Nell’ultimo documento viene messa in risalto la necessità di potenziare le difese cibernetiche, specialmente dopo gli ultimi casi di cronaca che hanno messo in risalto le loro vulnerabilità
Avviare un innalzamento consistente delle barriere protettive della riservatezza e della segretezza delle informazioni che riguardano la sicurezza della Repubblica, ma anche delle aree di riservatezza tutelate dal codice penale, come il segreto investigativo e quello di ufficio. È quanto si legge nella relazione del Copasir, in merito alla questione relativa alla sicurezza cibernetica e delle banche dati. Negli ultimi mesi sono emerse alcune notizie preoccupati riguardo l’intromissione illecita di banche dati per reperire informazioni su personaggi delle istituzioni e non solo, in cui sarebbero coinvolti anche membri o ex funzionari dei Servizi di informazione per la sicurezza. Motivo per cui il Copasir si è immediatamente attivato aprendo un’indagine. E quello che ne è uscito fuori è la necessità di apportare delle modifiche sostanziali per proteggere questi contenitori di dati sensibili, “sia rispetto ad attacchi esterni, sia nei confronti di attacchi interni perpetrati abusivamente e illecitamente da funzionari infedeli anche nei confronti di personalità del mondo delle istituzioni”.
Tra gli spiati figuravano esponenti del governo come i ministri Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin, Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso; i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari; i parlamentari Marta Fascina e Matteo Renzi; gli economisti Carlo Bonomi e Vittorio Colao.
Dopo quella del sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano dello scorso aprile, a metà ottobre il Comitato ha deciso di portare avanti una serie di audizioni per verificare lo stato di salute della sicurezza cyber. Tra queste, si segnalano quella del ministro della Difesa, Guido Crosetto, quella del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano, Marcello Viola, quella del direttore dell’Aisi, Bruno Valensise, del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del comandante generale della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro.
Dalle loro relazioni, è stato possibile “far luce sui sistemi attualmente in uso per accedere a talune banche dati sulle quali si sono verificati accessi abusivi, nonché sulle tecniche utilizzate, sulla natura delle minacce e degli attacchi, sugli attori ostili che li conducono, sulle contromisure poste in essere dalle autorità a ciò preposte nell’attività di controllo degli accessi, di monitoraggio e di auditing”.
È solo un primo passo. Le audizioni continueranno anche nell’anno in corso, con l’obiettivo di andare a scoprire i vulnus del nostro sistema e potenziare i sistemi. Nell’epoca in cui viviamo, in cui il concetto di guerra ibrida si fa sempre più spazio, è una necessità impellente su cui è impossibile sorvolare.