Fra maggioranza e opposizione sono in corso le trattative per arrivare all’approvazione di una nuova legge elettorale che sia di stampo proporzionale sul modello di quella applicata per comuni e regioni. Premio di maggioranza al 40% che garantisce governabilità e reintroduzione delle preferenze. Colloquio con il presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, Alberto Balboni
Una cosa in maggioranza la danno per certa: la legge elettorale si farà entro la fine di questa legislatura. L’impianto di base sarebbe quello di un proporzionale, con liste apparentate e l’indicazione di un candidato premier. “Esattamente lo stesso modello che viene adottato nei comuni e nelle regioni. Una legge elettorale che dà garanzie di trasparenza e rimette al centro la volontà popolare”. Le trattative in maggioranza e con le opposizioni sono ancora in via di definizione ma senz’altro la proposta di revisione della legge elettorale passerà dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, presieduta dal senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni. Ed è proprio lui che, sulle colonne di Formiche.net, spiega le ragioni della necessità di “un cambio di passo rispetto alla legge attuale” anche in vista dell’approvazione della riforma sul premierato.
Presidente Balboni, perché immaginare una legge elettorale sostanzialmente sovrapponibile a quella di Comuni e Regioni?
Perché funziona, semplifica i processi e permette all’elettorato di vedersi riconosciuta l’espressione reale della propria volontà. Liste apparentate, indicazione di un candidato presidente del Consiglio.
E il premio di maggioranza a che soglia verrebbe fissato?
Al quaranta per cento. Con un premio di maggioranza di circa il 15%. Una soglia che garantirebbe governabilità alla coalizione vincente.
Non teme che la Corte Costituzionale possa eccepire?
No, la Corte ha sempre sostenuto che il premio di maggioranza non debba essere sproporzionato. Ma con questa formulazione non lo sarebbe affatto. Tant’è che vale anche nei comuni più piccoli, sotto i quindicimila abitanti. Fra l’altro, noi non siamo mai stati grandi sostenitori del doppio turno, per cui direi che questa soglia potrebbe rappresentare un buon punto di caduta.
Si va verso una ricomposizione spinta del bipolarismo.
Sì, ma non vedo questo come un elemento che diminuisce la portata dell’iniziativa. Anzi.
Cosa si aspetta in termini di interlocuzioni con le altre forze politiche, in particolare con la minoranza?
Penso che una proposta di questo tipo possa essere largamente condivisibili. Il modello è quello di regioni e comuni in cui governano centrodestra e centrosinistra. Ed è un sistema che ha dimostrato di funzionare.
La legge elettorale attuale è per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritaria. Cosa ci sarà di diverso?
Quello di oggi è un sistema ibrido, ma nei fatti la parte maggioritaria è inesistente. È un falso maggioritario. La legge elettorale attualmente in vigore è farraginosa, inutilmente complessa. La nuova legge invece, a maggior ragione con la reintroduzione delle preferenze, restituisce valore all’espressione popolare. E fa in modo, col premio, di garantire un minimo di governabilità evitando il Vietnam che si genererebbe con una maggioranza risicata sul piano dei parlamentari. Specie dopo il taglio.
Come interagirebbe con la riforma del premierato la nuova legge elettorale?
Dipende quando la riforma verrà approvata. Se riusciremo entro il 2027, basterà cambiare solamente una parte della legge elettorale indicando la candidatura diretta del premier. Se così non dovesse essere, comunque quando verrà approvata sarà un lavoro importante già portato a termine. È comunque un atto prodromico alla riforma.