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Dazi, prove di intesa tra Bruxelles e Washington. L’Europa rilancia sul “fattore 50”

Pochi giorni fa il segretario al Commercio Howard Lutnick ha annunciato di aver raggiunto il suo primo accordo commerciale, ma non ha fatto cenno al Paese coinvolto. Meloni: Palazzo Chigi lavora per avvicinare le due sponde dell’Atlantico, “perché crediamo nell’Occidente come sistema di valori, di alleanze internazionali e di relazioni economico-commerciali”

Eppur si muove. La Commissione europea fa un passo nella direzione della proposta sui dazi e si concentra su quota 50 al fine di stimolare un accordo con la Casa Bianca, dopo gli incontri tattici delle ultime settimane. Secondo l’Istat nel marzo scorso l’avanzo commerciale con i Paesi extra Ue è stato di più 5.958 milioni di euro, 12 mesi prima era di più 5.770, mentre il deficit energetico a meno 3.867 milioni è stato quasi pari al 2024 (-3.985 milioni). Sono andate molto bene le esportazioni verso gli Stati Uniti, con un più 41,2%. Anche per questa ragione è necessario fare sintesi e provare a far avvicinare le parti, così come osservato ancora una volta da Giorgia Meloni che mette in risalto il ruolo italiano di ponte.

Qui Bruxelles

Dopo una serie di interlocuzioni con il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer e con il segretario al commercio Howard Lutnick, il vicepresidente della Commissione europea e commissario al Commercio Maros Secfovic ha annunciato una possibile svolta. Si lavora, dunque, sul fattore 50, come osservato sul Financial Times che l’ha intervistato. La strada da seguire, ha detto, è quella dell’incremento degli acquisti di beni statunitensi per 50 miliardi di euro, così da pareggiare il disavanzo commerciale ed evitare i dazi al 20%, previsti per luglio. Definisce inoltre “molto difficile” raggiungere un’intesa che sia “accettabile per gli Stati membri e per il Parlamento europeo”. E aggiunge: “Credo sia molto importante che ci capiamo un po’ meglio: qual è la loro posizione, da dove vengono? E credo che anche loro capiscano un po’ meglio noi. Ora c’è una maggiore comprensione reciproca sui numeri”.

La sua tesi è che Bruxelles dirà di no a tariffe del 10% sui beni europei, puntando invece su un accordo “equo ed equilibrato” con la Casa Bianca. “Vedo che ci sono stati alcuni, diciamo, aggiustamenti o correzioni. Sono certo di non essere stato l’unico a sottolineare alcune delle potenziali conseguenze negative. Crediamo di poter ottenere molto insieme, in particolare sulla sovraccapacità di acciaio e alluminio, lavorando insieme sui semiconduttori e superando la dipendenza da materie prime critiche”.

Qui Washington

Pochi giorni fa il segretario al Commercio Howard Lutnick ha annunciato di aver raggiunto il suo primo accordo commerciale, ma non ha fatto cenno al Paese coinvolto: la prima reazione è stato il rialzo del mercato azionario che in precedenza era stato caratterizzato per una estrema volatilità a causa dell’incertezza legata ai dazi e al calo della fiducia tra imprenditori e consumatori. La stessa Wall Street aveva fatto registrare forti ribassi. In generale l’aumento della produzione manifatturiera statunitense è uno degli obiettivi dichiarati di Lutnick.

Qui Roma

L’Italia è al lavoro per rilanciare investimenti comuni. Questa la posizione ribadita ancora una volta da Giorgia Meloni, intervistata dall’Adnkronos sul tema dazi. “L’Italia – ha assicurato la premier – è una delle principali nazioni esportatrici al mondo, e ci giochiamo palmo a palmo con altre importanti Nazioni il quarto gradino di Paese esportatore a livello planetario. Sono orgogliosa di questi risultati raggiunti, non a caso durante il nostro governo, che sta sostenendo il nostro export con forza anche aprendo nuovi mercati, da ben prima di Trump. Un commercio globale non solo aperto ma anche equo, nell’interesse nazionale italiano”. Per cui se da un lato, puntualizza, la determinazione dei dazi spetta alla Commissione Ue ma di certo con gli Usa, così come con gli altri partner internazionali, lavoriamo per rilanciare investimenti e progetti comuni, nei quali le aziende italiane possano avere un grande spazio”.

Palazzo Chigi punta ad avvicinare le due sponde dell’Atlantico, “perché crediamo nell’Occidente come sistema di valori, di alleanze internazionali e di relazioni economico-commerciali”. E aggiunge: “Il fatto di essere stata criticata, nel giro di poche settimane e dalle stesse persone, per essere stata prima troppo vicina a Trump e poi troppo lontana durante i funerali di Papa Francesco, significa che quelle persone sono molto confuse ma anche che, evidentemente, il legame con gli Usa era ed è imprescindibile. Come abbiamo sempre detto noi”.


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