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Il valore strategico della farmaceutica italiana: numeri, ostacoli, potenzialità

“Il valore della farmaceutica è economico, di salute e di orgoglio nazionale”. Esordisce così il sottosegretario alla Salute Gemmato all’appuntamento “Il valore strategico dell’industria farmaceutica”. Fra i presenti anche la sottosegretaria al Mimit Bergamotto secondo la quale l'”industria pharma è un comparto cruciale per la sicurezza nazionale”

In un momento storico in cui la salute si conferma asse strategico per la competitività economica e la sicurezza nazionale, Formiche ed Healthcare Policy hanno riunito questa mattina, presso Villa Spalletti Trivelli a Roma, rappresentanti delle istituzioni, dell’industria e del mondo della ricerca per una riflessione a più voci sul futuro della farmaceutica in Italia e in Europa. Al centro del confronto, moderato dalla direttrice di Healthcare Policy e condirettrice di Formiche Alessandra Micelli, il valore dell’innovazione, il nodo della governance regolatoria, la sfida del reshoring e la necessità di una strategia industriale comune che sappia rispondere alle trasformazioni geopolitiche in corso. Un dialogo che ha messo in luce la consapevolezza crescente del ruolo sistemico del settore farmaceutico e l’urgenza di politiche capaci di valorizzarlo.

ATTRATTIVITÀ, COMPETITIVITÀ E SICUREZZA NAZIONALE

Cruciale non dimenticare mai lo straordinario valore della farmaceutica italiana, “economico, di salute e di orgoglio nazionale ascrivibile al made in Italy”, come ha ricordato Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato al ministero della Salute. E che ha sottolineato l’impegno dell’attuale esecutivo sul comparto impegnato per “difendere questo valore”, ricordando inoltre gli impegni presi in merito alla realizzazione di nuovo testo unico sulla farmaceutica. “Importanti pezzi della produzione regionale coincidono con la farmaceutica, per cui è importante rendere attrattivo il nostro Paese anche da un punto di vista normativo. Metteremo mano a un testo unico sulla legislazione farmaceutica per rispondere alle esigenze del cittadino italiano e garantendo chiarezza a chi vuole continuare a investire nella nostra nazione, andando a risolvere tutta la complessità burocratica”. Della stessa visione, la sottosegretaria al ministero delle Imprese e del made in Italy, Fausta Bergamotto. L’industria farmaceutica è “fondamentale per la sicurezza italiana”, ha affermato, ricordando le sfide da affrontare “legate alle tecnologie emergenti e a una crescita sostenibile”. Riferendosi alle scelte fatte a livello europeo nell’arco degli ultimi anni – il riferimento è al green deal e l’attuale riforma della legislazione farmaceutica – ha aggiunto: “Ci siamo ritrovati chiusi di fronte a scelte ideologiche e dobbiamo fare delle scelte pragmatiche”. “Ma vinceremo la sfida”, ha chiosato.

ATTENZIONE AL QUADRO EUROPEO

Sull’Europa si è concentrato in particolar modo Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, che ha detto a chiare lettere: “Il quadro delle regole che hanno definito lo spazio regolatorio – e quindi economico – in cui opera oggi l’industria farmaceutica in Europa è vecchio. Il mondo è andato avanti e noi non abbiamo saputo intercettare la chiave dell’innovazione”. “E su questo dobbiamo mandare un messaggio molto chiaro all’Europa, come giustamente sta facendo il governo italiano”, ha aggiunto.

PARLANO I NUMERI

Il valore economico del comparto è emerso chiaramente. “56 miliardi di produzione, 54 di export”, come ha ricordato Gemmato. Dati supportati anche dalla ricerca di OpenEconomics, presentata da Gianluca Calvosa, presidente e fondatore della società: “1,5 miliardi di investimenti nel 2022 si sono convertiti in 1,7 miliardi di euro di Pil, 4,2 miliardi di produzione e in mezzo miliardo di gettito fiscale”. Inoltre, “il comparto è estremamente importante – ha ricordato Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della camera – in quanto attrattivo di investimenti italiani e stranieri. Si tratta di investimenti d qualità che stimolano ricerca e sviluppo e occupazione”.

OLTRE IL VALORE ECONOMICO

Ma il peso strategico del comparto non si esaurisce nei numeri. Richiamando un intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Marcello Cattani ha ricordato che “la sicurezza è un concetto più ampio rispetto al tema degli armamenti”, ribadendo così il ruolo sistemico del settore farmaceutico. A suggerire soluzioni Ylenja Lucaselli, membro della commissione Bilancio della Camera dei deputati: “Nello scenario globale dobbiamo rafforzare la produzione interna e lo possiamo fare attraverso una stretta collaborazione pubblico-privato”. “L’idea che la farmaceutica e la salute siano una questione di sicurezza è ormai condivisa. Così come per la difesa è stata avanzata l’ipotesi di un fondo europeo da 800 miliardi, lo stesso dovrebbe avvenire anche per la salute”, ha aggiunto invece Gianluca Ansalone, head of public affairs & sustainability di Novartis Italia. Uno scenario globale sempre più instabile impone, secondo Renato Loiero, consigliere economico della presidenza del Consiglio dei ministri, un nuovo ordine “pericoloso, sfidante, complesso e difficile, in cui noi cerchiamo di interpretare la nostra parte”. E ha aggiunto, su Bruxelles: “Noi siamo completamente d’accordo sull’agenda della competitività, il tema sono i tempi”, sottolineando l’urgenza di passare all’azione. A delineare la perdita di terreno dell’Europa, Paolo Saccò, senior director global public affairs del gruppo Chiesi: “L’Europa investe la metà rispetto agli Stati Uniti. È in grado di sviluppare e produrre solo un quinto dei farmaci a livello mondiale, mentre vent’anni fa era al 50%. I trial clinici globali in Europa sono diminuiti della metà in dieci anni. Questo ha un impatto molto forte non solo da un punto di vista economico ma anche sociale. I ritardi di accesso alle cure tra Usa ed Europa stanno diventando importanti”. “Davanti a due contendenti – il riferimento è a Pechino e Washington – l’Europa cosa fa? L’arbitro”, ha poi aggiunto Ansalone, che ha concluso: “E l’arbitro come sappiamo non vince mai”.

UN NUOVO SGUARDO SULL’ITALIA

In questo quadro, il tema del payback resta uno dei nodi irrisolti – e anche invocati da oltreoceano come giustificazione dei cosiddetti “dazi reciproci” di Trump. “È un unicum normativo”, ha osservato Lucaselli, ricordano la necessità per il Paese di diventare “attrattivo per la produzione farmaceutica, che è un incubatore di tecnologia, innovazione e ricerca” e di andare con la passo la medicina che “fa passi estremamente veloci; perciò, dobbiamo fare in modo che il sistema sanitario segua questo percorso di innovazione continua. Facciamo poco ricorso all’innovatività, ma è un investimento sul lungo periodo”. “L’Italia oggi ha delle grandissime opportunità. E in questa stagione storica e politica c’è grande attenzione sul nostro settore” ha affermato Federico Villa, associate vice president corporate affaits & patient access di Eli Lily. “Tuttavia – ha chiarito – abbiamo le potenzialità per fare meglio e diventare un punto di riferimento globale per ricerca, sviluppo e politiche farmaceutiche che premino l’innovazione”. Anche Fulvia Filippini, country public affairs head di Sanofi, ha voluto sottolineare l’impegno del comparto verso un cammino condiviso: “Il nostro obiettivo è che, in tutta questa innovazione, l’Italia giochi un ruolo fondamentale”.


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