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Imec, politica e business. Cosa connette Italia e India secondo Formentini

La missione del ministro Tajani in India consolida un rapporto bilaterale sempre più strategico per l’Italia, con focus su export, tecnologia e cooperazione industriale. Il Business Forum di New Delhi riunisce imprese e istituzioni intorno a quattro settori chiave, mentre crescono scambi commerciali e investimenti. Sullo sfondo, l’asse geoeconomico dell’Imec rafforza la centralità indo-mediterranea, ricorda Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

La visita del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani in India segna un nuovo, significativo passo nel rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Roma e New Delhi. Dopo business forum con i Paesi Bassi e il Regno Unito, toccherà ad altri due partner strategici per l’Italia: India e Giappone. La tappa indiana è particolarmente densa di contenuti economici, ma anche politici e simbolici. Se l’ottica di condivisione di orizzonti è quella del costrutto indo-abramitico — che lega l’India alle culture mediterranee — quella più a riscontro rapido è di carattere economico commerciale. Il mondo del business italo-indiano riunisce imprese e istituzioni dei due Paesi per esplorare nuove aree di cooperazione.

Il Forum, articolato su due giornate (10 e 11 aprile), si concentra su quattro settori chiave: Industria 4.0, Infrastrutture e trasporti, Transizione energetica e verde, e Tecnologie di frontiera. È prevista anche una tavola rotonda su innovazione e startup, con la partecipazione di fondi, acceleratori e imprenditori tech. Durante la missione, sarà inoltre annunciata l’apertura di un ufficio Simest a New Delhi, mentre eventi laterali fanno da cornice (recentemente la capitale indiana ha ospitato Vinitaly, per esempio).

In un’intervista al Sole 24 Ore, Tajani ha sottolineato che “con dazi o senza dazi, il nostro impegno per rafforzare l’export non può interrompersi”, aggiungendo che in questo obiettivo l’India è un partner sempre più centrale. La centralità indiana nella strategia internazionale dell’Italia va letta anche alla luce dei negoziati tra UE e India per un accordo di libero scambio “a fasi”.

I numeri confermano questa traiettoria. L’India è il secondo partner commerciale dell’Italia in Asia (dopo la Cina) e l’Italia è il terzo nell’Unione Europea per l’India (dopo Germania e Belgio). Dal 2022 l’interscambio commerciale si mantiene stabilmente sopra i 14 miliardi di euro. Le esportazioni italiane ammontano a 5,2 miliardi (+1%), mentre le importazioni indiane sono in lieve flessione (9 miliardi, -2%), con un disavanzo commerciale italiano di 3,8 miliardi. A trainare le vendite italiane sono soprattutto i macchinari e gli apparecchi ad alto valore aggiunto (40,2% del totale). L’India resta anche la seconda destinazione degli investimenti diretti netti italiani nell’Indo-Pacifico, dopo la Cina, con uno stock di 6,7 miliardi di euro.

“Le aziende italiane stanno giustamente dimostrando sempre maggiore attenzione all’India, e viceversa”, spiega Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. “È logica questa dinamica: l’India è un’economia in espansione e una demografia che promette un ampio spettro di consumatori. È inoltre un Paese con cui ci sono punti di vista comuni e visione del mondo condivisa tra democrazie”.

Per tale ragione, secondo Formentini, “lavorando bene per gestire le reciproche misure amministrative, il commercio italo-indiano non può che essere destinato a crescere”. D’altronde, “l’attrattività di New Delhi è dimostrata dall’ampio numero di società italiane che stanno partecipando al business forum. Sono rappresentanti i principali settori industriali, con eccellenze globali che l’Italia porta in dote”.

È anche per questo che serve implementare lo sviluppo di Imec, l’India Middle East Europe Corridor? “Abbiamo molte volte parlato del valore che il Corridoio ha per la geoeconomia globale. Nello specifico, per l’Italia che vuole fare business con l’India è imprescindibile. Ci stiamo muovendo bene, abbiamo nominato un inviato speciale per il progetto di grande valore, una figura esperta e attenta come l’ambasciatore Francesco Maria Talò. Dobbiamo essere consapevoli che il braccio orientale di Imec è ormai di fatto operativo, con la relazione tra Medio Oriente che viaggia a ritmi sostenuti. Ora serve che anche la nostra porzione, quella mediterranea del costrutto indo-mediterraneo che Imec disegna, vada a regime. Lo dobbiamo anche a quelle nostre imprese che stanno al business forum”.


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