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Il Sud-est asiatico vuole un ruolo globale. Ecco Asean 2045

Il vertice di Kuala Lumpur rilancia l’ambizione dell’Asean come attore centrale nel nuovo ordine regionale, tra visione condivisa e pressioni esterne. I professori Li Mingjiang (Rsis) e Nicholas Farrelly (University of Tasmania), protagonisti di un prossimo evento alla John Cabot, analizzano i limiti strutturali dell’Asean e le sue opzioni strategiche in un contesto multipolare. La Dichiarazione “Asean 2045” segna un passaggio chiave verso maggiore coesione, resilienza e centralità diplomatica

Il vertice Asean di Kuala Lumpur (di cui si occupa questa settimana la newsletter “Indo-Pacific Salad”) rilancia la visione del blocco come attore centrale nel nuovo ordine regionale indo-pacifico. A guidare il messaggio politico e strategico è stato il primo ministro malese Anwar Ibrahim, presidente di turno che ha presentato la dichiarazione “Asean 2045: il nostro futuro condiviso” come il punto di svolta verso una regione più inclusiva, sostenibile e orientata alle persone.

“Significa colmare le lacune nello sviluppo, innalzare gli standard di vita e investire nello spirito umano e nel potenziale di tutti i nostri cittadini”, ha dichiarato Anwar durante la cerimonia di firma con gli altri leader.

Il documento rappresenta una roadmap ambiziosa che raccoglie l’eredità dell’iniziativa “Asean 2025” e amplia il raggio d’azione della cooperazione regionale. Al centro vi sono temi come la mobilità del lavoro, l’innovazione digitale, le economie verde e blu, l’uso delle valute locali e la sicurezza sanitaria. Ma soprattutto, la dichiarazione intende rafforzare la capacità dell’Asean di posizionarsi come interlocutore credibile su scala globale.

Secondo Li Mingjiang, della Rsis alla Nanyang Technological University, “gli Stati del Sud-est asiatico hanno generalmente perseguito una cauta strategia di hedging, approfondendo i legami economici sia con Pechino che con Washington, evitando però un allineamento esplicito con una delle due potenze”. Allo stesso tempo, osserva Mingjiang, l’Asean ha cercato di rafforzare il coordinamento interno attraverso strumenti come l’Asean Outlook on the Indo-Pacific e il forum dell’East Asia Summit, nel tentativo di preservare margini strategici e gestire le tensioni tra le grandi potenze. Tuttavia, aggiunge, “percezioni di minaccia divergenti e dipendenze asimmetriche limitano la capacità del blocco di parlare con una sola voce”.

Il vertice ha anche registrato una presa di posizione comune sulle politiche tariffarie statunitensi. I leader dell’Asean hanno infatti convenuto che ogni eventuale accordo bilaterale con gli Stati Uniti dovrà evitare di danneggiare gli altri membri del blocco. Una misura di difesa interna, alla luce dei nuovi dazi compresi tra il 32% e il 49% annunciati e poi congelati dall’amministrazione Trump. Una fonte diplomatica regionale ha espresso “profonda preoccupazione” per l’approccio economico e commerciale adottato da Washington.

Nicholas Farrelly, professore alla University of Tasmania, ha spiegato: “Per tutti i Paesi del Sud-est asiatico, la seconda Presidenza Trump, con il suo trattamento spesso imprevedibile di amici e alleati storici, indistinguibile a volte da quello riservato ad antagonisti, se non a nemici, mina la fiducia nei principi fondamentali della costruzione diplomatica della fiducia. Dall’altra parte c’è il realismo crudo della politica di potenza praticata dalla Russia di Vladimir Putin e dalla Cina di Xi Jinping, il che significa che organismi regionali come l’Asean devono gestire una gamma di priorità complesse e potenzialmente inconciliabili”. Per i leader del Sud-est asiatico più realisti, la gestione di ciò che è possibile e praticabile, suggerisce Farrelly, e di ciò che sarebbe auspicabile in un mondo migliore: “È una componente essenziale per mantenere la loro visione di ‘centralità Asean’ mentre le grandi potenze si contendono la supremazia intorno a loro”.

Il vertice ha inoltre ospitato una serie di incontri trilaterali tra Asean, Cina e Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc), a conferma di una strategia diversificata volta a costruire nuove piattaforme per la cooperazione infrastrutturale, digitale e marittima. In un contesto in cui il Pil combinato del blocco supera i 3.800 miliardi di dollari, l’Asean prova a trasformare la propria posizione geografica e demografica in leva geopolitica. L’Europa, se vorrà giocare un ruolo, dovrà tenere conto di questa crescente assertività multilaterale: analisi che sarà oggetto di un’approfondimento durante l’evento “Strategic outlooks for the EU and Asean in the Indo-Pacific”, organizzato dal Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University a dal Torino World Affairs Institute (T.wai) dell’Università di Torino – il 3 giugno, nell’Aula Magna Renella dell’università americana a Roma.


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