, però, do un consiglio: si concentri sul territorio e lasci la politica estera a chi la conosce”. A parlare sulle colonne di Formiche.net è il sondaggista Nicola Piepoli che non minimizza il livello dello scontro ma ne ridimensiona la portata sottolineando che “in fin dei conti la necessità di tenere unita la coalizione di governo, pur tra le diversità, avrà la meglio”.

Piepoli, questo scambio di accuse ha alzato i toni all’interno dei partner della maggioranza. Politicamente, come lo spiega? 

Mi sembra che il livello di scontro vada ricondotto a un alveo di normale dialettica tra forze differenti che governano assieme. Non c’è dubbio che in parte, soprattutto per quanto riguarda la leghista, questo continuo alzare i toni è il frutto della necessità di ampliare il proprio bacino elettorale. Ma è un calcolo assolutamente sbagliato: per Salvini parlare di politica estera non paga.

Come manovra elettorale pensa che questo innalzamento dei toni possa non giovare al Carroccio?

Assolutamente non giova, in particolare se questi toni alti si riferiscono a temi legati per lo più alla politica estera. Un argomento che non padroneggia, come invece padroneggia Tajani che in Europa ha costruito una buona parte della sua carriera politica. La Lega ha come punto di forza i territori: lì deve puntare, anche in vista dell’imminente sondaggio. La sussistenza del movimento arriva “dalla provincia” non dall’estero.

I sondaggi come sono, in questo momento, per la Lega?

Non particolarmente lusinghieri per la verità. Siamo attorno a otto punti percentuali risicati. Ed è per questo che dovrebbe coltivare la base. Se parla di politica estera, Salvini, perde voti.

E Forza Italia, invece?

Forza Italia è stabile nei sondaggi. Una stabilità che è determinata dal grande lavoro di Antonio Tajani: un leader “sgobbone” che studia i fascicoli anche di notte. Ed è anche questa una dote che piace all’elettorato moderato.

In premessa ha detto che la premier è politicamente superiore a entrambi i partiti. Su che percentuali veleggia Fratelli d’Italia?

Siamo stabilmente attorno al 30%. Una percentuale frutto per lo più del grande lavoro fatto dalla premier Meloni in prima persona. Per cui, anche nell’ambito di questo scontro fra i suoi vice, lei riuscirà a far prevalere la sua volontà.

Molta di questa tensione è riconducibile ai temi legati alla Difesa comune e al voto in Europa secondo lei?

È così. Ma mi pare che le carte, sul piano internazionale a maggior ragione, le possa dare solo chi è titolato a darle: il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Basta che la premier non parli di Ventotene.

Perché?

Il rischio è che si perda in questioni che possano facilmente essere manipolate, rinfocolando strumentalmente polemiche legate all’apologia di fascismo e accuse di simile foggia.

Anche Elly Schlein, segretaria del Pd è alle prese con una spaccatura emersa dopo il voto al Parlamento Europeo. Che aria tira da quella parte della barricata?

Lei ha il merito comunque di avere le redini del partito, avendolo rafforzato. È invece più complesso – anche dalla prospettiva dei dem – immaginare una reale alternativa di governo. I partiti del cosiddetto campo largo, sono ancora molto distanti.

 


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