La Cina ha esteso il sistema di pagamenti in renminbi digitale a 16 Paesi tra Asean e Medio Oriente, offrendo un’alternativa rapida ed efficiente al circuito Swift? Non ci sono conferme per ora, su una mossa che rafforzerebbe il ruolo globale di Pechino attraverso la tecnologia blockchain e la Belt and Road Initiative. Si apre un nuovo scenario che potrebbe ridurre l’influenza del dollaro, minando la capacità strategica occidentale
Circolano informazioni non ancora verificabili su una decisione della People’s Bank of China di estendere pienamente il sistema di regolamento transfrontaliero in renminbi digitale (e-Rmb) a dieci Paesi dell’Asean e sei del Medio Oriente. Qualcosa che segnerebbe un ulteriore passo nella strategia cinese di penetrazione nei mercati globali. Una mossa che, se fosse confermata, potrebbe incidere sul 38% del volume commerciale mondiale, offrendo un’alternativa concreta al sistema Swift, ancora dominato dal dollaro statunitense. “Questo cambia tutto”, scrive il bollettino news di Binance. O almeno, “potrebbe cambiare”.
Ciò che è certo è che il salto tecnologico compiuto da Pechino nel campo delle valute digitali si fonda sull’impiego di tecnologie blockchain che abbattono tempi e costi di transazione. A titolo di esempio, analisti finanziari emiratini raccontano che durante una prova tra Hong Kong e Abu Dhabi, una transazione in e-Rmb ha richiesto appena sette secondi per essere completata, eliminando la necessità di passare attraverso sei banche intermediarie e riducendo del 98% le commissioni rispetto ai sistemi tradizionali. Un’efficienza che, se da un lato attira l’interesse di molti osservatori internazionali, dall’altro solleva interrogativi sul nuovo equilibrio dei poteri finanziari globali. Un equilibrio in cui Pechino vuol far sentire il suo peso.
La capacità del sistema cinese di integrare in tempo reale tracciabilità delle operazioni e regole anti-riciclaggio automatiche rappresenta un’ulteriore leva di attrattività, in particolare per partner commerciali che cercano maggiore rapidità e sicurezza nei pagamenti. Paesi come Indonesia, Malesia e Singapore hanno già cominciato a includere il renminbi tra le proprie riserve valutarie, mentre la Thailandia ha effettuato la prima transazione petrolifera in valuta digitale cinese. Inoltre, oltre 23 banche centrali, tra cui quelle di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, stanno partecipando attivamente ai test sulle valute digitali promossi da Pechino.
Ma al di là della componente tecnologica, è il quadro strategico a suscitare maggiori riflessioni — indipendentemente se siano vere o soltanto verosimili le ultime notizie. L’e-Rmb non è solo un mezzo di pagamento, bensì uno strumento d’influenza inserito nella più ampia cornice della Belt and Road Initiative. Progetti infrastrutturali come la ferrovia Cina-Laos o la linea ad alta velocità Giacarta-Bandung sono già accompagnati da un’infrastruttura digitale che comprende navigazione satellitare Beidou e comunicazioni quantistiche. È la “Digital Silk Road”. Anche nel settore marittimo, le rotte artiche diventano terreno di sperimentazione per regolamenti digitali più efficienti, coinvolgendo — per necessità geostrategiche e geoeconomiche — anche attori industriali europei.
Secondo i dati forniti da Pechino, anche questi difficilmente conformabili in modo indipendente, l’e-Rmb è oggi compatibile con l’infrastruttura digitale di 87 Paesi, e il volume di transazioni transfrontaliere ha superato i 1.200 miliardi di dollari. Ossia, mentre negli Stati Uniti continua il dibattito interno sulla digitalizzazione del dollaro, la Cina starebbe costruendo una rete di pagamenti che si estende ormai in quasi tutto il mondo.
Per gli Stati Uniti, per l’Unione europea (e dunque per l’Italia) e per i cosiddetti “like-minded” democratici, questo nuovo scenario richiede una valutazione attenta. Se da una parte l’efficienza del sistema cinese può offrire vantaggi economici a breve termine, dall’altra l’adozione di un’infrastruttura finanziaria alternativa e centrata su Pechino potrebbe comportare una profonda modificazione dell’ordine finanziario (e politico) internazionale — attualmente occidente-centrico e basato sul Dollaro statunitense.
In un contesto di crescente polarizzazione tecnologica e politica, il rischio di un allargamento di certe tensioni al settore monetario è che il futuro dell’economia digitale venga definito secondo regole che non riflettono pienamente gli interessi dell’ordine liberale basato sulle regole — che ha forgiato gli ultimi settant’anni. Ed è qui il senso profondo della diffusione della notizia: un’informazione verosimile, ancora non confermata, che potrebbe anche soltanto servire ad alzare attenzione — insicurezza e opportunismo — non solo nel settore finanziario. Anche di questo si compone la narrazione strategica del Partito Comunista Cinese.