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Starmer, il summit di Londra, l’Ue e Brexit. E se fosse l’inizio di un homecoming? Scrive Angiolillo

Gli effetti del summit di Londra potrebbero accelerare il dialogo tra le due sponde della Manica su numerosi temi, dalla cooperazione in tema di difesa e sicurezza, in tema di energia, sugli impegni per contrastare i cambiamenti climatici, sulla cooperazione economica e commerciale, sulla mobilità per i giovani under 30, e altro ancora

Per quanti credono che equilibrate relazioni transatlantiche rappresentino un elemento stabilizzatore per gli equilibri geopolitici, la situazione attuale presenta forti criticità e numerose sfide da affrontare.

La definizione di un condiviso ed efficace percorso di pace per l’Ucraina (e non solo), la collaborazione Usa-Ue nella cornice della Nato, il mantenimento di positive relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico mentre si profila un nuovo ricorso ai dazi da parte dell’amministrazione Trump, e più in generale la possibilità di non dare per vinto un approccio improntato al multilateralismo a partire dall’Onu e dal Wto, rappresentano sfide ineludibili.

In questo delicato contesto bisogna evidenziare il ruolo ricoperto in queste ore dal Regno Unito e dal suo primo ministro Starmer.

Il summit di Londra, tenuto a Lancaster House, che ha visto la partecipazione dei leader dei principali Paesi europei, di Ucraina, Canada e Turchia, della presidente della Commissione Ue e del segretario generale della Nato, presenta diversi elementi che meritano attenzione.

In primo luogo, Starmer è riuscito a ricavare per Londra un ruolo di interlocutore affidabile per l’amministrazione Trump, rilanciando la Relazione Speciale che da sempre contraddistingue Usa e Regno Unito.

Si è quindi fatto parte attiva per contribuire al dialogo tra Usa e Ue, intessendo una efficace base di discussione con von der Leyen, Macron, Meloni, Merz.

A Lancaster House Starmer ha sottolineato la necessità di un piano di pace per l’Ucraina e ha lanciato la proposta di una ‘coalizione di volenterosi’, sotto l’impulso di Regno Unito e Francia, per garantire, in collaborazione con gli Usa, una pace duratura. E, con il summit di Londra, ha contribuito a porre le basi dei temi trattati nel Consiglio Europeo del 6 marzo.

Questo impegno ha fatto ricevere a Starmer, oltre Manica, apprezzamento anche da parte dei Conservatives per la sua posizione di ‘ponte’ nelle relazioni transatlantiche.

E in quest’ottica ha trovato, lato Ue, una sponda convinta oltre che in Macron anche in Meloni che ha rilanciato con la proposta di un summit Ue-Usa da tenersi il prima possibile.

Il ruolo che sta rivestendo in queste ore la diplomazia del governo di Sua Maestà potrà essere prezioso per affrontare le impegnative sfide citate in precedenza.

Ma in prospettiva potrebbe determinare anche un sempre più fattivo cambiamento di impostazione nelle relazioni tra Regno Unito e Ue nel post Brexit.

Starmer aveva già, sin dallo scorso settembre, avviato un’interlocuzione con Bruxelles per favorire un ‘Reset’ nelle relazioni tra le due parti dopo le tensioni dovute alle negoziazioni su Brexit, con l’intento di sviluppare relazioni sempre più intense ed efficaci.

Gli effetti del summit di Londra potrebbero accelerare il dialogo tra le due sponde della Manica su numerosi temi, dalla cooperazione in tema di difesa e sicurezza, in tema di energia, sugli impegni per contrastare i cambiamenti climatici, sulla cooperazione economica e commerciale, sulla mobilità per i giovani under 30, e altro ancora.

È prematuro pensare, nell’immediato, ad un ripensamento complessivo rispetto a Brexit. Ma si può escludere che questo possa essere l’avvio di un percorso che possa in futuro portare ad un homecoming da parte di Londra?

 


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