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Mostrare i muscoli agli Usa sarebbe miope. Parla Romeo (dal congresso della Lega)

Libertà, federalismo e autonomia. Il congresso della Lega restituisce l’immagine di un partito che si stringe attorno al suo segretario. Con gli alleati di governo i rapporti sono ottimi, benché su alcuni temi ci siano sfumature differenti. Il rapporto con gli Usa deve essere dialogico e l’Ue non deve mostrare i muscoli. Salvini al Viminale è un grande sogno. Colloquio con il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo

È andato tutto come da previsioni. La Lega si stringe attorno al suo segretario Matteo Salvini. Il vicepremier, in veste moderatore oltre che di capo partito, intervista Elon Musk e ribadisce alcuni punti identitari dal palco di Fortezza da Basso. Il congresso federale, anche nella lettura che Massimiliano Romeo, capogruppo in Senato del Carroccio e maggiorente del partito, fa sulle colonne di Formiche.net restituisce l’istantanea di “un partito coeso che è tornato fortemente a parlare dei proprio temi: libertà e federalismo”.

Romeo, un ritorno alle origini per guadare al futuro?

In qualche modo è così: durate la prima giornata di congresso sono stati proiettati alcuni video davvero toccanti, sono stati ricordati i nostri leader e ispiratori. Da Umberto Bossi passando per Gianfranco Miglio e Roberto Maroni.

La leadership di Matteo Salvini è stata confermata. Cronaca di un esito annunciato?

La leadership del segretario per la verità non è mai stata messa in discussione. Alla Lega piace discutere al suo interno di temi cari al movimento e al proprio elettorato. Su questo siamo sempre stati in linea con il lavoro fatto dal segretario. I personalismi in politica non portano da nessuna parte.

Autonomia, riforme, federalismo. Le priorità per il partito sono state ben scandite. A questo punto però si pone il tema del rapporto con gli alleati. Lei come la vede?

L’errore che si commette spesso quando si approccia al centrodestra, dunque alla coalizione che in questo momento governa il Paese, è di pesare che sia un monolite.

Si spieghi meglio. 

Noi abbiamo ottimi rapporti con gli alleati della coalizione, ma non siamo un partito unico. Per cui su alcuni temi possiamo avere letture che hanno sfumature differenti ma nella sostanza riusciamo sempre a trovare una quadra. Ribadisco la linea del segretario: la Lega è il collante della coalizione di governo.

Forse sulla politica estera le sfumature di cui parla sono più evidenti. Come si inserisce in questa logica l’intervento di Elon Musk al vostro congresso?

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha oggettivamente cambiato molti degli equilibri che fino a prima governavano il mondo. Riteniamo questo cambio di passo in buona parte positivo e, a fronte dell’introduzione dei nuovi dazi, riteniamo che con gli Usa si debba trattare per ridurre impatto di queste misure che rischiano di penalizzare le nostre imprese. In questo si inserisce il collegamento di Musk al nostro congresso. Non dobbiamo mostrare i muscoli.

Secondo lei l’Unione europea sta sbagliando atteggiamento nel rapporto con gli Usa?

Sarebbe miope metterci in competizione con gli Stati Uniti, storicamente i nostri alleati più preziosi. L’Unione europea che vogliamo noi deve essere in grado di fare politica non solo di essere un gigante burocratico come invece troppo spesso ancora accade.

Sia Molinari che Durigon hanno suggerito dal palco di Firenze che Salvini torni al Viminale. Suggestione o realtà?

Per noi leghisti che l’abbiamo visto all’opera, Salvini è stato senz’altro un ministro dell’Interno che ha ottenuto risultati straordinari quando era al Viminale. Risultati concreti, misurabili e determinanti. Per cui per il momento è una suggestione, ma non nascondiamo che è un desiderio profondo.

E il ministro Piantedosi?

Abbiamo il massimo rispetto per il suo lavoro, ci mancherebbe altro.


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