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Kallas ricomincia a tessere la tela balcanica. Bosnia e Kosovo in cima all’agenda Ue

Come impatteranno le destabilizzazioni internazionali sul costone balcanico? Esiste il rischio di un’accelerazione delle penetrazioni cinesi successive ai dazi americani? E il ruolo dell’Italia come potrà evolversi in chiave di riunificazione balcanica? Il tour di Kallas nella regione ha l’obiettivo di dare risposte precise

L’Ue fa mea culpa sul Kosovo per bocca del capo della politica estera dell’Unione, Kaja Kallas. La consapevolezza di una fase di assoluto stallo successivo agli accordi di Ocrida sta lasciando il terreno a una serie di preoccupazioni circa la tenuta dell’intera regione, abbracciando non solo la questione che tocca Serbia e Kosovo, ma anche Bosnia Erzegovina. Come impatteranno inoltre le destabilizzazioni internazionali sul costone balcanico? Esiste il rischio di un’accelerazione delle penetrazioni cinesi successive ai dazi americani? E il ruolo dell’Italia come potrà evolversi in chiave di riunificazione balcanica? Il tour di Kallas ha proprio l’obiettivo di dare risposte precise.

Qui Bruxelles

“L’Unione europea sta esaminando gli errori e analizzando cosa sta andando bene e cosa non sta andando bene nel dialogo di Bruxelles tra Kosovo e Serbia, al fine di rilanciare il processo di normalizzazione delle relazioni tra i due paesi confinanti”. Lo ha detto a Podgorica l’alto rappresentante europeo per la politica estera, aprendo di fatto le danze per immaginare nuove azioni, visto che le precedenti (da Ocrida in poi) non hanno funzionato. “Ciò che stiamo facendo questo mese è un’analisi” ha ammesso Kallas intervenendo assieme all’inviato speciale dell’Ue per il dialogo, Peter Sørensen. “Per noi è importante la normalizzazione delle relazioni, perché nessuno dei due può progredire sulla strada verso l’Unione Europea”.

Il passo successivo, quindi, è la presa d’atto che senza lo sblocco dell’impasse. l’allargamento europeo (o come l’ha definito Giorgia Meloni, riunificazione europea) registra una fase di stop per Pristina a Belgrado. La Serbia (e anche l’Albania) come è noto hanno cerchiato in rosso la data del 2030 per l’ingresso in Ue, ma fino a questo momento il dialogo e gli accordi messi in campo non hanno risolto un processo che resta stagnante, anche a causa di tensioni sociali mai sopite.

Come immaginare una nuova strategia

La normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia è l’obiettivo dell’Ue, ma il cruccio resta il come. “Forse è un dialogo, forse un altro strumento. Sono pronta a considerare questa questione e lo farò insieme al rappresentante speciale Sørensen nei prossimi giorni”, ha aggiunto Kallas aprendo forse ad un piano B. La visita dell’Alto rappresentante in vari paesi dei Balcani occidentali, toccando Montenegro, Albania e Bosnia-Erzegovina, è in questo senso significativa. Temi sviscerati da Kallas nel corso del suo tour con un punto di partenza pronunciato in un luogo niente affatto casuale come Sarajevo. L’Unione Europea è al fianco della Bosnia-Erzegovina, ha detto, aggiungendo che le azioni delle autorità dell’entità Republika Srpska stanno minando l’ordine costituzionale del Paese. “L’Ue non tollererà alcuna minaccia all’integrità territoriale, alla sovranità e all’ordine costituzionale di questo Paese”, ha precisato dopo aver fatto visita alle truppe europee di stanza a a Camp Butmir, nell’ambito della missione Eufor Althea.

Scenari

La missione nei Paesi dei Balcani occidentali secondo Kallas dimostra la rinnovata disponibilità da parte di Bruxelles a garantire pace e stabilità, ma in un contesto dove i Paesi interessati dovranno gioco forza mostrare un impegno maggiore. La commissione europea non può prescindere da una precondizione irrinunciabile: che un ambiente sicuro e protetto all’interno nel Paese non deve essere messo a repentaglio. Kallas ha inoltre pungolato i leader politici locali ad impegnarsi per “superare le divisioni, non per approfondirle”. Passaggi tematici sui quali c’è ampia convergenza, ad esempio, con le politiche italiane nel costone balcanico, come dimostrano le numerose interlocuzioni di Meloni e Tajani con i parigrado: è questo un elemento che la commissione può utilizzare per raggiungere l’obiettivo finale (non semplice, ma possibile).


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