Anche lo scorso anno il Cane a sei zampe ha ridotto sensibilmente le sue emissioni in tutti i rami di attività, a cominciare dall’upstream. E anche sul capitale umano sono stati fatti passi da gigante
Eni fa un altro passo avanti verso la sostenibilità e la transizione, assi ormai portanti di tutte le attività del Cane a sei zampe. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi, reduce dall’approvazione del bilancio 2024, chiuso con un utile di 6,4 miliardi, ha pubblicato oggi Eni for 2024 – A Just Transition, il report volontario di sostenibilità che illustra i principali risultati conseguiti nel corso dell’anno nel percorso verso la transizione. La chiave l’ha data lo stesso Descalzi, nel messaggio introduttivo al mercato.
“Viviamo tempi di cambiamenti rapidi e complessi, profonde evoluzioni geopolitiche, sfide ambientali e rivoluzioni tecnologiche stanno ridisegnando le rotte della crescita globale e della sicurezza energetica. Ne risulta un contesto di frammentazione, incertezza e volatilità senza precedenti, per affrontare il quale la capacità di adattamento non appare più una leva sufficiente: dobbiamo mettere in campo tutte le nostre competenze per guidare la risposta al cambiamento, anticipando i nuovi trend attraverso soluzioni innovative, valutando con attenzione i rischi e cogliendo con coraggio le opportunità”, ha sottolineato il manager, che guida Eni da oltre dieci anni. “Ed è proprio in questa capacità di anticipare e trasformare che risiede uno dei tratti distintivi di Eni. Nel 2024 abbiamo proseguito il nostro cammino di trasformazione e ottenuto risultati concreti nella esecuzione della nostra strategia che mira a conciliare sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Entrando nel merito, quest’anno la rendicontazione di sostenibilità ha registrato una importante discontinuità: l’entrata in vigore della direttiva europea sul reporting, che regola la rendicontazione obbligatoria di sostenibilità, introducendo nuovi standard europei di reportistica. Quanto ai principali risultati raggiunti dall’azienda nel 2024, il report include la riduzione delle emissioni nette Scope 1 e 2 del 55% per l’Upstream e del 37% per Eni rispetto al 2018. Un focus particolare è stato poi posto sulla riduzione delle emissioni di metano confermando il target di portarle prossime allo zero nel 2030. All’interno di Eni for è rinnovato inoltre l’impegno a raggiungere, entro il 2035, la positività idrica in almeno il 30% dei siti operati con prelievi maggiori di 0,5 Mm3/anno di acqua dolce in aree a stress idrico.
Il report illustra inoltre i progressi compiuti da Eni nell’esecuzione del modello satellitare, un approccio innovativo che mira a creare business integrati capaci di generare valore per la transizione energetica. Si segnalano, in tal senso, i traguardi di Plenitude, che ha superato i 4 GW di capacità installata da fonti rinnovabili e punta a raggiungere fino a 15 GW entro il 2030, integrando la produzione da fonti rinnovabili con la vendita di energia e di soluzioni energetiche a famiglie e imprese e con un’ampia rete di punti di ricarica per veicoli elettrici (10 i milioni di clienti e 21 mila i punti di ricarica per veicoli elettrici). Ancora più nello specifico, Enilive, società dedicata ai prodotti e ai servizi per la mobilità, ha raggiunto invece nel 2024 una capacità di bioraffinazione di 1,65 milioni di tonnellate e prevede di superare 5 milioni di tonnellate/anno entro il 2030, incrementando anche l’opzionalità della produzione di Saf (Sustainable Aviation Fuel, carburante sostenibile per l’aviazione).
E c’è anche il capitale umano. Nel 2024, l’azienda fondata da Enrico Mattei ha rafforzato le azioni di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e ha lavorato per fare in modo che la trasformazione generi benefici concreti per le comunità nei Paesi ospitanti, anche in collaborazione con organizzazioni internazionali come l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e con l’International Finance Corporation (Ifc) per promuovere condizioni di lavoro più inclusive e sicure lungo la filiera dell’agri-feedstock (un’agricoltura industriale non in competizione con la filiera alimentare, orientata alla produzione di materie prime per le bioraffinerie).