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Ecco la via dell’Artico, con Tokyo

Dall’Indo-Pacifico all’Artico, l’asse Roma-Tokyo si muove su nuovi scenari. Italia e Giappone stanno riscrivendo le regole della cooperazione polare, tra diplomazia, scienza e strategie marittime. Con un occhio, forse, anche all’India

Negli spazi globali sempre più interconnessi, l’Artico si afferma come crocevia strategico e geopolitico. Lontano dall’essere una regione marginale, è oggi al centro di nuovi interessi e dinamiche multilaterali. In questo contesto si inserisce il rafforzamento del dialogo tra Italia e Giappone, emerso con forza tra marzo e aprile 2025 attraverso eventi chiave a Roma come “Arctic Connections 2025 – Space in the Arctic” e il seminario bilaterale “Italy and Japan: Common Perspectives in the Arctic”, co-organizzati dalla Sasakawa Peace Foundation (Spf) e da attori istituzionali italiani come la Sioi e la Marina, o l’ambasciata norvegese.

Lo abbiamo descritto sull’ultima edizione della newsletter Indo-Pacific Salad dal titolo “La via dell’Artico, con Tokyo” (ci si iscrive seguendo il link) e lo abbiamo fatto anche attraverso una conversazione con Fabrizio Bozzato, ricercatore della Sasakawa Peace Foundation. “L’Artico non è più soltanto una regione remota”, dice: “È un punto di torsione geopolitica e ambientale, dove si incrociano flussi marittimi, trasformazioni climatiche, posture strategiche e ambizioni nazionali”.

Italia e Giappone, pur non essendo Paesi artici, stanno costruendo una cooperazione coerente su diversi fronti — dalla ricerca scientifica alla diplomazia, fino alla governance marittima. Una convergenza che si riflette anche nel prossimo “Arctic Circle Rome Forum – Polar Dialogue”, che si terrà nella capitale italiana a gennaio 2026.

“L’Artico è diventato un banco di prova per la tenuta della diplomazia multilaterale in un mondo frammentato”, osserva ancora Bozzato. “Italia e Giappone condividono non solo una solida tradizione di ricerca, ma anche la volontà di contribuire a nuove forme di cooperazione e governance”.

Il dibattito si inserisce in una più ampia riflessione su modelli alternativi, come quello proposto dal Giappone, via Spf, con il concetto di Blue Infinity Loop: una visione olistica della governance oceanica, che riconosce l’interconnessione globale degli spazi marittimi e invita a superare le logiche blocco-centriche. In questa prospettiva, anche l’Italia può giocare un ruolo rilevante.

“La collaborazione italo-giapponese può diventare un laboratorio di diplomazia oceanica”, spiega ancora Bozzato. “Una diplomazia che non cerca la forza perimetrale dei blocchi, ma la forza relazionale delle connessioni”.

E l’India? In questi giorni è in programma l’India Forum on the Arctic, ossia un evento che porterà a New Delhi una serie di esperti della regione da tutto il mondo, concentrati a parlare dal polo occidentale dell’Indo-Pacifico del Polo Nord globale. Già, perché anche l’India sta cercando un proprio spazio nella regione artica, tra cooperazione scientifica, rotte commerciali e ambizioni geopolitiche. La sua traiettoria resta per ora segnata da un equilibrio delicato: se da un lato collabora attivamente con la Russia, dall’altro potrebbe progressivamente orientarsi verso un riallineamento con i partner nordici ed europei (e qui potrebbe esserci un ulteriore spazio per l’Italia, viste le relazioni in corso).


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