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I mercati fiutano la trattativa sui dazi. E tornano ottimisti

A tre giorni dalla visita del premier italiano a Washington, che di fatto apre la finestra di trattative con gli Stati Uniti, Borsa e spread ritrovano il buon umore, dopo la tempesta perfetta dei giorni scorsi. E anche Wall Street sorride. Un buon segnale

Forse è presto per dire che la tempesta è passata. Ma certo, il buon umore è tornato sui mercati globali. Fuoco di paglia? Forse, o forse no. Forse gli investitori credono per davvero al fatto che Donald Trump, alla fine, abbia voluto sparare a palle incatenate contro due terzi di economia globale per condurla a un negoziato che riequilibri le sorti commerciali degli Stati Uniti. A dire il vero, così è stato. Tra 72 ore scarse Giorgia Meloni volerà a Washington per incontrare proprio Trump. Per fare quello che un po’ tutti i governi colpiti dai dazi statunitensi vogliono fare. Scendere a patti con il capo della Casa Bianca per non riportare le lancette del commercio globale a una sorta di lockdown studiato a tavolino.

Un obiettivo che per i listini, reduci da un incendio costato 10 mila miliardi in tre sedute, dall’Asia agli Usa, passando per l’Europa, è alla portata non solo dell’Italia, ma di tutti. O quasi, visto che la grande incognita resta la Cina. La sensazione, comunque, è che tornare alla ragione, sia possibile. Basta guardare al grande spolvero con cui hanno iniziato la settimana le principali piazze finanziarie mondiali. Dopo che l’amministrazione Trump ha deciso di far un passo indietro sui dazi, esentando dispositivi elettronici, quali smartphone, chip e pc per lo più importati dalla Cina, i listini hanno interpretato la decisione come una sorta di calice della pace offerto dagli States al presidente cinese, Xi Jiping, anche se la situazione rimane fluida nell’attesa degli imprevedibili annunci del presidente americano.

Ed ecco i numeri della speranza. A metà giornata, Francoforte guadagnava il 2,5%, Parigi il 2,25%, Madrid l’1,99% e Londra l’1,85%. A Milano il Ftse Mib, anche galvanizzato dall’innalzamento del rating, venerdì sera, da parte di Standard&Poor’s (da BBB a BBB+), correva al passo del 2,7%. Stessa euforia sul versante del debito sovrano, con la drastica riduzione del differenziale dei tassi sui titoli di Stato decennali tra Italia e Germania. Lo spread è sceso a 117 punti 120 punti base, con i rendimenti dei Btp decennali che si sono smorzati di circa 2 punti base al 3,75%, mentre quelli della Germania restano invariati al 2,55%.

E dall’altra parte dell’Oceano Atlantico? Stessa musica, più o meno, con tutti i future dei principali indici azionari statunitensi in territorio positivo a circa un’ora dall’avvio delle contrattazioni della prima seduta della settimana. Nel dettaglio, il derivato sul Dow Jones guadagnava l’1%, mentre quello sull’S&P500 sale dell’1,4%. Performance migliore per il future sul Nasdaq100 (+1,8%). In apertura,  il Nasdaq ha avviato le contrattazioni a +2,33%, l’S&P a +1,68% e il DJ a +1,02%. Resta debole il cambio dollaro-euro, con il biglietto verde a 1,13 sull’euro. Sì, forse i mercati ci credono, al negoziato.


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