Il Sudafrica, penalizzato dalla nuova postura americana, può diventare un ponte tra Global South e Occidente, afferma Umberto Tavolato (Med-Or). Secondo il direttore delle relazioni internazionali della Fondazione, l’Italia deve puntare su energia, filiere industriali e cooperazione regionale. Un’occasione strategica per attuare il Piano Mattei e rafforzare la presenza nel continente africano
Nel pieno di una nuova stagione di tensioni globali e ricalibrature strategiche, il Sudafrica si propone come uno snodo geopolitico di crescente importanza. È quanto emerge dallo Special Report della Med-Or Italian Foundation, intitolato “Il Sudafrica alla prova del G20 (e di Trump)”, che esamina il ruolo internazionale del paese africano in un anno chiave, segnato dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dalla presidenza sudafricana del G20. Un passaggio che potrebbe ridefinire i rapporti tra Global South, Europa e Stati Uniti.
È in quest’ottica che abbiamo rivolto alcune domande a Umberto Tavolato, direttore progetti speciali di Med-Or e coautore del report, insieme a Luciano Pollichieni e Corrado Cok, con l’obiettivo di approfondire due aspetti centrali: lo standing internazionale del Sudafrica e le prospettive di cooperazione con l’Italia, in chiave Piano Mattei.
Un ponte tra Sud Globale e Occidente?
“Ci sono alcuni punti importanti da sottolineare. In primo luogo, a livello globale, gli attori che hanno subito le maggiori ripercussioni geopolitiche dall’elezione di Trump alla Casa Bianca sono proprio l’Europa e il Sudafrica”, osserva Tavolato. “In secondo luogo, anche il continente africano, e in particolare il Sudafrica, appunto, è colpito dai dazi commerciali statunitensi. Il rischio è lasciare l’Africa nelle mani della Cina, andando contro l’agenda statunitense per il continente seguita negli ultimi dieci anni, anche durante il primo mandato di Trump”.
In questo quadro, l’Europa per Tavolato ha il compito di “limitare i danni derivanti da una politica americana controversa in Africa, sostenendo il Sudafrica, che è l’economia più avanzata, la democrazia più consolidata, ed il primo partner commerciale del continente, attraverso nuovi accordi commerciali vantaggiosi”. Questo approccio non può che rafforzare la posizione dell’Europa, permettendole di avere nel Sudafrica “un partner più affidabile nel Global South per promuovere agende come i cambiamenti climatici e la transizione energetica, oltre a favorire un dialogo più costruttivo sulla riforma delle istituzioni globali”.
Sudafrica-Italia: una piattaforma per il Piano Mattei
Ma il Sudafrica non è solo un interlocutore multilaterale. È anche, sottolinea Tavolato, un partner bilaterale chiave per l’Italia. Non solo offre un’opportunità di mercato, ma può fungere da piattaforma per triangolazioni di progetti sulla transizione energetica e dei minerali critici in altri paesi dell’Africa meridionale, con sistemi finanziari meno sviluppati.
Come? “Favorendo partnership pubblico-private per la creazione di filiere industriali integrate con l’Europa, in linea con gli obbiettivi del Piano Mattei, dall’ampliamento della linea elettrica regionale per stabilizzare il prezzo dell’elettricità al settore dei trasporti transfrontaliero, favorendo un più efficace scambio commerciale in una regione ricca di minerali critici e nel settore farmaceutico, per la produzione di vaccini nel continente africano”.
L’approccio suggerito è dunque quello di creare filiere industriali integrate tra Africa e Europa, con il Sudafrica come hub continentale. In un momento in cui gli equilibri internazionali si fanno più incerti, investire politicamente ed economicamente nel Sudafrica può dunque rappresentare, per l’Italia e l’Europa, un’opzione strategica per bilanciare la competizione globale e rafforzare una presenza positiva nel continente africano.
D’altronde, altri Paesi si sono già portati piuttosto avanti: una serie di incontri tra Arabia Saudita e Sudafrica durante quest’ultimo anno ha portato alla firma di accordi per miliardi di dollari a favore del Paese, e altre intese sono in arrivo. Era successo anche con l’India durante l’anno del G20. L’Arabia Saudita ha la capacità di “acquistare” la scena centrale, scegliendo con lungimiranza gli interlocutori.