Giovedì i volenterosi discuteranno a Parigi del possibile invio di truppe, ma si fa largo l’ipotesi lanciata da Roma sulle garanzie di sicurezza (e ripresa da Witkoff). Nel mezzo le mire francesi, i tentennamenti dei militari su Starmer (che al contempo pensa al post-Brexit) e il blackout diplomatico di Gedda. Loperfido (Fdi): “Se si tratta di garanzie difensive allora non c’è nessun motivo per cui Mosca dovrebbe preoccuparsene”
Mentre mancano due giorni al vertice sull’Ucraina convocato a Parigi ecco che nessun accordo di tregua (seppur parziale) si manifesta dopo l’incontro russo-americano e dopo che Mosca aveva fissato le sue condizioni prima di qualsiasi ragionamento sui cieli sul Mar Nero. All’appuntamento francese si arriva però con alcuni dubbi inglesi: il piano di Starmer per il mantenimento della pace in Ucraina sarebbe stato liquidato come “teatro politico” durante l’incontro dei capi militari di Regno Unito e Francia a Whitehall avvenuto due giorni fa. C’è il rischio che, per dirla con le parole di Donald Tusk, un’altra riunione non produca una decisione? E come provare a inserire nel dibattito la proposta dell’art. 5 citata da Giorgia Meloni e dall’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff?
Parigi e Londra
Domani sera Emmanuel Macron riceverà all’Eliseo Volodymyr Zelensky per preparare il vertice di giovedì, un’occasione per riflettere a bocce ferme su come impostare l’incontro del giorno successivo. Il tema delle garanzie di sicurezza resta centrale, più del modus su come costruire l’azione vera e propria. Sotto l’impulso del Regno Unito e della Francia, al momento l’idea è quella di coagulare una squadra di volenterosi che mandi truppe europee in Ucraina come forze di mantenimento della pace dopo un cessate il fuoco. Passaggio su cui non c’è convergenza fra gli Stati membri.
Inoltre sembra che alcuni Paesi, tra cui la Francia, vogliano subordinare un nuovo accordo di sicurezza post-Brexit a un accesso più vantaggioso alle acque britanniche, ostacolando potenzialmente la cooperazione militare, così come riportato da Politico. Da parte sua Londra ha difeso il piano di pace di Keir Starmer per l’Ucraina dopo che l’inviato di Trump lo aveva criticato, ma non ha voluto dire se ne fosse stato discusso durante una telefonata notturna con il presidente degli Stati Uniti. Il Telegraph riporta altri dubbi dei gerarchi militari dinanzi al reale obiettivo di Starmer: c’è di più, secondo il quotidiano britannico il primo ministro sarebbe stato accusato dagli esperti militari di nascondersi dietro cliché “imbarazzanti” riguardo ai suoi piani per una coalizione di mantenimento della pace in Ucraina.
Le garanzie di sicurezza
Qui entra in gioco la grande questione legata alle garanzie di sicurezza, citate da Giorgia Meloni in occasione delle comunicazioni in Aula la scorsa settimane e riprese da Witkoff: ovvero l’attivazione di garanzie di sicurezza, tra l’Ucraina e le Nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato Nato, senza che ciò produca automaticamente l’adesione allaNato dell’Ucraina. Il premier ha spiegato in quell’occasione che i termini dell’art. 5 del Trattato Nato non prevedono, “come si dice, l’automatica entrata in guerra in caso di aggressione di uno Stato membro”, ma l’assistenza alla nazione aggredita con l’azione che si reputa più necessaria. Passaggio ripreso dall’inviato speciale di Trump, quando ha osservato che “ci sono stati tutti i tipi di discussioni sulla possibilità che gli ucraini possano comunque ottenere la cosiddetta protezione dell’Articolo 5, possano in qualche modo averla dagli Stati Uniti e dalle nazioni europee senza essere membri della Nato, credo che su questo la discussione sia aperta”.
Il tavolo diplomatico
In precedenza Mosca aveva chiesto a Washington di ordinare all’Ucraina di concludere un accordo sulla navigazione commerciale nel Mar Nero, passaggio definito dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, come “garanzie chiare”. Al contempo la Russia chiede inoltre di non essere più “esclusa” dal mercato mondiale dei fertilizzanti e dei cereali. “Dobbiamo ora mettere in atto le garanzie e i meccanismi più chiari, concreti, verificabili e realistici” possibili, ha affermato. “Vogliamo che il mercato dei cereali e quello dei fertilizzanti siano prevedibili e non vogliamo che nessuno provi più a escluderci da questo mercato”.
Loperfido: Pace giusta e proposta italiana
Secondo Emanuele Loperfido, deputato di Fratelli d’Italia, membro della delegazione italiana presso l’Osce e segretario della Commissione Esteri, Giorgia Meloni ha ben illustrato la posizione italiana che supporta una pace giusta e duratura: “Sono questi i presupposti affinché il cessate il fuoco duri nel tempo, una soluzione non giusta avrebbe oggettivamente meno durata – dice a Formiche.net – Condivido inoltre la volontà di lavorare a fari spenti perché l’importante è giungere ad una soluzione giusta, anche in considerazione del tema legato alle garanzie sollevato dal premier. Secondo me se si tratta di garanzie difensive allora non c’è nessun motivo per cui Mosca dovrebbe preoccuparsene, per cui il quadro composto da una tutela dell’Ucraina con l’articolo 5 accanto al non ingresso nella Nato dovrebbero portare alla chiusura del cerchio”.
E conclude: “In tutto ciò e mentre il tavolo diplomatico discute di cereali e Mar Nero, osservo che la Russia continua a bombardare l’Ucraina giorno e notte, per consolidare quanto già conquistato. E al contempo Kiev sta continuando a difendersi con le unghie e con i denti”.