Secondo l’esperto, gli Stati Uniti devono rivedere la loro strategia militare alla luce dei cambiamenti economici e tecnologici globali, con il corrente modello di basi avanzate in Europa e Asia che non è più sostenibile. Washington deve sviluppare una nuova postura difensiva più mobile e tecnologicamente avanzata
Nel nuovo sistema internazionale che si sta delineando all’orizzonte gli Stati Uniti devono rivedere la loro postura militare per adeguarsi alle mutate condizioni sì politiche, ma anche economiche e tecnologiche. E nel farlo, Washington potrebbe ispirarsi ad una strategia formulata quasi un secolo fa. Ad avanzare questa tesi è un esperto del calibro di Stephen Rosen, ricercatore associato presso l’Istituto di politica globale della Columbia University e professore emerito di sicurezza nazionale e affari militari presso l’Università di Harvard, con esperienza nel Dipartimento della Difesa e nello staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Reagan, e autore di testi che sono pietre miliari nel campo dell’innovazione militare. Nella sua visione, espressa in un articolo pubblicato dalla testata Foreign Affairs, l’esperto di sicurezza riafferma la necessità del Pentagono di strutturare la sua postura militare non su considerazioni di carattere “morale”, quanto su un’oggettiva realtà strategica.
Il sistema difensivo sviluppato da Washington dopo la seconda guerra mondiale è stato incentrato sul bisogno di difendere i suoi nuovi alleati, ovvero la Comunità Europea e il Giappone, in quanto centri economici cruciali, la cui occupazione avrebbe permesso al terribile avversario sovietico di diventare una minaccia ancora più gravosa per gli Stati Uniti. In virtù di questo obiettivo, per gli Stati Uniti era fondamentale disporre di una presenza militare sia al di là del Pacifico che al di là dell’Atlantico, in modo da scoraggiare (o nel peggiore dei casi cercare di resistere a) un’invasione nemica. Ma a decenni di distanza, la situazione è cambiata. Nel 1990, la quota combinata di Europa e Giappone sul Pil globale era del 34%; oggi è solo il 17%. E una crescita della produttività maggiore negli Usa rispetto ai partner accentuerà ancora di più il divario economico. Inoltre, le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale favoriranno potenze come gli stessi Usa e la Cina, non attori “rimasti indietro” come, appunto, Ue e Giappone.
Accanto al panorama economico, anche quello militare è cambiato. Le armi a lungo raggio e i droni moderni rendono più vulnerabili le basi militari Usa all’estero, per proteggere le quali. servirebbero investimenti enormi in basi mobili e sotterranee, o in difese antimissilistiche avanzate. Risorse che gli Usa, dovendo anche investire nella modernizzazione nucleare e nella sicurezza spaziale, non possono permettersi di spendere. Per questo motivo, Rosen si fa promotore di una soluzione in cui le forze Usa siano stazionate in basi più sicure nell’emisfero occidentale e nello spazio. Queste forze dovrebbero essere mobili, stealth e pronte a colpire rapidamente ovunque nel mondo, anche grazie ai sempre più avanzati sistemi di Isr di cui dispone ad oggi il Pentagono. Prendendo in qualche modo ispirazione dalla dottrina del New Look promossa negli anni ‘50 sotto la presidenza di Dwight David Eisenhower, ma anche dalla precedente Dottrina Monroe.
Rosen suggerisce anche che alcune basi all’estero vadano in ogni caso mantenute, sempre in ossequio alla pura logica strategica. Posizioni avanzate nei pressi degli attori rivali, come nei Paesi Baltici o in Scandinavia nel teatro europeo, o nelle Filippine e nelle isole all’estremo Sud del Giappone in quello pacifico, fornirebbero alle forze americane netti vantaggi di carattere militare.
“La riflessione sulla postura di difesa degli Stati Uniti dovrebbe iniziare chiedendosi non chi è virtuoso, ma come è il mondo oggi e come sarà in futuro. Visti i drammatici cambiamenti nell’economia globale degli ultimi decenni, così come la trasformazione delle capacità di armi non nucleari e l’aumento dei sensori spaziali, è chiaro che la postura di difesa che gli Stati Uniti hanno stabilito 75 anni fa non è più appropriata o adeguata. Gli Stati Uniti dovrebbero guardare oltre le attuali dispute con gli alleati e chiedersi come posizionare meglio le proprie forze per proteggere gli interessi nazionali fondamentali degli Stati Uniti in un mondo più pericoloso”, afferma Rosen, in chiusura al suo articolo.