Dall’Ucraina partono anche le prospettive europee per un disegno infrastrutturale del tutto nuovo, che sia pronto a camminare su proprie gambe e comprenda a fondo i cambiamenti geopolitici in atto. Una progettazione che giocoforza andrà abbinata con una serie di altri elementi interconnessi, tutti nevralgici: come le divergenze di vedute in Europa su Kiev, il ruolo della Turchia di Erdogan come mediatore/attore, le decisioni dell’amministrazione americana, le intenzioni dei paesi arabi e quelle del fronte, le altre emergenze nel versante mediterraneo e il ruolo dell’Italia
Finito il tempo del dividendo di pace garantito dalla Nato, l’era bellica in cui ci troviamo può essere compresa e interpretata solo attraverso lo strumento della nuova ‘pax europaea’, da costruire attraverso la difesa europea. Lo spunto, offerto dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen da Aquisgrana dove le è stato consegnato il premio Carlo Magno, ha una doppia finalità: da un lato cementare ulteriormente la relazione tra Nato e i partner transatlantici, basilare per i destini del vecchio continente dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi; e dall’altro utilizzare il caso ucraino al fine di costruire una nuova strada per la difesa continentale dell’Ue, con la necessità sempre più urgente di investire nella sicurezza.
Il nuovo ordine
La consapevolezza europea parte da un presupposto: dal momento che, come osservato da Von der Leyen gli avversari “delle nostre società democratiche aperte si sono riarmati e rimobilitati e non c’è esempio più grande della brutale e spietata guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina”, occorre prendere provvedimenti strutturali. Il riferimento è agli 800 miliardi di euro per la difesa, passaggio che segna una discontinuità con il recente passato. Ma non è tutto, perché la difesa è una parte del complesso puzzle che andrà messo in ordine al fine di rendere l’Ue pronta al nuovo ordine mondiale che sta emergendo. Quando Von der Leyen chiede di “plasmarlo”, senza “accettare le conseguenze che questo avrà per l’Europa e il mondo”, apre di fatto ad una fase del tutto diversa dell’Europa così come l’abbiamo conosciuta, perché punta alla cosiddetta indipendenza europea. Un elemento che verosimilmente spazia dalla difesa al commercio, dall’approvvigionamento energetico al sistema di regole.
Il concetto ampio di difesa
Restando per un attimo al tema difesa, è utile allargarne il perimetro: così come osservato dal premier Giorgia Meloni in occasione delle ultime comunicazioni alle camere pre-vertice europeo, il concetto stesso di difesa appare con maglie meno rigide rispetto a ieri. Dall’avvento dell’intelligenza artificiale in poi, passando per le reti, i cavi sottomarini, i gasdotti, si sono moltiplicati i settori dove attuare una difesa comune e davvero larga. Per questa ragione la guerra ibrida si è affiancata a quella tradizionale e sempre per la medesima ragione l’investimento richiesto non tocca solo caccia, munizioni e carri armati.
In questa direzione va letto l’allarme lanciato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano sull’aumento esponenziale dei cyberattacchi (“sempre più pervasivi ed efficaci, grazie all’impiego di nuove tecnologie – come l’intelligenza artificiale – e a un’organizzazione degli hacker sempre più strutturata”) che vanno affrontati anche grazie alla collaborazione con l’ACN che è “decisiva”. A contempo ha spiegato che “la sicurezza non può essere garantita affidandoci in automatico soltanto a soluzioni tecnologiche e ingegneristiche: ma cammina sulle gambe delle donne e degli uomini che ne sono responsabili”.
Le prospettive europee e il banco di prova ucraino
Alla luce di tali considerazioni è di tutta evidenza che dall’Ucraina partono anche le prospettive europee per un disegno infrastrutturale del tutto nuovo, che sia pronto a camminare su proprie gambe e comprenda a fondo i cambiamenti geopolitici in atto. Una progettazione che giocoforza andrà impastata con una serie di altri elementi interconnessi, tutti nevralgici: come le divergenze di vedute in Europa su Kiev, il ruolo della Turchia di Erdogan come mediatore/attore, le decisioni dell’amministrazione americana, le intenzioni del paesi arabi e quelle del fronte, le altre emergenze nel versante mediterraneo.
Un momento di confronto anche su queste tematiche si terrà a Roma martedì prossimo, quando Giorgia Meloni riceverà a Palazzo Chigi il presidente francese Emmanuel Macron. Entrambi in queste ore si trovano in Asia, tra Astana e Singapore. Entrambi, che hanno metodi e traiettorie differenti, si confronteranno sui “principali temi dell’agenda bilaterale, europea e internazionale”, in primis l’Ucraina.