Le questioni commerciali in ballo vertono settori come l’allentamento dei dazi all’importazione, le barriere normative per le aziende statunitensi, il potenziamento delle opportunità congiunte nei settori dello spazio, delle telecomunicazioni e delle biotecnologie, il modus in cui gli Stati Uniti possono muoversi all’interno del mercato Ue. Temi che si legano a doppia mandata anche ad altri. Ecco quali
I dazi al centro, ma con ai lati energia, difesa e IA. Giorgia Meloni e Donald Trump hanno un paniere di temi complessi dinanzi a loro, con una serie di conseguenze precise alla voce relazioni commerciali e business. Al contempo al macro tema delle tariffe si sommano una serie di variabili che possono essere determinanti nelle valutazioni complessive, come le opportunità congiunte nei settori dello spazio, delle telecomunicazioni e delle biotecnologie. Punto di partenza lo stop di 90 giorni deciso da Washington per i dazi all’Ue, su cui il premier italiano si è confrontato telefonicamente con Ursula Von der Leyen prima di salire sull’aereo per Washington. Di contro, proprio il ruolo di Palazzo Chigi all’interno del G7 fa ben sperare, accanto alla considerazione trumpiana verso Meloni: un rapporto di stima personale che è stato più volte ribadito e che si ritrova nella locuzione “special relation”.
Quale cooperazione
L’energia è un tema fondamentale, non mediaticamente parificato ai dazi ma comunque di estrema rilevanza, dal momento che gli Usa sono il primo esportatore di gnl, e Roma può impegnarsi ad acquistarne volumi maggiori in considerazione della sua volontà di diversificazione dell’approvvigionamento. La visita di Meloni segue quella di una delegazione giapponese e della presidente messicana Claudia Sheinbaum. Il premier italiano agli occhi della Casa Bianca è visto come un ponte con Bruxelles nel contesto di una guerra commerciale che fino a questo momento ha scosso i mercati finanziari e aggravato i timori di una recessione su scala globale.
Le questioni commerciali in ballo tra Washington e Roma vertono settori come l’allentamento dei dazi all’importazione, le barriere normative per le aziende statunitensi, il potenziamento delle opportunità congiunte nei settori dello spazio, delle telecomunicazioni e delle biotecnologie, il modus in cui gli Stati Uniti possono muoversi all’interno del mercato Ue. Temi che si legano a doppia mandata ad altri, come il trasporto marittimo, la difesa, la sicurezza, la guerra in Ucraina, la geopolitica delle alleanze.
Le imposte aggiuntive su settori come quello automobilistico, siderurgico e dell’alluminio sono pesate com decisive nell’economia complessiva dell’incontro. Circa il 10% delle esportazioni italiane è destinato agli Stati Uniti, tanto per avere un’idea.
Intermediaria di valore
Alla Casa Bianca Giorgia Meloni gode di una oggettiva stima ed è definita “intermediaria di valore” con l’Europa su commercio e spese militari della Nato. Viene inoltre epitetata come “leader speciale”. Entrambi “lavoreranno insieme per mettere fine alla guerra in Ucraina”. Appare di tutta evidenza che anche Bruxelles guarda con attenzione allo studio ovale, nella speranza di ottenere un buon risultato in un momento in cui i colloqui americani con il commissario Marcos Sefcovic non hanno prodotto risultati. Per questa ragione Meloni punta a consolidare il proprio ruolo di tramite tra Europa e Stati Uniti, anche con l’ottica rivolta ad un settore altamente strategico come la difesa. Come osservato ieri dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovanbattista Fazzolari, l’Italia arriverà al 2% del Pil in tempi brevissimi, ovvero entro il 2025. “L’Italia vuole farsi carico di realizzare la colonna europea della Nato, di pari forza a quella statunitense. Se non arriveremo a questo saranno sempre gli Usa a dettare le regole”, aveva detto. Miele per le orecchie di Trump.
La stessa Casa Bianca ha sottolineato che il lavoro di Meloni è importante per spesa militare. “Tutto quello che l’Italia può fare per superare la soglia del 2% del Pil per le spese della difesa è molto necessario”, ha detto una fonte dell’amministrazione americana in un briefing con i giornalisti prima dell’incontro alla Casa Bianca tra Giorgia Meloni e Donald Trump.