Skip to main content

I dazi piombano sull’affare TikTok. Trump incolpa la Cina, che prende tempo

Il presidente americano dichiara che la trattativa era chiusa, ma Pechino ha fatto saltare il banco per l’introduzione delle tariffe doganali. Per questo è stato costretto a prorogare il bando. Per la chiusura ci sarà da lavorare

A sentire Donald Trump, per la vendita di TikTok era tutto fatto. “Avevamo più o meno un accordo. Non proprio un accordo, ma [eravamo] abbastanza vicino. Poi la Cina lo ha cambiato a causa dei dazi. Se avessi operato un piccolo taglio alle tariffe, avrebbe approvato quell’accordo in quindici minuti, il che dimostra il potere dei dazi”, ha dichiarato il presidente americano parlando dall’Air Force One.

Sabato era il termine ultimo per il passaggio di consegne: ByteDance, società madre di TikTok, avrebbe dovuto vendere a un’azienda americana la sua piattaforma, altrimenti il social network sarebbe stato bandito dagli Stati Uniti. Tutto ciò sarebbe dovuto accadere già a gennaio ma, tra i primi provvedimenti presi una volta insediatosi alla Casa Bianca, Trump aveva prorogato di altri 75 giorni la decisione. Nel fine settimana, senza un accordo in mano, è stato costretto a prenderla di nuovo. “L’accordo richiede ulteriore lavoro per garantire la firma di tutte le approvazioni necessarie”, ha spiegato il presidente americano. Anche secondo l’Associated Press sono stati i dazi a far saltare il banco, con ByteDance che ha comunicato alle controparti statunitensi che Pechino si era sfilata.

Anche il Financial Times riporta questa versione. Secondo una sua fonte, la Cina sarebbe intervenuta proprio all’ultimo per bloccare la vendita. Ma, scrive il Quotidiano del Popolo, megafono del governo, Pechino “non ha chiuso la porta ai negoziati”.

Dalla Cina arriva una precisazione. Quanto richiesto è un ambiente imprenditoriale “aperto, giusto, equo e non discriminatorio” negli Stati Uniti, fa sapere il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian. “Il governo cinese ha espresso chiaramente la sua posizione in più occasioni: affronterà tale questione in conformità con le proprie leggi e normative”.

L’opinione della Cina è, va da sé, rilevante. Anzi, determinante. In primis perché TikTok è da sempre considerata la sua arma di soft power con cui influenzare le altre società. Anche se è di proprietà privata, il governo centrale mantiene un controllo indiretto ma comunque molto serrato.

Uno dei nodi che complicano la trattativa, inoltre, è la questione legata all’algoritmo. Per risolvere le preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale, gli Stati Uniti devono inevitabilmente eliminare quello corrente. Altrimenti la possibilità di infiltrazioni future è impossibile da cancellare. Tuttavia, nel momento in cui si avrà una nuova versione del social network, il suo prezzo calerebbe di molto. I dazi, dunque, sono un problema reale. Ma forse per la Cina possono rappresentare una scusa per guadagnare tempo nell’affare di TikTok.


×

Iscriviti alla newsletter