Il manager al volante della casa automobilistica francese fissa a cinque anni il punto di non ritorno, superato il quale i produttori cinesi saranno padroni dell’auto elettrica in Europa. Ora serve condividere strategie e tecnologia, creando un Airbus su quattro ruote
Il conto alla rovescia è cominciato. Se l’Europa vuole avere una flebile speranza di resistere, se non respingere, l’offensiva cinese sul mercato dell’auto, deve agire adesso, senza perdere un minuto. Luca De Meo guida Renault dal 2020, da abbastanza per aver compreso la potenza e l’aggressività dei costruttori cinesi, a cominciare da Byd, che nell’Ungheria di Viktor Orban ha trovato la sua testa di ponte per l’Europa. Non c’è gara alle attuali condizioni: il Dragone sforna più auto elettriche e a costi minori, mentre nel Vecchio Continente un veicolo green costa in media il 50% in più della benzina e del diesel. Allora la soluzione potrebbe essere questa. Unire le forse, irrobustire le linee di produzione e produrre auto elettriche a un passo più svelto. E se l’offerta sale, il prezzo di listino scende.
Ci sono dei problemi atavici da risolvere. Secondo De Meo, il primo grande ostacolo è proprio il metodo con cui l’Unione europea ha finora affrontato la transizione verde. “Per troppo tempo l’Europa si è limitata ad accumulare regole, scadenze e sanzioni, spesso in modo poco coerente. Abbiamo bisogno che le istituzioni svolgano il ruolo di direttore d’orchestra per coordinare tutta la catena del valore, dall’estrazione delle materie prime al riciclo, e consentire un business case sostenibile per tutti”. Da qui l’appello alla creazione di uno sportello unico che garantisca coerenza tra le normative, evitando contraddizioni. Un esempio su tutti: i Pfas, sostanze inquinanti da eliminare, ma presenti oggi in batterie e membrane a idrogeno”.
Poi l’energia. “L’elettricità in Europa costa il doppio rispetto alla Cina e tre volte rispetto agli Stati Uniti. Per fabbricare una Renault 5 in Francia, il costo dell’elettricità è quasi il doppio di quello della manodopera. È un problema gigantesco”. Non stupisce, dunque, che nel 2024 la quota di auto elettriche in Europa si è fermata al 13,6%, la metà di quanto previsto. “In Italia siamo al 5%. E quando in Germania sono terminati gli incentivi, la quota si è dimezzata da un giorno all’altro. L’elevato prezzo delle vetture elettriche (+50% rispetto ai modelli a combustione), i tassi d’interesse elevati e una rete di ricarica ancora al 20% dell’obiettivo rendono la transizione difficilmente accessibile per le classi medie”.
Soluzione: allargare le spalle, serrare i ranghi. Il manager di Renault parla addirittura di creare un Airbus a quattro ruote. “Per quello che ci riguarda, la risposta alla domanda se c’è disponibilità a collaborare, è sì: Tant’è che io avevo sviluppato la piattaforma della Twingo e a un certo punto avevamo offerto ai vari costruttori e si era all’inizio per questa cosa qua ma per motivi loro interni non ha avuto luogo. Ma noi restiamo totalmente disponibili a fornire della tecnologia, voglio dire non è che la diamo gratis, è un deal che si fa. Ma è necessario, ci confrontiamo con dei giganti, cioè dagli Stati Uniti alla Cina ci confrontiamo con dei sistemi che hanno molta più scala di noi e abbiamo bisogno di costruire questa scala”. Altra conclusione. “Dobbiamo fornire un quadro favorevole all’acquisto di auto piccole ed elettriche, come fatto in Giappone. Creare una sorta di Airbus delle piccole auto elettriche. Sarebbe l’occasione perfetta per l’Europa per tornare all’attacco”.