L’Unione europea mira all’autonomia industriale nel settore della Difesa e per farlo intende puntare su acquisti congiunti e preferenze per i fornitori Ue. In una bozza del Libro Bianco sulla Difesa, che verrà presentato ufficialmente il 19 marzo, emergono i primi dettagli sui piani per la realizzazione di un Mercato unico della Difesa, tra cui l’integrazione con le industrie ucraine e la messa a terra del programma Rearm da 150 miliardi di euro
L’autonomia, se non strategica almeno industriale, rimane centrale nell’agenda europea. Mentre il tema del riarmo continua a dividere il continente e gli Stati membri dell’Unione europea si preparano a un nuovo giro di consultazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, la Commissione europea, nella persona del commissario alla Difesa e allo Spazio, Andrius Kubilius, si prepara a lanciare il nuovo Libro Bianco sulla Difesa. Nella bozza di tale documento, che nelle intenzioni di palazzo Berlaymont dovrà fungere da faro per gli sforzi nazionali e comunitari sul riarmo, viene posta grande enfasi sull’industria e sulla costruzione di capacità produttive europee. Tra le proposte più rilevanti, la creazione di un Mercato unico per la Difesa e l’integrazione dell’Ucraina nel tessuto produttivo continentale tramite uno strumento finanziario dedicato.
Verso un Mercato unico della Difesa?
L’alto grado di frammentazione interna rimane una delle maggiori vulnerabilità dell’industria europea. Per affrontare questo tema, il Libro Bianco proporrebbe anche un consolidamento dell’industria della difesa attraverso la creazione di un vero Mercato unico della Difesa. Attualmente, le industrie europee sarebbero eccessivamente legate ai rispettivi mercati nazionali, con una conseguente duplicazione degli sforzi e dei costi. Per raggiungere questo obiettivo, invero ambizioso, il Libro Bianco punterebbe innanzitutto sull’’Edip (la strategia di rilancio dell’industria della Difesa europea), oltre al nuovo strumento Rearm (Reinforcement european armament & manufacturing) da 150 miliardi di euro in prestiti, contemplato nel piano von der Leyen. Questi strumenti, a loro volta integrati dalle spese ricavate dall’attivazione delle clausole di esclusione del Patto di stabilità — stimate in 650 miliardi di euro —, dovrebbero essere a loro volta accompagnati da un provvedimento cosiddetto “Omnibus”, con l’obiettivo di semplificare e sburocratizzare gli iter di finanziamento, entro il prossimo giugno. Inoltre, la Commissione sarebbe in procinto di lavorare anche a un altro Libro Bianco, dedicato specificamente al Mercato unico della Difesa, da presentare nel prossimo futuro e in cui dare più dettagli sulle misure di semplificazione.
Tra i temi trattati nel documento, molto spazio è riservato all’Ucraina. Non solo continuazione e potenziamento del sostegno militare a Kyiv, ma anche un piano per integrare l’Ucraina nel tessuto industriale dell’Unione. Secondo Bruxelles, il potenziamento dell’industria della difesa europea va di pari passo con la ricostruzione del Paese e col potenziamento delle sue capacità difensive. Per questo motivo, oltre a invitare gli Stati membri ad allargare la quota di partecipazioni ucraine nei programmi militari attualmente in sviluppo presso i vari enti, il Libro Bianco segnala la necessità di lavorare su una progressiva integrazione dell’industria ucraina nei piani di riarmo europei. L’esperienza delle industrie ucraine, in particolare nei campi dei droni e dell’IA, potrebbe risultare preziosa per impostare l’atteso aumento delle linee produttive. A tal fine, si propone anche — a seguito dell’eventuale approvazione dell’Edip — la creazione di uno Strumento di supporto per l’Ucraina (Usi) che dovrà “aprire la strada” all’integrazione industriale con il resto del continente.
La preferenza europea per gli appalti della Difesa
In un momento in cui il tema della dipendenza dall’estero per le forniture militari resta un tema delicato, la Commissione europea punta a concentrare la domanda verso i produttori europei. Il documento segnala infatti la necessità di puntare su una preferenza europea nel settore degli appalti per la Difesa. In particolare, vengono enunciati quattro principi che dovrebbero guidare la selezione dei fornitori nei processi di riarmo nazionali. Innanzitutto, preferenza assoluta per le soluzioni prodotte nell’Ue e un regime di contrattazione con i fornitori per ottenere prezzi più bassi e garanzie sui ritmi di produzione. Laddove non fosse possibile reperire i sistemi sul mercato europeo, gli Stati dovranno valutare acquisti aggregati (quindi portati avanti da più membri) verso “aziende di Paesi terzi che condividono le stesse idee”, le quali dovrebbero garantire “il pieno controllo” sui sistemi stessi una volta consegnati. In questo caso, l’Unione dovrebbe comunque muoversi parallelamente per sviluppare soluzioni domestiche da integrare quanto prima nei processi di procurement.
I settori critici in cui riarmarsi
Secondo la bozza del Libro Bianco, l’Ue dovrebbe intervenire con particolare urgenza per colmare le proprie carenze militari in alcuni ambiti specifici. I settori prioritari individuati al documento sarebbero sette: difesa aerea e missilistica; sistemi di artiglieria avanzata; munizionamento e stock missilistici; droni e relative contromisure; tecnologie disruptive (come IA e Quantum); sistemi di monitoraggio e sistemi per la protezione delle infrastrutture critiche.
I partenariati strategici
Per riaffermando l’alleanza e l’amicizia con gli Stati Uniti, nonché la Nato come quadro strategico di riferimento, il documento espande in portata e ambizioni le passate direttrici strategiche dei rapporti esterni dell’Unione. In primis, vengono i rapporti con gli altri partner euroatlantici. Il Regno Unito, la Norvegia e il Canada sono infatti indicati come partner storici e affidabili, peraltro già coinvolti in programmi di sviluppo europei. In questo contesto, la proposta di un nuovo accordo di sicurezza Uk-Ue potrebbe rappresentare il primo vero riavvicinamento tra Londra e le istituzioni europee dopo Brexit. Restando nel Mediterraneo, anche la Turchia viene riconosciuta come un partner naturale per l’Europa. La cooperazione tra le due realtà è nota per procedere a singhiozzo, tuttavia il documento sottolinea che potrà comunque continuare “sulla base di un uguale impegno da parte della Turchia a progredire su un percorso di cooperazione”. Infine, anche l’Indo-Pacifico trova il suo spazio. L’Ue valuterà infatti di instaurare nuovi partenariati industriali per la difesa con Australia, Giappone e Corea del Sud. Un ruolo chiave lo avrebbe anche la collaborazione con l’India, il cui peso nelle dinamiche geopolitiche sarà sempre più rilevante negli anni a venire.