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All’Aia, l’Italia porterà il 2% come prova di lealtà atlantica. Parla Minardo

Il raggiungimento della soglia del 2% del Pil per la spesa militare è un segnale di affidabilità verso la Nato. A dirlo Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, che però avverte: ogni ulteriore aumento dovrà essere sostenibile, condiviso in sede parlamentare e inserito in un disegno strategico che valorizzi anche il ruolo dell’Italia sul fronte Sud dell’Alleanza

Alla vigilia del vertice Nato dell’Aia, l’Italia si presenta con i conti in ordine e un risultato politico importante, avendo raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil da destinare alla Difesa. Ne abbiamo parlato con Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, che guarda con prudenza all’ipotesi di nuovi target di spesa. La priorità, afferma, è mantenere coerenza tra impegni atlantici e compatibilità economiche, valorizzando al contempo il contributo delle Forze armate e l’integrazione Nato-Ue nel quadro di sicurezza europeo.

Presidente, l’Italia raggiunge finalmente il 2% del Pil per la difesa, un impegno assunto dieci anni fa al vertice di Galles. Che significato ha oggi questo traguardo per l’Italia, sia sul piano politico che in termini di credibilità all’interno dell’Alleanza?

L’Italia ha sempre rispettato i suoi impegni internazionali e chiaramente con l’obiettivo del 2% del Pil per la difesa non poteva essere differentemente. Non si tratta solo di una questione di credibilità internazionale ma di prospettiva: impegnarsi, scommettere ancora una volta sulla Nato, su questa storica Alleanza tra le due sponde dell’Atlantico significa dire a gran voce che per l’Italia l’Alleanza Atlantica è e rimane la più grande garanzia di sicurezza per l’Occidente democratico.

Al prossimo vertice Nato dell’Aia si discuterà di un possibile nuovo target: 3%, 5% o una ripartizione 3+2% tra difesa e sicurezza. Cosa si aspetta l’Italia da questo summit e quale sarà la sua posizione negoziale?

Intanto parteciperemo con la convinzione che l’Alleanza Atlantica oggi è più necessaria che mai. L’impegno economico del nostro Paese e degli altri alleati può esserci solo se tutti siamo consapevoli dell’importanza della Nato e chiaramente presenteremo i nostri risultati all’Aia. Sui nuovi target di spesa credo sarà importante non solo la consapevolezza sull’equilibrio dei conti ma anche quella di una necessaria armonizzazione di orizzonti e sforzi tra Nato e Ue.

Dopo l’innalzamento, faticoso, al 2%, un ulteriore innalzamento della soglia, anche se graduale, avrà inevitabilmente delle ripercussioni sui nostri conti. Come dovremmo prepararci ad affrontare una possibile ulteriore revisione del budget della Difesa in questa nuova prospettiva?

Andiamo con calma. In questo senso apprezzo molto la prudenza del ministro Giorgetti che ha sottolineato che bisognerà aspettare necessariamente le decisioni del vertice dell’Aia, inoltre credo che lo spazio di bilancio per quegli aumenti non possa essere trovato derogando ai vincoli del Patto di Stabilità Ue. Di certo c’è che sono tutte scelte su cui si dovrà esprimere il Parlamento.

Il ministro della Difesa Crosetto ha definito il 2% come un punto di partenza, non un traguardo. Quali obiettivi concreti potrebbe ora porsi l’Italia in ambito Nato? E quali ostacoli intravede nel percorso di rafforzamento delle capacità difensive del Paese?

L’Italia in ambito Nato dovrà rimarcare la necessità di ridare nuova importanza al Fronte Sud dell’Alleanza. Credo che per noi sia un tema imprescindibile. È chiaro poi che, per quanto riguarda il rafforzamento delle capacità difensive del Paese dovremmo prima o poi intervenire sull’organico delle Forze Armate. Sfide ed obiettivi non si affrontano e raggiungono senza uomini e donne in divisa.


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