L’evento “SelectUSA” promosso da Simest in collaborazione con il Consolato generale degli Stati Uniti nel capoluogo campano ha rappresentato un momento-chiave per rafforzare l’asse transatlantico e promuovere l’internazionalizzazione delle imprese italiane
Un ponte tra Napoli e Washington, costruito sulle fondamenta solide della cooperazione economica e degli investimenti strategici. L’evento “SelectUSA” promosso da Simest in collaborazione con il Consolato Generale degli Stati Uniti nel capoluogo campano ha rappresentato un momento-chiave per rafforzare l’asse transatlantico e promuovere l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Secondo Pasquale Salzano, presidente di Simest, “essere presenti all’estero non significa delocalizzare. Al contrario, significa rafforzare le imprese italiane, accompagnandole nei processi di sviluppo e rendendole più competitive anche sul territorio nazionale”.
L’internazionalizzazione viene così delineata come una strategia per presidiare i mercati ad alto valore, creare reti durature e contribuire alla crescita del Made in Italy. In questo contesto, gli Stati Uniti si confermano partner privilegiato: solo negli ultimi tre anni, gli investimenti diretti italiani negli Usa hanno superato i 6 miliardi di euro all’anno. Inoltre, gli Stati Uniti rappresentano oggi il primo Paese di destinazione delle partecipazioni Simes, con oltre 170 milioni di euro investiti, accanto a 300 milioni di euro in attività di export finance e circa 400 operazioni di finanziamento agevolato.
Salzano ha anche ribadito, in forma indiretta, che un’azienda può crescere all’estero solo se è solida in patria, e che l’investimento internazionale non è una dispersione di risorse, ma una leva per generare innovazione, occupazione qualificata e sviluppo interno.
Il quadro si inserisce in una più ampia riflessione americana sul rilancio industriale: il vicepresidente JD Vance, in un recente intervento, ha indicato la necessità per gli Stati Uniti di attrarre capitali produttivi, rilocalizzare filiere e favorire investimenti che rafforzino la manifattura nazionale. Un contesto che apre spazi concreti per le imprese italiane, soprattutto in settori tecnologici e ad alto valore aggiunto.
La partita (al rialzo) è già aperta: alcuni Paesi, come gli Emirati Arabi Uniti, hanno già investito massicciamente nell’economia statunitense, con un’esposizione finanziaria complessiva che raggiungerà gli 1,4 trilioni di dollari nel prossimo decennio — segno di come alcuni Paesi stiano già affrontando la visione transazionale di Donald Trump.
In questo quadro, l’evento di Napoli mette in evidenza come la relazione tra Italia e Stati Uniti non sia soltanto storica e diplomatica, ma anche profondamente economica, con ampi margini di sviluppo proiettati direttamente sul futuro. Una visione cruciale per il sistema-paese che, grazie anche al lavoro di Simest, continua a offrire nuove opportunità alle imprese italiane pronte a espandersi nei mercati globali. E gli Usa si stanno dimostrando un terreno prioritario in cui spingere quell’espansione.