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Meloni-Trump, zero per zero sui dazi? Ecco perché è possibile secondo Menia

Il vicepresidente della commissione Esteri-Difesa del Senato: “Lavorare contro l’isolazionismo europeo dall’Occidente. Niente guerra commerciale con gli Usa, piuttosto un accordo positivo che integri le due economie. Il vertice avrà l’obiettivo di proseguire nella costruzione di un ponte, grazie alla figura di Giorgia Meloni, tra Ue e Usa. Non sottovalutare il nesso causale esistente tra dazi, geopolitica e riequilibrio mondiale”

Come si prepara Giorgia Meloni alla visita alla Casa Bianca da Donald Trump, con quali auspici e soprattutto con quale proposta da mettere su tavolo? Lo spread oggi fa segnare 122, le borse europee tornano a cadere, mentre l’Ue annuncia la Ursula’s list di controdazi da far scattare il 15 aprile. Il nemico si chiama isolazionismo europeo dall’Occidente, riflette con Formiche.net Roberto Menia (FdI), vicepresidente della commissione esteri/difesa del Senato.

La tesi di Meloni

Il ragionamento fatto all’incontro con le categorie economiche sul tema dazi dal premier è stato lineare: considera la decisione Usa sbagliata sulla base del principio che le economie dei paesi occidentali sono fortemente interconnesse, per cui mettere in campo politiche protezionistiche così incisive produrrà solo danni e Europa e Stati Uniti. Si tratta di due partner che “contano sulla relazione economica più integrata al mondo, rappresentano, insieme, quasi il 30% degli scambi mondiali di beni e servizi e il 43% del Pil mondiale”. Si completano a vicenda, è la considerazione di Meloni, quindi qualsiasi ostacolo agli scambi internazionali “è penalizzante in particolare per una Nazione come l’Italia, che ha una lunga tradizione di commercio con l’estero e può contare sulla grande forza del Made in Italy”. Al contempo ha sottolineato l’importanza di riflettere sull’impatto reale che la decisione americana può avere, visto che le esportazioni italiane negli Stati Uniti valgono circa il 10% di quelle totali. Ciò significa che non è semplice analizzare da oggi quali saranno le conseguenze dirette di queste scelte, elemento che si somma all’altro specificato dal presidente del consiglio, viste le connessioni con borse e mercati: ovvero non alimentare il panico.

Contro l’isolazionismo europeo dall’occidente

“Niente guerra commerciale con gli Usa, nella considerazione che in quel caso il rischio di danni collaterali sarebbe ben superiore alle attese. Piuttosto, lo sforzo verso un accordo positivo che integri le due economie potrebbe essere un obiettivo non solo utile ma pragmatico, nel solco delle iniziative intraprese dal premier nei momenti complessi come questo”. Così a Formiche.net Roberto Menia (FdI), vicepresidente della commissione esteri/difesa del Senato, che analizza i temi che verranno trattati nel vertice alla Casa Bianca, accanto alle aspettative italiane sul punto.

“Siamo tutti perfettamente consapevoli della difficoltà di gestire cambiamenti come quelli azionati dalla decisione americana, ma non per questo dobbiamo esimerci dall’immaginare soluzioni costruttive e potenzialmente risolutive. Il vertice alla Casa Bianca avrà l’obiettivo di immaginare strade alternative e proseguire nella costruzione di un ponte, grazie alla figura di Giorgia Meloni, tra Ue e Usa. L’isolazionismo europeo dall’occidente che qualcuno vorrebbe foraggiare, forse per altri obiettivi, è un rischio che tutti dovrebbero scongiurare. Il mutuo beneficio tra l’economia europea e quella americana non può venir meno, perché in quel caso si manifesterebbe un palese indebolimento dell’Occidente”.

Il nesso con le politiche Ue

“Non va dimenticato – aggiunge il senatore di FdI – che Roma è stata tra le prime a stimolare la possibilità di azzerare i dazi reciproci con la cosiddetta formula zero per zero. Si tratta di una proposta fattibile e ragionevole che il premier porterà sul tavolo a Trump il prossimo 17 aprile, anche per agganciare l’intera questione al macro tema della competitività europea. Il riferimento è alle mosse che l’Ue dovrà fare per la propria maturazione, al di là dei dazi: penso alle folli regole ideologiche del Green Deal, che danneggiano il nostro tessuto produttivo specialmente quello delle auto; penso al non più rinviabile rafforzamento della competitività delle nostre imprese; penso alla rapida postura che le istituzioni Ue devono assumere verso il mercato unico. Tutte riforme che si sarebbero dovute mettere in piedi da tempo, in base alla considerazione generale e ormai acclarata che l’Unione europea è purtroppo ingabbiata da norme e codicilli che le impediscono di crescere”.

Da problema a opportunità?

E conclude: “I dazi americani sono un problema, ma potrebbero paradossalmente anche essere un’opportunità per riformare l’Ue, calibrarla meglio al proprio interno e tarare politiche lungimiranti, non solo concentrate sull’emergenza di turno che può essere la pandemia, la guerra in Ucraina o la crisi energetica. Su questo punto, inoltre, penso non si dovrebbe sottovalutare il nesso causale esistente tra dazi, geopolitica e riequilibrio mondiale. Siamo in una fase del tutto nuova, da gestire e non da subire. Per questa ragione il pragmatismo di Giorgia Meloni si rivelerà molto più utile delle fughe in avanti o delle risposte scomposte di altri leaders europei, desiderosi più di mettersi in mostra che di trovare una soluzione condivisa e credibile”.


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