I principali istituti della Repubblica popolare hanno chiuso il primo trimestre con meno margini e profitti. Forse tutto previsto, ma il problema c’è. E Pechino torna a coccolare l’Europa
La guerra commerciale presenta il primo, vero, conto alla Cina. Pochi giorni fa Formiche.net ha raccontato come lo scontro psicologico e muscolare con gli Stati Uniti abbia cominciato a mettere sotto pressione i conti delle principali banche del Dragone. Le quali, nel presentare il mercato i numeri relativi al primo trimestre, hanno tutte o quasi registrato una frenata dei margini. Il motivo è presto spiegato: se le industrie hanno più difficoltà a vendere i loro prodotti sul mercato americano, allora l’attività si riduce e c’è meno bisogno del sostegno finanziario. E allora, ecco l’effetto collaterale sul sistema bancario.
Cinque grandi istituti di credito cinesi hanno riportato margini più ristretti, anche sul versante degli utili e non solo su quello della redditività poiché, ha chiarito Reuters nel passare al setaccio i bilanci, “il settore bancario è colpito da un rallentamento economico prolungato e le crescenti tariffe doganali offuscano ulteriormente le prospettive”. Nel primo trimestre del 2025, “l’economia globale non ha avuto un forte slancio di crescita”, ha per esempio affermato China Construction Bank Corp, nella nota di accompagnamento ai conti trimestrali. “Le prospettive di crescita del commercio globale hanno incontrato numerose sfide, tra cui l’aumento dei dazi doganali.” Addirittura la China commercial bank ha chiuso il trimestre con un calo dell’utile del 4%.
“Prevediamo che i rischi patrimoniali correlati (alla guerra commerciale, ndr) emergeranno gradualmente di pari passo con il rallentamento della crescita economica, che si trova ad affrontare il vento contrario degli shock tariffari”, ha affermato Nicholas Zhu, analista di Moody’s. E ancora, sempre secondo gli analisti, si prevede che la redditività delle banche cinesi “verrà ulteriormente ridotta dai potenziali tagli ai tassi di interesse chiave quest’anno. Pechino ha mantenuto stabili i tassi di interesse sui prestiti del Paese per il sesto mese consecutivo, ma i mercati scommettono che nei prossimi mesi saranno probabilmente introdotti ulteriori stimoli per mantenere una crescita stabile, in un contesto di intensificazione della guerra commerciale sino-americana”.
Lasciando le banche e sconfinando nella geopolitica, ma la distanza con la questione dazi è sempre corta, in queste ore la Cina ha provato a rifilare una carezza all’Europa. Ribadendo di percepire un miglioramento nei rapporti con l’Unione europea, “alla luce anche dei toni accesi che si sono sviluppati tra l’Europa e l’amministrazione del presidente Usa Donald Trump“, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. E ricordando che nel 2025 cade il 50mo anniversario dell’apertura delle relazioni diplomatiche e questa è l’occasione per “importanti opportunità di sviluppo delle relazioni”.