Con una crescita media del 4,2% da qui al 2029, i Paesi dell’area, trainati dall’India, stanno per diventare la fucina di un nuovo equilibrio ecomico mondiale
Con l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche e la frammentazione dell’ordine globale tradizionalmente guidato dall’Occidente, un nuovo fronte si sta affermando con forza sullo scenario internazionale. È quello composto da 133 Paesi al di fuori delle orbite occidentali e cinesi, le economie del cosiddetto Sud mondiale, che oggi rappresentano il 62% della popolazione mondiale e circa il 18% del Pil globale. Ebbene, è solo l’inizio. Secondo le previsioni delineate nel report In a Multipolar World, the Global South Finds Its Moment realizzato da Boston Consulting Group, queste nazioni stanno diventando poli strategici con un ritmo medio di crescita annuo del 4,2% da qui al 2029, quasi il doppio rispetto all’1,9% atteso per i Paesi avanzati e stanno ridefinendo le proprie traiettorie economiche in un mondo sempre più multipolare. E all’India, nemmeno a dirlo, spetta il ruolo di playmaker.
Tra i protagonisti, infatti, l’India si distingue con un Pil atteso a 6.300 miliardi di dollari, tanto che è destinata a diventare la terza, se non la seconda, economia mondiale entro il 2029. Seguono Brasile e Indonesia, che scalano le classifiche globali. Questi Paesi stanno anche cambiando pelle: da fornitori di materie prime a poli industriali, digitali e tecnologici. Il Vietnam, il Messico e la Thailandia si confermano economie ponte tra Cina e Occidente. L’India, grazie a un ecosistema digitale avanzato (11% del Pil), un numero crescente di startup (117 unicorni nel 2025) e forti investimenti in infrastrutture, si posiziona come alternativa strategica alla Cina per il manifatturiero globale.
E dunque, si va verso un nuovo ordine commerciale? Oltre alla crescita economica, il report segnala una profonda trasformazione delle relazioni internazionali. Alcuni Paesi stanno rafforzando i propri legami attraverso nuove alleanze multilaterali, come Brics+, Asean, l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) e il Mercosur. “Queste piattaforme, pur diverse per struttura e storia, condividono un obiettivo: costruire autonomia economica e diplomatica attraverso una rete sempre più fitta di cooperazione regionale. Un decennio fa, gli Stati Uniti e l’Unione Europea erano i principali partner commerciali del Sud America e della maggior parte di Africa e Medio Oriente. Oggi, la Cina è il principale partner per 63 economie del Sud del mondo (contro 36 nel 2013), e si prevede che gli scambi cresceranno al ritmo del 5,9% annuo fino al 2033. Anche sul fronte degli investimenti, il Sud mondiale consolida la propria posizione. Nel 2023, queste economie hanno attirato 525 miliardi di dollari di Investimenti Diretti Esteri (IDE) – superando per la prima volta i Paesi avanzati, che si sono fermati a 464 miliardi”, si legge nel documento.
Di qui, un nuovo scacchiere. L’approccio, scrivono gli esperti, è sempre più orientato al multi-allineamento, in un contesto dove i Paesi cercano di mantenere relazioni attive con più potenze. L’India, ad esempio, continua a dialogare con Stati Uniti, Russia e Cina, modulando la propria strategia in base a interessi economici. Il Brasile rafforza i legami con la Cina, soprattutto nel settore infrastrutturale, e parallelamente lavora con l’Unione Europea su clima e commercio, come nel caso del Fondo Amazzonia e dell’accordo Ue-Mercosur. “Questa capacità di costruire ponti tra blocchi contrapposti è una delle leve chiave dell’ascesa del sud mondiale che si propone come interlocutore centrale in un mondo frammentato, ma interconnesso”.