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Quale proiezione per il futuro dell’Ue? Il manifesto di Tajani (riconfermato vicepresidente Ppe)

L’Europa globale di Tajani parte dal presupposto che le istituzioni Ue non possono lasciare andare settori come l’Africa, il Medio Oriente, i Balcani, nel solco dell’impegno profuso in questi due anni e mezzo dal governo Meloni che si è distinto per una strategia ampia e profondamente connessa alle ripercussioni su vasta scala delle singole azioni

Non solo un vademecum di impegni partitici, ma un vero e proprio manifesto politico per il futuro dell’Unione Europea. Nel suo discorso al Congresso del Ppe di Valencia, Antonio Tajani (riconfermato alla vicepresidenza) traccia la direzione che dovrà giocoforza imboccare l’Ue, senza distrazioni o sottovalutazioni (green deal), ma con un certo piglio decisionale. Il vicepremier italiano, inoltre, ha toccato tutti i punti dell’agenda internazionale dimostrando che una visione a 360 gradi dell’Ue coincide anche con la stabilità attualmente in vigore in Italia, ponendolo come elemento rafforzativo per le politiche europee, nel solco dell’impegno profuso in questi due anni e mezzo dal governo Meloni.

L’Europa globale di Tajani

Direzione estero, ovvero Ucraina, Medio Oriente e Africa. Il ministro degli Esteri cita quadranti che conosce a menadito, non fosse altro perché in questi due anni e mezzo alla Farnesina sono stati in cima alle priorità del mondo, ma che ha attenzionato non poco visti i suoi precedenti incarichi ai vertici dell’Ue. Quando Tajani dice che l’Unione non può permettersi di perdere quelle aree, rafforza la convinzione di un concetto di Europa globale che tocca i Paesi alla periferia est, prima fra tutti l’Ucraina, che “fa parte dell’Europa, e l’Italia farà tutto il possibile” per la sua adesione all’Ue “nel breve termine”.

Cita Moldova e costone balcanico, ambiti che devono essere maggiormente presidiati dalle istituzioni europee, auspicando una maggiore presenza dell’Ue nel mondo: “Anche in Medio Oriente serve più Europa – aggiunge – Non possiamo permetterci di perdere il Medio Oriente e l’Africa, regione su cui ci si deve concentrare di più, in parallelo all’America Latina, perché oggi lì ci sono Russia, Cina e Iran che si muovono”. E spiega che il compito dell’Ue è quello di difendere i propri interessi e sostenere le democrazie ovunque.

Usa, Ue e dazi

Da Valencia Tajani in un colloquio telefonico con il commissario Maros Sefcovic ha proseguito nella ricerca di una strategia comune sul tema dei dazi, “con l’obiettivo di arrivare a un accordo mutualmente vantaggioso con gli Usa, che tuteli le nostre imprese e i nostri consumatori”. Muoversi unitamente a livello Ue sul tema dei dazi è priorità per il numero uno della Farnesina, per questa ragione auspica che si giunga presto a “dazi zero” con gli Usa. Tema, questo, che si lega all’altra emergenza contingentale legata all’energia. La necessità di una maggiore sicurezza in Europa è il primo elemento del ragionamento di Tajani: l’occasione, come è noto, è il blackout verificatosi due giorni fa in Spagna (e in minor misura anche in Francia e in Portogallo) con una presa d’atto precisa: “Siamo fragili”.

Difesa uguale più sicurezza

La certificazione dello status quo, secondo Tajani, è anticamera di un pacchetto di interventi da mettere in atto: lavorare per un’Europa più forte, capace di proteggere i suoi cittadini. “La difesa – osserva, così come fatto da Giorgia Meloni nelle comunicazioni alle camere prima dell’ultimo vertice europeo – non è solo fare la guerra, la difesa è contro la guerra, è anche sicurezza, infrastrutture, blocco contro gli attacchi informatici dei russi, e di altri attori. La difesa è sicurezza, e dobbiamo fare di più. Dobbiamo spendere di più per difenderci, dall’Ucraina al Portogallo, tutta l’Europa insieme”.

Il riferimento è al fatto che un complessivo progetto di difesa non può ridursi solo all’acquisto di armi, dal momento che “i Paesi europei possono essere messi in ginocchio perché ci può essere un attacco, ci può essere qualsiasi problema” e ha citato il funerale di papa Francesco “che, altrimenti, non si sarebbe potuto organizzare”. Poi ha messo in luce l’esigenza di incrementare le spese per la difesa: “Già abbiamo raggiunto l’obiettivo del 2 per cento del Pil e lo annunceremo al vertice della Nato”.

L’Europa protagonista

Non solo tesi programmatiche, ma anche indicazioni specifiche. Tajani propone che l’Europa può essere protagonista nel mondo grazie a una maggiore integrazione politica ed economica in virtù del completamento del mercato interno e tramite il rilancio della proposta di “più potere per il presidente della Commissione”. Dunque ritiene di dover accorpare i ruoli di presidente della Commissione e del Consiglio “perché dobbiamo essere più incisivi”. Parallelamente è indispensabile rafforzare il potere del Parlamento europeo intervenendo su alcune regole e rendendolo “più vicino ai cittadini”. In questo senso l’Ue deve “concentrarsi sulle grandi priorità, non sulle piccole cose”. Una di queste è senza dubbio la questione del green deal: secondo Tajani avere “solo auto elettriche dal 2035 è un grande errore, dobbiamo proteggere il nostro settore auto in Germania, in Italia e ovunque perchè siamo un continente industriale”.

Il ruolo di Roma

Infine il ruolo dell’Italia, che si mesce sapientemente sia alle relazioni con nuovi partner, come il neo cancelliere tedesco Friedrich Merz, sia ad esigenze specifiche come i colloqui tra Usa e Iran sul nucleare. Sul primo aspetto Tajani ha fiducia che l’esponente conservatore “permetterà alla Germania di essere protagonista”, e la provenienza popolare di Merz “permetterà anche di rafforzare i legami tra Roma e Berlino, perché storicamente i rapporti tra i partiti del Ppe in Italia e in Germania hanno svolto questo ruolo”. Inoltre un nuovo protagonismo di Berlino non andrebbe a danno dell’Italia dal momento che “non si tratta di competere all’interno dell’Ue, noi dobbiamo lavorare insieme per un’Europa più forte”.

Sul secondo punto specifica che Roma deve essere sempre più capitale di pace e di dialogo: “Noi abbiamo sempre detto che siamo disponibili ad accogliere tutti i dialoghi di pace. Tutti i nostri interlocutori americani, omaniti, iraniani sono rimasti positivamente impressionati dalla capacità organizzativa del vertice americano-iraniano che si è svolto qualche settimana fa a Roma”. L’Italia, è la sua convinzione, giocherà il ruolo di facilitatore “di questa trattativa, in ottima collaborazione con l’Oman”. Lo dimostra il fatto che il presidente del Consiglio “ha parlato” con il Sultano Haitham bin Tariq Al Said e Tajani stesso con il suo omologo Badr Albusaidi.


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