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Vi spiego come funziona la prima banca della Difesa. Parla Rob Murray (Dsr Bank)

La creazione della Dsr Bank rappresenta un passo strategico per colmare il deficit di finanziamento della difesa europea. Secondo Rob Murray, la banca multilaterale garantirà capitali a lungo termine, rafforzando la capacità produttiva del settore e incentivando una nuova cultura del procurement. L’obiettivo? Un’Europa più sicura, resiliente e autonoma nella produzione di sistemi d’arma e tecnologie di difesa

Di fronte alle nuove minacce, l’Europa vuole rafforzare la propria Difesa, ma per farlo ha bisogno di colmare i propri gap di finanziamento. È l’obiettivo che si pone la Dsr Bank, pensata per fornire risorse a basso costo agli Stati e per incentivare investimenti nel settore della difesa, come ci ha spiegato il suo fondatore, Rob Murray.

La Dsr Bank si propone come una soluzione per colmare il deficit di finanziamento della difesa. Qual è l’idea alla base della sua fondazione?

Il modello è quello delle banche multilaterali già esistenti, come la Banca Mondiale, e usare tutti i vantaggi di queste istituzioni concentrandoli sulla difesa, la sicurezza e la resilienza. Queste sono le parole-chiave, perché abbiamo bisogno di un’Europa sicura, difesa e resiliente.

Con che obiettivo?

Al momento stiamo assistendo alla rinegoziazione dei termini con cui è finita la Guerra fredda. In Europa, questo vuol dire che dobbiamo diventare capaci di dissuadere efficacemente la Russia. Per far ciò avremo bisogno di disporre di quantità significative di sistemi d’arma, equipaggiamenti e forze militari. Ciò comporterà anche nuovi modi di pensare alla guerra, comprendendo anche la sicurezza energetica, alimentare, e delle infrastrutture critiche. Per noi, difesa più sicurezza equivale a resilienza, ed è questo quello che stiamo cercando di ottenere.

Ci sono degli ostacoli per far questo?

L’Europa deve risolvere due problemi. Primo, dobbiamo armarci rapidamente e in modo adeguato a contenere la Russia. Ciò significa che dobbiamo introdurre al più presto nei nostri inventari nazionali nuovi sistemi d’arma, piattaforme ed equipaggiamenti. La seconda sfida è che in Europa, al momento, non abbiamo la capacità produttiva né i tempi per sostenere questa produzione. Mentre iniziamo a stanziare i soldi per risolvere questi problemi, provenienti dagli Stati, dalla Commissione Ue, domani dalla Dsr Bank, dobbiamo assicurarci di star potenziando la nostra capacità produttiva. Attraverso la Dsr Bank, quindi, puntiamo a risolvere tre problemi.

Quali?

Uno: capitali a basso costo per gli Stati nazionali con un rating AAA su scadenze molto lunghe. Questo è il primo obiettivo della Banca Drs. Due: anche se domani tutti i soldi del mondo arrivassero ai ministeri della Difesa, questi non sarebbero in grado di spenderli perché gli acquisti per la difesa sono notoriamente difficili. Quindi, cercheremo di inserire nei contratti di prestito dei patti e delle clausole di indipendenza per assicurarci che le nazioni che raggiungono i vari standard tecnici e di interoperabilità, cerchino di stimolare una nuova cultura del procurement. Terzo, e più importante, forniremo garanzie alle banche commerciali per inondare il settore, a partire dalla supply chain, di capitale circolante. Senza queste misure, tutto questo denaro non farà altro che creare inflazione. Lo abbiamo visto con il Covid: abbiamo investito molto denaro in un problema per il quale non avevamo la capacità produttiva, e questo ha causato inflazione. Per collocare questo dato nel contesto della difesa, acquistare un proiettile di artiglieria da 155 mm prima dell’invasione dell’Ucraina sarebbe costato circa duemila dollari. Oggi, un proiettile costa oltre 18mila dollari. E questo perché la domanda è salita alle stelle e la produzione non è sufficiente.

Come evitarlo?

