L’economista Peter Harrell è sicuro: l’intesa commerciale raggiunta tra Londra e Washington può essere la prima pietra di una più larga distensione. L’anatomia del deal non è ancora chiara al 100%, ma tanto basta ad aprire una stagione di negoziati. E dunque negoziare con gli Usa si può
Alla fine, se sono alleati di ferro da secoli, un motivo ci sarà. Stati Uniti e Regno Unito hanno raggiunto in queste ore un accordo, a dir poco strategico, che di fatto pone fine a un pezzo di guerra commerciale. Dunque, negoziare con gli Usa si può, senza perdere la faccia. Questa una chiave di lettura secondo l’economista ed esperto di sicurezza nazionale, Peter Harrell. “I dazi del 10% sono (per lo più) destinati a rimanere. Trump ha imposto dazi del 10% sulla maggior parte delle importazioni dal Regno Unito il mese scorso e la maggior parte delle importazioni britanniche è ancora soggetta a dazi del 10%”, chiarisce Harrell in un post su Linkedin.
“Trump ha indicato che nessun Paese otterrà dazi inferiori al 10% e molti otterranno aliquote più elevate. Ma ha autorizzato una quota per importare 100 mila auto britanniche all’anno al 10%, anziché al suo dazio auto del 25%. Questo è un precedente importante. Perché si afferma che Trump è disposto a negoziare quote tariffarie sui dazi, come fatto con la Gran Bretagna. Ma potrebbe essere più difficile per la Germania o la Corea, che esportano molte più auto”.
Ancora, secondo Harrel, “il Regno Unito otterrà una quota tariffaria dello 0% su acciaio e alluminio nell’ambito di una nuova unione commerciale per l’acciaio e l’alluminio in cambio della cooperazione sulle barriere esterne all’acciaio e all’alluminio. Questa è una grande eccezione agli attuali dazi di Trump, sebbene coerente con le quote del primo mandato di Trump, e il linguaggio degli Stati Uniti suggerisce che potrebbe essere in programma un accordo globale più ampio per i metalli”.
Sul versante dell’agroalimentare Trump “ha ottenuto un migliore accesso al mercato per l’agricoltura statunitense, anche se i dettagli sono in fase di elaborazione. L’amministrazione Usa l’ha definita un’opportunità da 5 miliardi di dollari. Il Regno Unito, da parte sua, ha chiarito che manterrà gli standard di sicurezza alimentare. Scommetto che questo si tradurrà essenzialmente nell’apertura del mercato britannico agli alimenti naturali statunitensi, biologici e non biologici, ma non, ad esempio, alla carne bovina statunitense trattata con ormoni della crescita”.
Ultimi due capitoli, trasporti aerei e digitale. “C’è anche un accordo correlato da 10 miliardi di dollari per la fornitura di aerei Boeing, a conferma che gli impegni di acquisto sono parte integrante degli accordi, mentre il Regno Unito afferma che non ci saranno modifiche sostanziali alla regolamentazione digitale britannica. Sarà interessante vedere se queste questioni saranno più importanti nei futuri negoziati degli Stati Uniti con, ad esempio, l’Ue. Di sicuro, i dettagli chiave devono ancora essere negoziati, e questo è solo un accordo iniziale”.
Attenzione però, non bisogna mai dimenticare la Cina, che l’altro grande baricentro della guerra commerciale. “I dettagli chiave dell’accordo”, scrive Harrell, “devono ancora essere negoziati, questo è solo un accordo iniziale. I dettagli, come quelli agricoli, sono ancora in fase di definizione. Inoltre, sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno indicato che ci saranno colloqui su ulteriori intese che potrebbero affrontare altre questioni. Presumo che ciò includerà questioni come i prossimi dazi statunitensi sui prodotti farmaceutici, che sono importanti per il Regno Unito. E nessun riferimento esplicito alla cooperazione sulla Cina”.