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Vi racconto l’anti-leader garbato a cavallo delle repubbliche. Gli auguri di Follini a Gianni Letta

Direttore del Tempo, sottosegretario ma soprattutto regista del berlusconismo. Anti-leader per scelta, dietro le quinte per vocazione. Gianni Letta, che oggi compie 90 anni, e Marco Follini, si incontrarono la prima volta nella sede del quotidiano all’epoca diretto dal futuro consigliere del cavaliere. La Dc, i rapporti con la politica e il garbo squisito al tempo delle randellate. L’ex democristiano a tutto campo fra aneddoti e ricordi in occasione del compleanno di Letta

In fondo, a pensarci bene, non si è spostato di tanto. Ha attraversato piazza Colonna e, dalla sede del Tempo, ha guadagnato l’ingresso di Palazzo Chigi. Non basterebbero gli aggettivi dell’intero dizionario politico per descrivere Gianni Letta, che oggi compie novant’anni. L’uomo del dietro le quinte, a cavallo della storia delle repubbliche. La prima e la seconda. Colui che cercò di correggere le stonature del berlusconismo maramaldeggiante e spavaldo della primissima ora. Quello della rivoluzione liberale, per intenderci. “La corte d’appello dei critici di Silvio Berlusconi, che ha scelto di caratterizzarsi come anti-leader. E dai modi squisiti: un patrimonio che non va disperso”. Le parole sono dell’ex prima punta della Dc, Marco Follini che su Formiche.net racconta il suo rapporto con l’ex sottosegretario aprendoci lo scrigno dei suoi ricordi e, in fondo, della memoria collettiva di un Paese.

Follini, come si entra nella vita di un mito vivente?

Per caso, probabilmente. Come accadde a me.

Come è successo?

Erano i primissimi anni ’80. Da poco ero passato dal movimento giovanile della Democrazia cristiana alla direzione nazionale del partito. Letta mi fu presentato da Tony Bisaglia, nella sede del Tempo, che Letta dirigeva all’epoca.

All’esito del colloquio, che impressione le fece?

Una persona gentile, estremamente garbata ma non priva di qualche artiglio all’occorrenza.

Di lì a un decennio più tardi sarebbe diventato la spalla di un uomo – Silvio Berlusconi – che ha scritto a suo modo la storia del Paese. Un passaggio prevedibile?

Nessuno avrebbe potuto fare questo tipo di previsione all’epoca in cui conobbi Letta. La sua strada sembrava essere quella del giornalismo, benché i rapporti stretti con la politica fossero già all’epoca solidissimi.

Da cosa lo capì?

Letta in qualche modo rappresentava l’anello di congiunzione fra la politica e il sistema dell’informazione, già quando ebbi modo di conoscerlo.

Poi arriva il 1994. E il cavaliere fa il grande salto, con Letta al suo fianco. 

Fu la copertina di Linus per il cavaliere, la corte d’appello dei suoi critici. Da dietro le quinte correggeva la forma delle intemperanze e delle stonature berlusconiano, cercando di preservare il contenuto della politica. La sua influenza era a tratti impercettibile, ma c’era.

Quella di stare dietro le quinte fu una scelta?

Decisamente. Letta ha scelto, come stile di vita, di non esprimere mai la propria opinione in maniera netta, preferendo alla luce dei riflettori l’ombra del retropalco. E questa è stata ed è tutt’ora la sua forza come il suo limite.

Perché il suo limite?

Probabilmente perché questo modo di essere e agire non gli ha consentito di incidere nel profondo in alcuni processi benché sia stato un elemento chiave a cavallo di un periodo storico nel quale l’Italia è profondamente cambiata.

È stato l’uomo giusto al momento giusto?

Senz’altro è stato, in un periodo storico complesso, un punto di equilibrio fra le forze in campo del prima e del dopo. Laddove il prima è la Prima Repubblica e il dopo l’avvento del berlusconismo.

Qual era il rapporto di Letta con la Democrazia cristiana?

Negli ambienti del partito si parlava di un legame fra Letta e Giulio Andreotti. Per cui con quella “corrente” della Dc senz’altro i rapporti erano buoni e consolidati. Con Moro e la sinistra Dc sicuramente meno… fosforescenti. Il presidente Francesco Cossiga lo definì: “Eminenza azzurrina”.

Dalla sua prospettiva sarebbe riproponibile una figura come quella di Gianni Letta nella fase storico-politica che viviamo oggi?

Mi pare che oggi si preferiscano le randellate al dialogo. Lo scontro al ragionamento. Letta è una persona dai modi squisiti, prima di tutto. Un garbo assoluto, talmente tanto talvolta da rappresentare persino un limite. Un merito e un dubbio. Oggi si mostrano i muscoli. Ma il patrimonio rappresentato da Letta è straordinario e non andrebbe né perso né dimenticato… Auguri, dottor Letta.


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