Aiutando non solo a far arrivare il denaro alle nazioni a tassi molto bassi, ma anche aiutando le banche commerciali a concedere prestiti all’intera catena di approvvigionamento, in modo che tutte le aziende possano espandersi adeguatamente e gestire tutto il denaro in arrivo. Un classico approccio multilaterale non diverso da quelli della Banca europea per gli investimenti o dalla Banca mondiale.

Come funziona?

Si ha un bilancio. Un punto di partenza ragionevole sarebbe di circa cento miliardi di dollari. Circa il 20% di questo dovrebbe essere il cosiddetto capitale versato o sottoscritto. È la liquidità di cui la banca dispone. Questo 20% verrebbe distribuito tra le nazioni azioniste. E non dovrà essere considerato un costo. Molte persone pensano che si tratti di denaro del governo, che vada in un progetto, che sia un costo irrecuperabile e che non ci sia più. Non è così. Le nazioni diventano azioniste della banca. Hanno un capitale proprio nella banca, che viene messo al servizio di un effetto moltiplicatore in termini di quantità di prestiti. Quindi, con 20 miliardi di dollari distribuiti tra le nazioni azioniste, si ottiene un effetto leva da quattro a cinque volte superiore sui mercati privati.

Che cosa significa?

Che si può usare questa banca, progetto per progetto, per raccogliere investimenti privati, fornendo agli investitori e agli enti privati un’enorme fiducia in termini di domanda sulla destinazione del denaro. La Dsr Bank è complementare a ciò che le nazioni stanno facendo a livello nazionale. Non voglio dare la percezione che si tratti di una sorta di panacea o che sostituisca i budget per la difesa nazionali. È solo di un diverso accesso a nuovi strumenti finanziari. Vogliamo dare alle nazioni uno strumento in più che consentirebbe loro di effettuare spese di difesa anche significative.

Intendete mobilitare anche capitali privati?

Gli azionisti della banca saranno gli Stati nazionali, ma il capitale privato sarà importante. In questa fase non vedrei il capitale privato come azionista della banca, piuttosto un rapporto con le banche commerciali per lavorare sul processo di accesso al mercato obbligazionario e di emissione del debito. Lavorare con le banche commerciali sulle garanzie per aiutare a sottoscrivere la conformità e il rischio di credito permette alle banche commerciali di portare il denaro dove è necessario nel settore della difesa.

Immagina un ruolo potenziale per la Dsr Bank come consulente finanziario, in stile banca d’investimento, o per le operazioni di trasformazione e consolidamento del settore?

Quando le nazioni si rivolgeranno alla banca per prendere in prestito denaro per qualsiasi progetto, ci saranno project manager e personale nella banca per assicurarsi che quel denaro vada dove deve andare e non venga usato per altri scopi. Il rischio reale, con tutti i soldi che vengono impegnati in Europa, è che si comprino le cose sbagliate. Dobbiamo essere saggi e prudenti e assicurarci di acquistare le attrezzature necessarie per combattere la guerra di domani, non quella di ieri.

Il Parlamento europeo ha espresso un chiaro sostegno alla creazione di una banca della difesa. Tuttavia, storicamente, l’Europa è stata riluttante a investire massicciamente nel settore. Pensa che con la Dsr Bank assisteremo a un cambio di paradigma duraturo?

Siamo nel mezzo di un cambiamento di mentalità. L’Europa si assumerà una maggiore responsabilità per la propria difesa e sicurezza. Il che significa che le nostre istituzioni dovranno riallineare gli investimenti e adattarsi alla nuova realtà. Penso che gli Stati nazionali non saranno troppo propensi a esternalizzare alle istituzioni dell’Ue, e che si andrà verso un sostanziale equilibrio. Sicuramente ci sarà una riconfigurazione dell’architettura di difesa, sicurezza e resilienza in Europa, e una buona indicazione di come potrebbe essere questo futuro viene dal Libro Bianco della Difesa e dal sostegno che il Parlamento europeo ha dato alla Dsr Bank. Si sta costruendo molto velocemente questa nuova realtà, e una banca multinazionale focalizzata esclusivamente sulla difesa, la sicurezza e la resilienza deve farne parte.

