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Droni, IA e laser. Così la Cina si prepara alla guerra counter-Uas

Il contrasto alla minaccia dei droni è divenuto una priorità strategica per Pechino. Oltre 3.000 aziende sono oggi coinvolte in un settore favorito dalla fusione civile-militare, con un incremento significativo nei bandi pubblici. L’obiettivo è garantire il dominio del cielo e dello spettro, anticipando i futuri scenari bellici

Il crescente utilizzo dei sistemi unmanned nei conflitti moderni, a prescindere dal grado di intensità sta spingendo tutte le potenze militari, ad accelerare lo sviluppo di sistemi avanzati per il contrasto ai velivoli senza pilota. Tra questi attori c’è, ovviamente, anche Pechino. La People’s Libertaion Army ha intrapreso un ambizioso percorso di innovazione tecnologica che punta a sviluppare capacità apposite per contrastare droni avversari, anziché fare affidamento sui Sistema di difesa aere tradizionali, progettati per colpire bersagli di grandi dimensioni e ad alta quota, e quindi inefficaci contro sciami di piccoli droni ad alta manovrabilità, ognuno dei quali con un costo decisamente inferiore a quello del sistema difensivo. I risultati deludenti delle esercitazioni condotte dalla Pla l’estate scorsa, dove solo il 40% dei droni ostili è stato neutralizzato, ha spinto la leadership militare cinese ad accelerare la revisioen delle proprie strategie in questo ambito, puntando ad un approccio a più livelli che prevede l’utilizzo di soluzioni cinetiche e non cinetiche, integrate in reti intelligenti di sorveglianza e risposta.

Nella loro panoramica scritta per DefenseOne, Tye Graham e Peter W.Singer forniscono anche alcuni numeri che raffigurano nettamente la crescita della rilevanza di queste capacità per Pechino: nel 2024 sono stati emessi 205 bandi pubblici per l’acquisto di tecnologie anti-drone, contro i 122 del 2023 e gli 87 del 2022; oltre 3.000 aziende operano ora nel settore della difesa anti-Uav, anche grazie alla politica di fusione civile-militare promossa da Pechino.

Il cuore della strategia cinese contro i droni si basa sull’integrazione di tecnologie avanzate in un’unica rete coordinata. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: rilevare, tracciare e neutralizzare le minacce in tempo reale, anche quando si tratta di sciami di droni veloci e difficili da intercettare.

Per farlo, la Cina combina radar sofisticati, sensori ottici e sistemi di guerra elettronica. Ad esempio, radar portatili come l’Ylc-48 “Uav Terminator” sono progettati appositamente per individuare droni, anche quelli piccoli e a bassa quota. A questi si affiancano radar “silenziosi” come quelli passive (ad esempio il Dwl002) che rilevano i bersagli senza emettere segnali, quindi più difficili da individuare e disturbare.

Tutti questi strumenti lavorano all’interno di reti basate sull’intelligenza artificiale, che analizzano i dati in tempo reale e permettono di reagire in modo rapido e coordinato. Sistemi integrati come il “Tianqiong” combinano radar, disturbi elettronici e persino armi ad energia diretta, il tutto gestito da piattaforme automatizzate. Un altro esempio è il sistema “Yuanmo”, che raccoglie informazioni da diverse fonti e le mette insieme per dare un quadro completo della situazione, facilitando risposte tempestive ed efficaci.

Accanto alle contromisure elettroniche, la Cina punta anche su nuove armi ad alta tecnologia per distruggere fisicamente i droni. Un esempio è il sistema Hurricane-3000, prodotto dalla Norinco, che utilizza potenti impulsi elettromagnetici per “friggere” l’elettronica dei droni a distanza, colpendone anche più di uno alla volta. Esistono anche versioni più compatte, pensate per essere montate su veicoli militari.

Non mancano poi i laser. Il “Silent Hunter”, ad esempio, è un laser ad alta precisione in grado di colpire bersagli a diversi chilometri di distanza. Già utilizzato in Cina per la sicurezza interna, è stato esportato anche all’estero, come in Arabia Saudita. Altri modelli, sviluppati da grandi aziende cinesi, puntano sulla facilità di trasporto e sull’automazione, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.

La Cina sta costruendo un ecosistema difensivo altamente integrato per affrontare la crescente minaccia rappresentata dai droni. Con tre elementi emergono chiaramente: la capacità di apprendere rapidamente dalle guerre recenti, la volontà di assicurare la protezione del proprio spazio aereo, e soprattutto l’ambizione di dominare lo spettro elettromagnetico nei conflitti del futuro.


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