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Vetro, la soluzione sostenibile negli imballaggi per alimenti. Lo studio

Presentato nei giorni scorsi da Assovetro lo studio “La riciclabilità dei materiali per contenitori: la specificità del vetro”, realizzato dal professor Vincenzo Maria Sglavo dell’Università di Trento. “Per il quinto anno consecutivo, l’Italia supera il target europeo del riciclo del vetro, fissato al 75%”, così a Formiche.net il presidente di CoReVe Gianni Scotti

Gli imballaggi in vetro sono ampiamente utilizzati nel packaging alimentare grazie alle sue proprietà di inerzia chimica, trasparenza e resistenza. Non degradando nel tempo, conserva inalterate le caratteristiche organolettiche degli alimenti, aspetto fondamentale per il mantenimento della qualità e della sicurezza alimentare. Inoltre, il vetro è riciclabile al 100% e può essere riutilizzato infinite volte senza perdere qualità e purezza. Questo ne fa un materiale di prima scelta nell’ottica della sostenibilità e dell’economia circolare. Il riciclo degli imballaggi in vetro e il suo riutilizzo contribuiscono in maniera significativa alla riduzione dei rifiuti e all’uso sostenibile delle risorse.

Le qualità del packaging in vetro rispetto ad altri contenitori sono contenute nello studio “La riciclabilità dei materiali per contenitori: la specificità del vetro”, realizzato dal professor Vincenzo Maria Sglavo dell’Università di Trento e presentato nei giorni scorsi da Assovetro; un’analisi sulle qualità e la riciclabilità dei materiali maggiormente utilizzati negli imballaggi: vetro, Pet, alluminio e multistrato poliaccoppiato.

“Un corretto riciclo del packaging, anche in prospettiva di produzione, è la chiave per un futuro sostenibile – ha detto Marco Ravasi, presidente di Assovetro – In questo panorama il vetro si presenta con tutte le carte in regola: può essere riusato e riciclato infinite volte senza mai perdere le sue qualità intrinseche. Uno dei fattori critici resta ancora il peso delle bottiglie, ma stiamo lavorando per realizzarle sempre più leggere, siamo arrivati in alcuni casi a bottiglie da vino fermo75cl di 300 grammi”.

Per valutare l’impronta ecologica dei quattro materiali presi in esame, lo studio analizza la produzione del materiale vergine, il processo di trasformazione e la produzione con materiale riciclato. Tra questi materiali il vetro rappresenta quello che , nella sua produzione, richiede i minori quantitativi di energia ed è quindi responsabile di inferiori emissioni di CO2, ed è associabile a consumi di acqua trascurabili. I processi di trasformazione per convertire il materiale in contenitore, invece, non risultano diversi per impronta di anidride carbonica e di energia.

Tra gli up and down che emergono dallo studio, vetro e alluminio vincono la sfida del riciclo, rispettivamente con l’81% e il 70%, mentre il multistrato non supera il 40%. Questo e l’alluminio consumano più acqua, mentre si riscontra minor impronta di CO2 nella produzione di vetro e multistrato. Meno energia per produrre un chilo di materiale riciclato sui riscontra nel vetro, seguito dal multistrato. Ma il vetro sconta la pesantezza dei contenitori: una bottiglia da 500 ml pesa circa 15 volte in più di una lattina di alluminio della stessa capacità.

Lo studio analizza anche i sistemi di raccolta e riciclo dei quattro materiali. Il vetro e l’alluminio godono di raccolte e di riciclo consolidati. Il vetro dispone di un a filiera che garantisce una materia prima seconda di ottima qualità per produrre nuova materia con sprechi quasi nulli. I vantaggi ambientali sono noti: si rimette in ciclo una risorsa, si riducono i rifiuti, si consuma meno energia e si producono minori emissioni: per ogni tonnellata di rottame di vetro utilizzata si riducono di 300 grammi le emissioni di CO2.

L’ alluminio per lattine è raccolto, in genere, insieme a plastiche e acciaio, da cui viene successivamente separato per produrre materia prima seconda. Gli aspetti critici riguardano i fenomeni ossidativi che riducono l’efficienza della riciclabilità. Il riciclo del Pet per la produzione di bottiglie ha avuto un avvio lento, con tassi di riciclo, nel 2022, del 60%. Per il multistrato poliaccoppiato, solo la carta è la frazione realmente recuperata e solo due cartiere in Italia sono specializzate nel suo trattamento.

Secondo gli ultimi dati di CoReVe, il consorzio del sistema Conai che si occupa del riciclo dei rifiuti di imballaggio in vetro, in Italia si è riciclato, nel 2023, il 77,4% dell’immesso al consumo, poco meno di 2 milioni e mezzo di tonnellate e, secondo gli ultimi numeri comunicati dal Conai, dovrebbe raggiungere l’81% entro il 2025. I vantaggi da punto di vista economico e ambientale parlano di 414 milioni di metri cubi di gas risparmiati: 2 milioni 400 mila tonnellate di emissioni di CO2 evitate; quasi 4 milioni di tonnellate di materie prime risparmiate; 92 milioni di euro erogati ai Comuni dal consorzio per la raccolta differenziata e 410 milioni di euro economizzati per il mancato smaltimento in discarica.

“Per il quinto anno consecutivo, l’Italia supera il target europeo del riciclo del vetro, fissato al 75% – ha dichiarato a Formiche.net il presidente di CoReVe Gianni Scotti – In dieci anni, grazie all’azione di sensibilizzazione dei cittadini da parte del consorzio e agli investimenti per l’implementazione di progetti e attrezzature (circa 20 milioni in tre anni) per il miglioramento della raccolta differenziata, abbiamo ottenuto un aumento di oltre il 27% della quantità di vetro riciclato, passando dal 70% al 77,4%, superiore al target europeo del 75% entro il 2030”. “Molto resta ancora da fare – ha concluso Scotti – per ottenere nel Sud del Paese gli stessi risultati del Nord, ma il trend di miglioramento del Meridione è evidente e incoraggiante”.

Il perdurare della crisi geopolitica e il clima di incertezza hanno fatto registrare nel 2024 un calo dei consumi in tutta Europa, Italia compresa, e di conseguenza anche della produzione degli imballaggi in vetro. Il settore (bottiglie, vasi, flaconi, articoli per uso domestico) ha chiuso l’anno passato con un calo di produzione del 3,4% rispetto all’anno precedente. In particolare, la produzione di bottiglie (3,6 milioni di tonnellate) è calata del 5%, mentre c’è stato un exploit nella produzione di vasi alimentari del 24 e mezzo per cento. Per quanto riguarda il commercio estero, il trend negativo si riscontra nell’import e nell’export di bottiglie, mentre è molto positivo, in linea con la produzione, quello dei vasi.


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