Il settore della difesa è spesso penalizzato dai criteri ESG, che ne limitano l’accesso ai finanziamenti tradizionali. La Dsr Bank può essere un’alternativa strategica per superare questo ostacolo? Ritiene che sia necessario ripensare gli standard ESG per includere la sicurezza come valore fondamentale?

Alcune delle sfide che le banche commerciali devono affrontare nel concedere prestiti al settore della difesa e alla catena di approvvigionamento sono l’effetto dell’imposizione delle normative ESG e delle regole Know-your-costumer e antiriciclaggio. Tutti questi elementi si sono sommati e hanno reso elevato il rischio di compliance per le banche commerciali che concedono prestiti in questo settore. Quando penso all’ESG, faccio fatica a capire come si possa avere un approccio ambientale, sociale e di governance forte se non c’è una base di sicurezza sottostante. Non voglio dire che l’ESG non sia importante, ma senza una solida base di difesa e sicurezza è piuttosto irrilevante.

La Dsr Bank guarda soprattutto all’Europa, ma si rivolgerà anche alle nazioni alleate in altre regioni del mondo? Penso ad esempio all’Indo-Pacifico, dove la partnership con l’Europa è in crescita.

Abbiamo due grandi problemi da risolvere. Primo, mettere negli inventari degli Stati i sistemi d’arma. Secondo, costruire la capacità produttiva dell’Europa in modo che possa costruirli da sola in futuro. In questo momento, che ci piaccia o no, l’Europa semplicemente non ha la capacità produttiva per fabbricare tutto ciò di cui ha bisogno. Pertanto, qualsiasi banca di questo tipo deve avere un’ampia base di azionisti, che deve includere nazioni like-minded che al momento hanno queste capacità produttive. Se si vuole costruire una nave o comprare i proiettili d’artiglieria da 155, si va in Corea del Sud; per i veicoli terrestri si va in Australia. Il problema non è che non possiamo produrre in Europa, tutt’altro. Ma l’Europa, al momento, non è in grado di produrre rapidamente. Vogliamo creare una banca in grado di far arrivare il denaro alle nazioni in modo che possano acquistare rapidamente ciò di cui hanno bisogno. E questo significa acquistare dai Paesi europei, ma anche da quelli extraeuropei dove ci sono le giuste capacità. Allo stesso tempo, dobbiamo costruire la capacità produttiva dell’Europa in modo che possa essere autosufficiente. Dobbiamo fare entrambe le cose allo stesso tempo. Inoltre, la geografia conta. Noi pensiamo a Mosca nel contesto dell’Europa orientale, ma se si va all’altro capo della Russia, confina con il Giappone.

Quali sono i tempi per la piena operatività della Dsr Bank?

Il prossimo passo è ottenere l’accordo sulla Carta della Banca. Questo richiederà alcuni mesi di negoziati. Lo scenario ideale è che venga approvata in tempo per il vertice Nato di giugno. Una volta approvata, dovrà essere ratificata dal Parlamento, perché si tratta essenzialmente di un trattato internazionale, e questo richiederà altri mesi. Realisticamente, le operazioni non inizieranno prima del 2026. Sebbene possa sembrare che ci voglia del tempo per rendere il tutto operativo e funzionante, in realtà si tratta di una velocità fulminea rispetto al tempo necessario per creare queste istituzioni.

Quali saranno i primi progetti di finanziamento di questa nuova istituzione?

Per quanto riguarda i primi progetti, la decisione spetterà alle nazioni e ai processi interni della Banca. È importante notare che nel frattempo ci sono stati tutti questi grandi annunci sulla spesa per la difesa e sul finanziamento di nuovi strumenti. Tutto ciò è fantastico, ed è così che i governi e le istituzioni dovrebbero lavorare: rapidamente per riempire un vuoto. La gente è preoccupata per quello che potrebbe accadere, e se non abbiamo un’architettura di base, come la Dsr Bank, non risolveremo il problema. Non faremo altro che buttare soldi sul problema e ottenere solo cose più costose.


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